Ernesto Menicuccci, Corriere della Sera - Roma 19/9/2013, 19 settembre 2013
LO STRANO DERBY DEL TIFOSO MARINO
C’era una volta Rutelli, lazialissimo e orgoglioso di esserlo. Poi venne Veltroni, juventino doc ma anche – da sindaco – capace di indossare i colori giallorossi al Circo Massimo, nella festa scudetto di Totti e compagni con Venditti che cantava, prima di passare «al campo neutro» del basket. Infine toccò ad Alemanno, che di calcio sapeva poco o nulla, ma con un figlio ultrà laziale. Ignazio Marino, da 20 anni a questa parte, è il primo sindaco romanista.
Un romanista «tiepido» che, per dichiararsi pubblicamente, ha scelto la settimana più delicata: quella del derby. Appuntamento che i tifosi giallorossi vivono con un misto di attesa, speranza e timore. La Roma ci arriva da prima in classifica, ma il ricordo del 26 maggio — la finale vinta dalla Lazio, Lulic 71, la Coppa Italia arzatainfaccia — è difficile da mandare via. Poi arriva Marino, ed entra a gamba tesa su un argomento che, da sempre, è materiale «infiammabile». Perché si può parlare di tutto, a Roma, ma sul calcio non si scherza. Il chirurgo dem fa il suo endorsement: «Tifo Roma, perché il mio miglior amico Guido è romanista: quando dobbiamo vederci, se c’è la partita della Roma non si può fare». Gli ultrà giallorossi fanno gli scongiuri, perché la scaramanzia è tutto, mentre chi ha i capelli bianchi ricorda il giro di campo di Nicola Signorello prima di Roma-Lecce, 20 aprile ’86. Ma anche in tempi recenti il calcio non ha portato bene ai politici. La Polverini, romanista, in campagna elettorale per le regionali, andò in Nord per Lazio-Bari: i biancocelesti persero e lei fece arrabbiare tutti, laziali e giallorossi.
Anche Marino cerca di essere bipartisan. Parla sia dai romanisti a Retesport che dai laziali a Radio 6, al Processo del lunedì indossa una sciarpetta coi colori delle due squadre. Marino, però, incappa in una buccia di banana: le sciarpe sono «tarocche». «Me le ha date il conduttore (Varriale della Rai, ndr). Io avrei preso quelle originali», la giustificazione. Su internet, l’ironia si spreca: «Ma che squadra è la RoZio?», è uno dei tweet. Marino pensa anche all’ordine pubblico: «Sono positivamente preoccupato, prevarrà il senso di responsabilità: niente violenza e razzismo». Replica a Flavio Tosi, che attaccò i romanisti dopo l’assalto al pullman del Verona: «Nessuno può insultare i romani». E gli stadi? «Lotito non è mai venuto da me. Per quello della Roma aspetto un progetto dettagliato dagli americani: gli abitanti non devono avere conseguenze negative». Una strada per Chinaglia? «Non lo escludo». L’allarme del prefetto sul ritorno? «Le forze dell’ordine devono fare il loro lavoro perché tutto vada per il meglio». Ma il 26 maggio se lo ricorda? «Ho seguito la partita a casa, ero molto stressato». Per il derby? «No, per il risultato del primo turno elettorale». Il suo amico Guido, invece, avrà pianto.