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 2013  settembre 18 Mercoledì calendario

L’ITALIA HA IL RECORD DI AUTO. E PURE QUELLO DI ZTL


C’è un bellissimo film che Luigi Comencini girò nel 1978, si intitola “L’ingorgo”, da vedere e rivedere (anche perché i film italiani premiati con orgoglio patrio all’ultimo festival di Venezia ne sono più o meno un plagio, quando si dice il rinnovamento). Un film che non poteva che essere girato in Italia, lì si era sull’Appia Nuova, vicino al grande raccordo anulare che avvolge Roma. Macchine e macchine incastrate le une contro le altre, Jaguar contro 500, capitalisti e proletari tutti imbullonati nel sistema, rappresentato dall’allora ancora fiorente industria automobilistica.
Passano i decenni, e lo scenario italiano è ancora quello dell’ingorgo, ma con l’aggiunta di nuove nevrosi, nuove voglie che non ci possiamo permettere. Mettiamo a confronto due dati. Ieri è stato diffuso uno studio della AlixPartners, società di consulenza aziendale, dal quale emerge che, in Europa, l’Italia è la nazione con più città dotate di ZTL, le famigerate zone a traffico limitato. Il divario è enorme: 103 città contro le 43 della Germania, seconda classificata e, si noti bene, casa di industrie automobilistiche fortissime sul mercato. Seguono i Paesi Bassi con sole 14 città con ZTL (eppure lì venerano la bicicletta) e poi Gran Bretagna con 13, Francia con 6.
Il dato è davvero singolare se l’accostiamo a un’altra statistica elaborata per gli stati generali dell’economia verde (che si terranno a Rimini il 6 e il 7 novembre), quella della media di auto per persona: l’Italia ne ha 606 ogni 1000 abitanti, la media europea è notevolmente inferiore: 473 su 1000. Tiriamo le conclusioni: siamo ingorgati di auto ma le vogliamo fuori dai piedi allestendo più ZTL che in ogni altro paese europeo. Uno psicologo da talk-show direbbe: schizofrenia conclamata, e per una volta lo psicologo da talk-show potrebbe avere ragione. Tutti in macchina, perché la macchina per noi italiani, per sempre eredi di una fame atavica, è il simbolo dell’avvenuta conquista delle libertà borghesi. E anche perché, molto più semplicemente, i nostri trasporti pubblici fanno pena. Però una libertà borghese, quando diventa troppo diffusa, si trasforma in una deprimente routine: così riscopriamo il piacere del viale storico pedonalizzato, della sgambata in bicicletta fino a Pinerolo, la macchina in garage e il cuore verde (di bile, perché provaci tu a andare in bicicletta in una grande città).
Naturalmente i due dati non sono solo in contraddizione, c’è una logica: se ci sono tante macchine, ci saranno tante ZTL per arginarne l’invasione. Solo che mentre altrove si tenterebbe una politica complessiva della mobilità, qui le cose vanno per conto proprio. La macchina, per piacere o per necessità, resta il mezzo di trasporto più efficiente, nonostante i costi esorbitanti di assicurazioni, bollo, le multe e tutto il resto. Senza una macchina, l’italiano si sente in mutande. D’altro canto, bisogna tutelare i centri storici, dove però le ZTL sono impotenti davanti ai giganteschi pullman carichi di turisti, evidentemente zoppi, che vogliono essere scaricati a mezzo centimetro dal monumento. Siamo automobilisti, ma vorremmo essere viandanti col bastone da passeggio. Condannati all’insoddisfazione.