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 2013  settembre 18 Mercoledì calendario

FININVEST DEVE RISARCIRE CIR


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La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Milano sul Lodo Mondadori. Di fatto ha concluso che venticinque anni fa la Fininvest di Silvio Berlusconi si assicurò il controllo della Mondadori, nella cosiddetta "Guerra di Segrate", mediante la corruzione del giudice romano Vittorio Metta realizzata dall’avvocato Cesare Previti. La Cassazione ha infatti accolto solo il tredicesimo motivo del ricorso Fininvest ridimensionando del 15% il danno da liquidare a Cir. In sostanza ha applicato uno sconto di circa 70 milioni e ha ridotto il risarcimento da riconoscere alla holding della famiglia De Benedetti attorno ai 494 milioni dai precedenti 564,2 milioni (soldi già incassati da Cir e congelati in un fondo nel 2011).
Naturale la soddisfazione in casa dell’Ingegnere a cui fa da contraltare l’altrettanto prevedibile indignazione della famiglia Berlusconi. «Questa sentenza non è giustizia, è un altro schiaffo alla giustizia. Rappresenta la conferma di un accanimento sempre più evidente. E la sua gravità lascia sgomenti», ha dichiarato Marina Berlusconi. Lo ha fatto dopo che Carlo De Benedetti, non più socio Cir (ora patrimonio esclusivo dei tre figli) ma protagonista della controversa vicenda, ha sottolineato: «Prendo atto con soddisfazione che dopo più di vent’anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir, attraverso la mia persona, subì a seguito della accertata corruzione di un giudice da parte della Fininvest di Berlusconi, il quale, a quel tempo, era ancora ben lontano dall’impegnarsi in politica». De Benedetti ha poi chiosato così: «A me rimane la grande amarezza di essere stato impedito, attraverso la corruzione, di sviluppare quel grande gruppo editoriale che avevo progettato e realizzato».
Di tutt’altro avviso Marina Berlusconi che ha parlato di «esproprio senza fondamento» e ha aggiunto: «La Cir non ha subito alcun danno, lo sa per primo Carlo De Benedetti che continua a straparlare di “scippo”, neppure un euro da parte nostra era ed è dovuto». Per il numero uno di Fininvest, che ha definito la sentenza uno «scandalo giuridico», l’importo del risarcimento è tra l’altro «spropositato» poiché «infinitamente superiore al valore della partecipazione nella Mondadori». La somma, ha fatto però notare De Benedetti, «è composta per meno di un terzo dal danno riconosciuto e per più dei due terzi dal semplice meccanismo di interessi e inflazione dovuto ai vent’anni trascorsi» e dagli otto gradi di giudizio.
Un botta e risposta piuttosto secco ma che lascia inalterato l’esito della controversia legale. Anche se Marina Berlusconi non getta la spugna: «Noi non ci arrendiamo. Percorreremo tutte le strade che riguardo alla sentenza l’ordinamento consente». Agli atti, però, resta il dispositivo dei giudici della Corte di Cassazione. Un dispositivo lungo oltre 180 pagine che, come scritto dal relatore Giacomo Travaglino e firmato dal presidente della Terza sezione civile Francesco Trifone, promuove la sentenza della Corte di Appello del 9 luglio 2011 che ha l’unico neo di spiegare tutto «fin troppo analiticamente». I supremi giudici escludono anche che in favore della Cir, per effetto del risarcimento, ci sia stata «overcompensation» o «ingiusto arricchimento». Ma soprattutto per la Cassazione «la valutazione complessiva» degli «elementi ed argomenti di prova, condotta ai soli fini civilistici, di ricondurre alla società Fininvest la responsabilità del fatto corruttivo imputabile anche al dott. Berlusconi», risulta «correttamente motivata». La Suprema Corte inoltre condivide la sentenza d’appello laddove afferma che «sarebbe risultato assolutamente fuori dell’ordine degli accadimenti umani che un bonifico di circa tre miliardi di lire fosse stato disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il dominus della società, dai cui conti il bonifico proveniva, ne risultasse a conoscenza e lo accettasse». Riguardo al ruolo di Fininvest, la condotta «non si è dipanata soltanto lungo il sentiero dell’inganno avente ad oggetto gli elementi strutturali della transazione, ma si è soprattutto attestata sulla soglia della corruzione del giudice Metta al fine di ottenere una sentenza ingiustamente favorevole ai propri interessi».
Laura Galvagni

BERLUSCONI: VOGLIONO COSTRINGERMI A VENDERE–
Mariolina Sesto
La decisione della Cassazione sul Lodo Mondadori arriva in un Parlamento già alle prese con il delicato voto di oggi sulla decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. E l’effetto è scontato: il Pdl, già in trincea a difesa del suo leader, si irrigidisce ulteriormente con toni più che mai severi nei confronti dei giudici. Il Pd, invece, mantiene un basso profilo e invita al rispetto delle sentenze. Ma la sentenza suscita soprattutto le ieri del leader Pdl. A mandare su tutte le furie l’ex premier è sì certo l’ingente somma da versare, quasi 500 milioni, nelle casse della Cir di De Benedetti, ma anche lo "sconto" riconosciutogli, una «beffa», una «presa in giro». Un Cavaliere irritato e furioso, insomma, e sempre più convinto che dietro l’assalto concentrico dei giudici si nasconda un disegno più ampio volto non solo ad eliminarlo personalmente dalla scena, ma anche a defraudarlo delle sue aziende. È a quelle, è la convinzione del Cavaliere, che mirano i miei avversari.
Il primo a commentare la sentenza che dice no al ricorso Fininvest sul Lodo Mondadori è l’ex ministro del Pdl Sandro Bondi. Pesanti le sue parole: «Nessuno in Italia può sentirsi più al sicuro, Sicuro della propria libertà personale, sicuro dei propri beni, sicuro dei propri diritti». Dichiarazione che viene subita censurata dai democratici. «La sentenza della Cassazione sul Lodo Mondadori non sconvolge le attese degli osservatori – interviene a tambur battente Ettore Rosato, esponente dell’Ufficio di Presidenza del gruppo del Pd alla Camera –. Bondi farebbe bene a smettere i panni dell’incendiario, ricordando che le sentenze in uno Stato di diritto vanno rispettate».
Parole che non frenano la rabbia del Pdl. Per tutto il pomeriggio si inseguono le reazioni di sdegno e di solidarietà al leader Berlusconi da parte di tutto lo stato maggiore del partito ed anche di semplici parlamentari.
Particolarmente dura Daniela Santanchè che parla di «magistratura con licenza di uccidere». Ma anche il vicepremier Angelino Alfano non è tenero: «Questa sentenza è spropositata nella sua dimensione, chiede un risarcimento enorme e conferma l’attacco politico a Silvio Berlusconi, ai suoi diritti e alla sua carriera imprenditoriale. Si vuole andare a colpire Berlusconi in misura enorme e questo è la conferma dei sospetti che lo stesso ex premier ha sempre avuto».
Giudici nel mirino anche dei due capigruppo Pdl. Renato Schifani parla di «un’operazione di accerchiamento che, dopo la sentenza Mediaset e la conseguente interdizione, mira a colpirlo anche da un punto di vista patrimoniale». Renato Brunetta, invece, mette in evidenza la «chirurgica tempestività» di una sentenza che arriva «a ventiquattrore da un delicatissimo dibattito parlamentare sulla discutibile applicabilità della legge Severino al senatore Berlusconi».
Mariolina Sesto

MAXICEDOLA E INVESTIMENTI, LA BORSA GUARDA AI PIANI CIR–
L’assegno è stato incassato nel 2011. Da allora la Cir di Carlo De Benedetti non ha toccato un centesimo di quei 564,2 milioni pagati dalla Fininvest di Silvio Berlusconi relativi al Lodo. A partire da ieri questa montagna di liquidità, seppur lievemente ridimensionata (circa una settantina di milioni dovranno essere retrocessi al gruppo Fininvest), è utilizzabile in qualsiasi momento. Si tratta, a conti fatti, di circa la metà dell’attuale capitalizzazione di Borsa della Cir. Certo ci sono le tasse, ma anche ipotizzando una tassazione al 30%, nelle casse della holding finiranno 350 milioni, euro in più o in meno. E qui si apre un grosso interrogativo: come sarà utilizzata questa liquidità dall’Ingegnere e dai suoi figli? L’unica indicazione che arriva dagli ambienti finanziari è che nel breve periodo tali risorse difficimente saranno impiegate. L’intenzione sarebbe infatti quella di aspettare, anche perché sono in via di definizione alcune partite delicate come il rifinanziamento della controllata Sorgenia.

L’impatto sulla holding
Il verdetto della Cassazione, che ha respinto il ricorso della Fininvest pur ritoccando al ribasso l’ammontare complessivo del risarcimento, ha già regalato ieri al titolo Cir un rialzo del 6,89% a 1,22 euro. Questo nonostante l’impatto definitivo del Lodo sulla holding della famiglia De Benedetti è ancora oggetto di calcolo da parte delle case d’affari. Secondo le prime simulazione l’incasso dei 350 milioni (al netto delle tasse) si tradurrà in circa 0,45 centesimi per azione. Finora infatti nel bilancio Cir il Lodo aveva un impatto pari a zero, dato che la sentenza definitiva era incerta. Le cose, ovviamente, sono ora cambiate. Se prima il Nav (somma del valore delle partecipazioni) era di 1,40 per azione – spiegano gli addetti ai lavori – considerando i 45 centesimi in più, si arriva a 1,84 euro per azione. Un valore, quest’ultimo, che esprime uno sconto sul Nav del 38% contro una media pari a circa il 20%. Tradotto: c’è un potenziale rialzo del titolo nell’ordine del 18% guardando ai fondamentali.
A livello di bilancio la posizione finanziaria di Cir, oggi di 47 milioni, salirà così a quasi 400 milioni. C’è chi osserva che comunque a livello consolidato l’indebitamento di gruppo è di 2,4 miliardi, considerando tutte le attività, da Sogefi a Sorgenia, Gruppo L’Espresso e Kos. Una posizione importante, tanto più che proprio in questi mesi la controllata Sorgenia è in trattativa con le banche per il rifinanziamento del debito. In queste ore sarebbe infatti stato dato mandato a Lazard per avviare i colloqui con gli istituti.

L’ipotesi del maxi dividendo
Proprio per questo motivo sul mercato non si esclude che parte di queste risorse possano essere utilizzate dalla famiglia De Benedetti per lo sviluppo delle attività controllate. Sorgenia, per esempio, anche se appare assai difficile, secondo indiscrezioni, che si possa andare verso una ripatrimonializzazione della società energetica. Piuttosto si guarda ai futuri piani di Sogefi, Kos e L’Espresso. C’è chi, peraltro, fa notare che una parte dell’assegno milionario possa essere girato ai piani alti. In altri termini non si esclude un maxi dividendo da parte della holding. E altri investimenti? In proposito c’è chi fa notare che è tradizione della famiglia De Benedetti puntare su start up. Appare dunque difficile che la Cir della famiglia De Benedetti possa entrare in qualche partita finanziaria in corso.
Marigia Mangano