Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  settembre 19 Giovedì calendario

I TEDESCHI NON CREDONO ALLA TV

Lo spot elettorale è semplice e breve: una coppia che fa l’amore dietro un vetro prudentemente appannato, poi lo slogan «per provare più piacere vota “Die Partei”», semplicemente il partito, senza aggettivi. Ha suscitato qualche protesta, ma non porterà troppi consensi al partitino, uno dei tanti nati negli ultimi mesi.
Gli spot sono contingentati, la Cdu o l’Spd, i Verdi, e gli altri, se li spartiscono in rapporto alle proprie forze, e qualcuno tocca a chi forza non ne ha proprio. Nessuno si può pagare qualche pubblicità extra, e se lo tentasse le emittenti non gli venderebbero degli spazi.
Tanto servirebbe a poco: i tedeschi credono sempre meno alla televisione, per i messaggi politici e per la pubblicità in genere. Mentre aumenta la credibilità della stampa. Per questo, nonostante la crisi, quotidiani e settimanali comunque resistono meglio che altrove. Il 50,5% degli spettatori non crede alle notizie dei telegiornali. Il 60 ritiene che i programmi tv stiano diventando sempre più «dümmer», cioè stupidi, il 57 giudica che le trasmissioni in genere siano inguardabili, soprattutto quelle delle reti commerciali.
Secondo i sondaggi la stampa scritta in quanto a credibilità e affidabilità batte anche internet. In un punteggio da 0 a 4 (il massimo), la credibilità delle pubblicazioni specializzate arriva al 3,38, quella dei giornali di informazione al 3,35, i giornali economici toccano il 3,28, per i settimanali si scende al 2,45, ma sono comprese le cosiddette riviste da boulevard, cioè di pettegolezzi e mondanità. In ogni settore, internet è distaccato di un buon dieci per cento.
L’esperto di media, Ottfried Jarren, del Centro di comunicazione di Amburgo, ritiene che negli ultimi tempi «i media elettronici hanno perduto in fiducia, mentre la stampa scritta ha riguadagnato in credibilità».
Naturalmente, dallo Spiegel alla Bild si cerca di porre freno all’emorragia di copie, ma questo influisce casomai sulla scelta dei temi e non sulle notizie a effetto, che finiscono poi per rivelarsi un boomerang.
I talk show televisivi sono seguiti, non sono rissosi come i nostri, e i partecipanti in genere riescono a spiegare le loro idee, ma in un’ora l’informazione rimane per forza di cose superficiale. Al contrario, nei quotidiani e nei settimanali c’è più spazio per il «come», e per i dati.
È ovvio che tutti i politici si battano contro la disoccupazione, promettano di abbassare le tasse se possibile, e aumentare i redditi, ma devono spiegare anche come pensano di realizzare il loro programma. Non è un caso che tempo fa, il 67% dei tedeschi si dichiarasse contrario a abbassare le tasse. Se le casse statali sono vuote, pensavano, il governo sarà costretto a ridurre i servizi e a rimetterci saranno le classi meno agiate.
Una credibilità che vale anche per i normali spot pubblicitari. In tv sono spettacolari, diciamo, impressionistici. Perché scegliere un’auto ripresa mentre si tuffa in piscina? La pubblicità sui quotidiani può essere comparativa, e il lettore può valutare i dati concreti, prezzi, costi di manutenzione, prestazione. E questo vale anche nel confronto tra Angela e lo sfidante Steinbrück. Peer ha preferito copiare gli italiani e apparire sul magazin della Süddeutsche Zeitung mentre mostra il dito medio. Una mossa che gli ha attirato enorme attenzione, tutti ne continuano a parlare. Ma ha perso in credibilità. Perché ha dato l’impressione di preferire un gesto spettacolare alla concretezza.