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 2013  settembre 19 Giovedì calendario

OMOFOBIA? ITALIA NELLA TOP TEN DEL RISPETTO

L’Italia un paese intollerante? Dove i gay sono visti con dif­fidenza e discriminati? Fal­so. Al netto dell’acida propaganda i­deologica, che ci vorrebbe «omofo­bi», l’Italia appare come un paese se­reno e accogliente. Tre italiani su quattro, oggi, non sono ostili nei con­fronti della persone omosessuali e meno di uno su cinque li ritiene un problema. Siamo dunque in larga misura un paese tollerante, almeno quanto Francia e Gran Bretagna. An­zi, i transalpini dichiaratamente ostili sono in numero maggiore.
A dimostrarlo è un’indagine con­dotta a livello mondiale, in ben 39 paesi di tutti i continenti, dal Pew Re­search Center. Una ricerca che ri­serva alcune conferme e parecchie sorprese, dando un’energica spalla­ta a non pochi luoghi comuni.
L’Italia, per cominciare. Abituati a stazionare nelle retrovie delle claffi­siche mondiali d’ogni genere, sta­volta occupiano una lusinghiera ot­tava posizione (in rimonta). Ad ac­cettare serenamente le persone o­mosessuali è il 74% della popolazio­ne; meno sereno è ancora il 18; il ri­manente 8 non ritiene di dover e­sprimere alcun parere. Tanti, pochi? Osserviamo i paesi che possiamo considerare analoghi al nostro. La Francia, continuamente elevata a modello di tolleranza e laicità, ha il 77% di favorevoli ma il 22 di contra­ri; l’evoluta Gran Bretagna 76 e 18 (come noi). Tollerantissime sono in­vece la Germania, 87 e 11, e addirit­tura al primo posto mondiale tro­viamo un paese latino, la Spagna, con 88 e 11.
E gli Stati Uniti? Il grande paese do­ve uno stato dopo l’altro stanno in­troducendo il matrimonio gay? Do­ve lo stesso Obama spinge in quella direzione? A quanto pare, gli Usa non sono soltanto San Francisco, Hol­lywood, le grandi metropoli e le éli­te intellettuali vicine al presidente. Il dato, all’apparenza sorprendente, è di appena un 60% di cittadini che guardano senza astio all’omoses­sualità, con un ragguardevole 33 di­chiaratamente ostile. Ben diverso quanto accade nel vicinissimo ma diversissimo Canada, al terzo posto mondiale con il suo 80 e 14, posizio­ne (dietro a Spagna e Germania) condivisa con la Repubblica Ceca.
Al quinto posto troviamo l’Australia; l’Argentina è il nostro gemello, con il 74% di cittadini sereni e appena qualche inquieto in più, 21. Ma l’A­merica Latina appare tutt’altro che omogenea, con il 60-36 del Brasile e il precipizio del Salvador, 34-62.
Dove non sembrano emergere sor­prese né contraddizioni è in Africa (la società sudafricana è un caso a parte) e nei paesi islamici, con l’a­bisso di Nigeria (1-98: vita durissima per gli omosessuali) e Pakistan (2-87: idem). Neppure Egitto, Tunisia e Indonesia superano il 5% di cittadi­ni che dichiarano di «accettare» l’o­mosessualità.
Ma i dati più interessanti, forse, e­mergono dal confronto con un’ana­loga indagine del 2007. I non ostili agli omosessuali in Italia sono au­mentati del 9%: tantissimo, il quar­to maggior incremento a livello mondiale. A dire il vero gli Usa, pur bassini, sei anni fa erano appena al 49%. La maggioranza delle società dei 39 paesi esaminati cresce in tol­leranza, com’è prevedibile. La vera sorpresa è trovare all’ultimo posto, con un drastico calo dei favori del 6%, la nostra cugina Francia. Proprio mentre il governo Hollande spinge per far passare il matrimonio gay, tra le resistenze di un’ampia porzione di società, l’accoglienza dell’omo­sessualità cala dall’83 al 77%. Una coincidenza?
Un altro luogo comune a saltare è che le forti radici religiosi inducano sempre inimicizia nei confronti dei gay. La Spagna, dove la pratica reli­giosa è ancora molto diffusa e le ra­dici religiose sono comunque salde, è al primo posto della tolleranza. Il ’religioso’ Israele è di difficile lettu­ra, perché spaccato in due: tolleran­ti i laici, ostili gli ultra-ortodossi. La Cina non è sicuramente da conside­rare ’religiosa’, eppure gli amiche­voli si fermano al 21%. Messico e Bra­sile sono attestati al 60%. E le in­dubbiamente cattoliche Filippine sono ai livelli europei, con il 73% di ’amicizia’. Forse la religione è me­no determinante di quanto spesso voglia farci credere chi ama dipin­gere la fede come intollerante e li­berticida.
Che alcuni paesi stiano cambiando più rapidamente e profondamente di altri è suggerito dai confro