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 2013  settembre 18 Mercoledì calendario

L’INGEGNERE ORA HA 331 MILIONI PER FARSI UNA TV


I conti prima di tutto. Il risarcimento definitivo che Fininvest deve pagare alla Cir ammonta a 494 milioni di euro. Una montagna di quattrini che la holding di proprietà della famiglia di Carlo De Benedetti ha già incassato due anni fa Anzi. Per la verità, l’assegno staccato nel 2011 dal gruppo di Silvio Berlusconi era ben più alto: 564 milioni. Il che vuol dire che circa 70 milioni, pari allo sconto conteggiato dalla Corte di cassazione che ha rivisto gli interessi, devono fare il percorso inverso e tornare nelle casse di Segrate.
Poi ci sono le tasse. La mannaia fiscale (ires) darà una sforbiciata di circa il 33% a quei 494 milioni. Calcolatrice alla mano, vuol dire che 163 milioni andranno all’agenzia delle Entrate e 331 milioni saranno definitivamente iscritti sui bilanci Cir. E qui arriva l’interrogativo: come spenderà l’Ingegnere quel tesoretto “regalato” dal nemico di sempre?
Qualsiasi ipotesi tuttavia è prematura, commentano in ambienti vicini alla Cir. Dove sono rimasti tutti con le bocche cucite, senza commentare la sentenza dei giudici di piazza Cavour. Ha parlato solo l’Ingegnere il quale ha «preso atto con soddisfazione che dopo più di 20 anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall’impegnarsi in politica».
Vecchie battaglie. E per De Benedetti si tratta di una rivincita. C’è da dire, comunque, che l’Ingegnere ha passato la mano ai figli da mesi e toccherà a loro, in concreto, decidere come investire l’importo del risarcimento Fininvest per il Lodo Mondadori. I mercati hanno subito festeggiato e premiato sia Cir (ieri in Borsa ha chiuso con un roboante più 6,9%) sia la controllante Cofide (più 8,3%). Fra gli addetti ai lavori, come possibile opzione d’investimento viene indicata la pista televisiva, magari con un ritorno di fiamma per La7 e un affiancamento a Urbano Cairo che ha rilevato l’emittente da Telecom a marzo di quest’anno.
Il piano B è relativo a un’operazione «interna». Il gruppo De Benedetti potrebbe infatti decidere di spendere quei soldi per accorciare la catena di controllo. Un’articolata procedura che potrebbe portare, in futuro, alla fusione tra le due holding Cofide e Cir. A quest’ultima fanno capo tutte le partecipazioni dei De Benedetti. Il gruppo Compagnie industriali riunite ha in pancia il 52% di Sorgenia (energia), il 55,5% dell’Espresso (editoria), il 58% di Sogefi e il 53,6% di Kos.
Ma se il patrimonio dei De Benedetti ingrassa, quello della famiglia Berlusconi si assottiglia. Secondo prime stime, la sentenza della Cassazione taglierà di circa un sesto il patrimonio netto di Fininvest. Una mazzata per il Cavaliere e i figli che controllano la holding attraverso una serie di società, ma non un colpo mortale. Il gruppo poggia su una solidità finanziaria di tutto rispetto. Stando al bilancio 2012, il gruppo può contare su un patrimonio netto di 2,4 miliardi di euro e “solo” 282 milioni di debiti. Certo ora vanno depennati definitivamente i soldi già versati alla Cir, ma considerati «deposito cauzionale» e quindi mai finiti nel passivo. Insomma quei soldi erano ritenuti da Fininvest ancora suoi. Ora, però, la società presieduta da Marina Berlusconi dovrà contabilizzare il risarcimento come una perdita, mettendo così una seria ipoteca sui conti del 2013, dopo che già il 2012 si è chiuso con un rosso civilistico di 193 milioni. Nessun effetto, invece, sulla liquidità Finivest. Che alla fine dello scorso anno aveva sui conti 200 milioni e altri 770 milioni di linee di credito non ancora utilizzate.
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