Alfio Sciacca, Corriere della Sera 18/09/2013, 18 settembre 2013
QUADRI E 150 CASSETTE DI SICUREZZA. IL TESORO CHE ORA SI PUO’ RECUPERARE — A
vedere la fiancata di dritta appena riemersa dal mare la Costa Concordia sembra solo un ammasso di lamiere colonizzato dalla vegetazione marina. Eppure, ora che «i corridoi sono ridiventati tali e non più dei pozzi», come spiega il capo della Protezione civile, sulla nave si potrà nuovamente salire a bordo e scoprire che contiene anche un tesoro nascosto. Certo, la prima cosa che si dovrà tentare di trovare nella pancia della Costa Concordia sono i corpi delle due vittime che mancano ancora all’appello. Soltanto dopo, e solo con il via libera della magistratura, si potrà anche andare alla scoperta del tesoro nascosto di questa città galleggiante sulla quale viaggiavano oltre 4 mila persone. A cominciare dalle 150 cassette di sicurezza che erano installate in altrettante cabine.
È una delle tante clausole inserite nel contratto di recupero del relitto firmato da Costa Crociere e dal consorzio di imprese che ha operato al Giglio. «Questo recupero — spiega l’ingegnere Sergio Girotto, di Micoperi — inizierà non appena la Procura ci autorizzerà a entrare nella nave». A quel punto le cassette di sicurezza verranno «smontate una ad una, catalogate, fotografate con a fianco il numero della cabina in modo che il contenuto possa essere restituito ai legittimi proprietari».
Ma se per le casseforti e per i preziosi contenuti all’interno l’operazione potrebbe essere relativamente semplice, più complesso sarà il recupero e l’eventuale restituzione di quegli altri oggetti, preziosi o meno, che sarà ancora possibile recuperare all’interno delle cabine e negli spazi comuni. Ammesso che non siano stati portati via dalle mareggiate o dagli sciacalli. «Molti effetti personali sono andati dispersi in mare o irrimediabilmente danneggiati nei mesi successivi al naufragio — spiega l’ingegnere Franco Porcellacchia, responsabile del progetto per Costa Crociere — teniamo conto che la nave ha subito anche un’inclinazione di 65 gradi per 20 mesi». Quanto agli sciacalli è difficile quantificare quel che sono riusciti a portare via bucando la rete di vigilanza attorno al relitto.
Poco o tanto che sia, assicurano dalla Costa Crociere, questa parte del tesoro della Concordia che spesso ha un valore soprattutto affettivo, se recuperata sarà messa a disposizione dei passeggeri.
«Non dimentichiamo mai che la nave è ancora sotto sequestro — spiega Porcellacchia — e dunque dobbiamo sempre agire d’intesa con la Procura. Comunque se sarà necessario l’eventuale materiale recuperato sarà portato nei magazzini allestiti a Talamone, dove vennero raccolti i primi effetti recuperati dopo la tragedia, o in altri più grandi se necessario. Dobbiamo agire sempre d’intesa con la Procura e valutare cosa di quello che verrà recuperato finirà in discarica o meno».
Ci sono poi i tesori nel vero senso della parola. Una collezione d’arte e oggetti di valore che «abbelliscono da sempre — come dicono con ritrovato orgoglio dalla compagnia — tutte le navi della Costa Crociere».
Un patrimonio stimato in 3 milioni di euro ma che Porcellacchia valuta molto meno: «Si tratta di oggetti inventariati ai quali diamo un valore inferiore, anche se di pregio». A bordo della Concordia c’erano poco meno di 6.500 opere d’arte fra originali (510) e multipli (5.700) che hanno comunque un loro valore in quanto non sono copie. Pochissime le speranze di recuperare alcuni vasi in ceramica di inizio ottocento di Miklos Zsolnay o le cristallerie collocate nei bar a bordo. Nel centro benessere della nave, c’erano dodici xilografie del giapponese Katsushika Hokusai, poi il ciclo di Aldo Spoldi «Viaggio nelle città europee», le tele «Oltremare» di Omar Galliani, «Incontro e dissoluzione» di Jord Garcia Pons, «La Città della Concordia» di Fernando de Filippi.
Ma a ben vedere è un tesoro anche parte del materiale destinato alla demolizione. Dal ferro al rame, dal piombo allo stagno. Sul mercato il relitto di una nave vale 350 dollari a tonnellata, considerando il cosiddetto «peso scarico asciutto» che è cosa diversa dalla stazza e che nel caso della Concordia è di circa 50 mila tonnellate. Nelle navi destinate alla demolizione si può anche decidere di vendere separatamente i materiali che hanno un mercato nell’industria del riciclo, ma nel caso della Costa tutto lascia pensare a una vendita in blocco. «Non abbiamo ancora deciso — spiega Porcellacchia — dobbiamo farlo d’intesa con le assicurazioni. È bene chiarire che tutti i proventi e i costi relativi alla demolizione del relitto sono di competenza dell’assicuratore».
Chi sicuramente non ha bisogno di andare a caccia del tesoro della Concordia è l’eroe di questa operazione di riallineamento, l’ingegnere sudafricano Nick Sloane. Piuttosto l’impresa nelle acque del Giglio, sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo, si è rivelata per lui un tesoro fatto di futuri incarichi per il recupero di altri giganti del mare. E ci scherza su anche il capo della protezione civile Franco Gabrielli: «Dopo questa operazione quel che aumenterà è sicuramente il suo conto in banca».
Alfio Sciacca