Franco Bechis, Libero 18/9/2013, 18 settembre 2013
BERLUSCONI NON VEDRÀ UN CENT PER ALMENO UN TRIENNIO
La botta è stata sicuramente grande. Silvio Berlusconi sarà stato pure pessimista, convinto come è della persecuzione della magistratura. Ma i suoi familiari e manager erano seriamente convinti di potere ribaltare in Cassazione il famoso lodo Mondadori. Altro che avere lo sconticino da 23 milioni di euro ottenuto ieri e dovere così dire addio a 541,2 milioni di euro per altro già pagati a Carlo De Benedetti e la sua Cir. Per capire quanto l’aspettativa fosse diversa, basta leggere il bilancio consolidato Fininvest 2012, approvato solo qualche mese fa. «Fininvest», era scritto nella nota integrativa, «ritiene che non sussista un danno risarcibile di cui debba rispondere, e pertanto- supportata dal parere dei propri legali- nonché da pareri giuridico/contabili di autorevoli professionisti indipendenti, valuta più che probabile un buon esito del ricorso in Cassazione». Vero che i 564,2248.108 euro a De Benedetti erano già stati pagati nel luglio 2011, dopo la sentenza della Corte di Appello di Milano. Ma, spiega il bilancio, «il pagamento di quanto liquidato assume sostanzialmente i caratteri di un trasferimento di liquidità non definitivo e assimilabile, nella sostanza, a una forma di garanzia e deposito cauzionale». Per questo l’importo era stato iscritto fra «le altre attività finanziarie non correnti dello stato patrimoniale », e «nessun fondo è stato iscritto nel passivo dello stato patrimoniale stesso». In pratica, quei soldi era come non fossero mai usciti da Fininvest dal punto di vista contabile. Un po’come quando si versa a garanzia una cauzione per l’affitto di casa: chi la riceve la custodisce garantito da eventuali danni, ma nel frattempo deve corrispondere a chi la versa gli interessi legali. E proprio così aveva fatto fino a ieri De Benedetti, accantonando circa 31 milioni di euro di interessi su quella somma (dato fornito dalla semestrale al 30 giugno scorso della Cir). Per non fare arrabbiare revisori e collegio sindacale gli amministratori della Fininvest avevano compiuto un’altra operazione sul bilancio, mettendo un «vincolo di indisponibilità» su parte del patrimonio netto Fininvest, per 409,1 milioni di euro. Pari- è scritto- alla somma «pagata a Cir al netto della relativa componente fiscale».
Attenti a quella cifra, perché salta ad occhio nudo come sia assai inferiore alla condanna ricevuta ieri. Dopo lo sconticino finale si ridurrà anche un pochino: 408 milioni di euro. Ma per risparmiare almeno quei 133,44 milioni di euro grazie alle poste fiscali (il fisco perderebbe quei soldi, risparmiati da Fininvest, ma li recupererebbe facendoli pagare da De Benedetti), Berlusconi e i suoi manager hanno bisogno di fare passare quella sentenza a conto economico, cosa che finora non è avvenuta. Detto in parole povere: per conquistare quel risparmio fiscale, bisogna fare diventare perdita tutti i 541,2 milioni del risarcimento. E qualche ferita in più questo costa: perché già nell’ultimo bilancio consolidato Fininvest ha perso 483,4 milioni di euro, non potendo così distribuire dividendi agli azionisti, che poi sono Berlusconi e i suoi figli. Già l’anno precedente - pur chiudendo in utile - aveva deciso di non distribuire dividendi, mettendo saggiamente fieno in cascina per anni di magra che sarebbero venuti (e sono venuti). Così è accaduto che sia il Cavaliere che i suoi figli sono rimasti a bocca asciutta nel gennaio 2013, e sanno che non arriverà loro un cent nemmeno nel 2014. Non è una notizia da alzata di spalle: Silvio nel gennaio 2012 aveva incassato 13,4 milioni di euro. L’anno precedente aveva ottenuto 127,5 milioni di euro. A inizio 2010 135,8 milioni di euro e a gennaio 2009 erano stati addirittura 159,3 milioni di euro.
La botta De Benedetti rende il futuro dei Berlusconi se non proprio nero, assai grigio: a gennaio 2014 non ci sarebbero stati comunque dividendi anche senza lodo Mondadori. Ora è sicuro che non ce ne saranno nemmeno nel 2015, nel 2016 e forse pure nel 2017. Nel frattempo Fininvest dovrà decidere se recuperare quella perdita solo nel bilancio fiscale, riducendo il patrimonio, o se farla passare dal conto economico attingendo alle riserve poi per coprire tutto. In un caso o nell’altro non ci sarà bisogno di apporto di nuovo capitale per garantire l’operatività del gruppo (i Berlusconi non dovranno pure mettere mano al portafoglio), ma se anche ci fosse la ripresa e i conti tornassero a brillare, gli eventuali utili dal 2014 in poi dovranno essere riportati a nuovo per ricostituire le riserve. La famiglia dovrà stare quindi sulle spese almeno per 3-4 anni.