Marco Gasperetti, Corriere della Sera 18/09/2013, 18 settembre 2013
CHE COSA MANCA PER FARLA STARE A GALLA E POTERLA TRAINARE? — E
adesso? C’è un nuovo interrogativo nella titanica impresa della Concordia. La nave è tornata in assetto verticale, galleggia virtualmente su un fondale di tonnellate di acciaio, ma il Progetto che una volta per tutte metterà la parola fine alla ex «prima donna delle crociere» è soltanto a metà dell’opera. Esattamente alla fase tre delle sei previste.
Le nuove operazioni sono già scattate ieri, all’alba, esattamente un’ora dopo che si era festeggiato il successo del riassetto verticale. Due squadre di tecnici della Titan Micoperi, e quattro ingegneri navali, hanno iniziato a verificare le condizioni strutturali delle due fiancate, con un’attenzione particolare a quella di destra. I venti mesi trascorsi nell’acqua e lo schiacciamento contro gli scogli di Punta Gabbianara hanno deformato lo scafo anche se, dicono i tecnici, meno del previsto e l’effetto curvatura visibilissimo è dovuto soprattutto allo schiacciamento dei balconi. La verifica potrebbe concludersi già oggi. A questo punto inizierà la ricerca dei corpi dei due dispersi, rimasti presumibilmente incastrati nella parte bassa dello scafo, quella ancora sommersa.
La preparazione
per l’inverno
I mesi che seguiranno saranno dedicati alla preparazione invernale. Un’operazione tecnica complessa per impedire che il relitto venga sopraffatto dalle onde e dalle correnti. Come spiega l’ingegner Sergio Girotto, project manager di Micoperi, saranno realizzati materassi di malta cementizia che verranno piazzati tra il relitto e il fondale. Un letto, che assieme al fondale artificiale, preverrà ogni spostamento della nave. Ma non solo. I cavi di tiraggio, che avevano anche funzioni di ancoraggio, saranno sostituiti da 28 puntoni, cioè tubi di 25 metri ciascuno e con un diametro di mezzo metro, collegati al fondale artificiale. In più, nella parte della prua ancora sommersa, sarà fissato un altro tubo d’acciaio che sarà ancorato al fondale.
A marzo
il galleggiamento
Il mantenimento in sicurezza dovrebbe durare almeno cinque mesi. Poi inizierà un’altra delle operazioni spettacolari del Progetto Concordia: quella del ritorno dello scafo a galleggiare a più di due anni dal naufragio. In un primo momento saranno posizionati altri quattro cassoni sulla fiancata sinistra che si sommeranno agli undici già fissati e che sono stati protagonisti della rotazione. Poi ne saranno montati altri quindici sulla fiancata destra. A questo punto la Concordia tornerà in qualche modo a navigare.
«Tutti e trenta i cassoni saranno svuotati dall’acqua e la linea di galleggiamento dai trentuno metri di pescaggio attuali, ovvero l’immersione dello scafo in acqua — spiega Girotto — passerà ai quindici metri che garantiranno la navigazione».
L’inizio
del rimorchio
Il relitto della nave, però, non sarà svuotato di acqua e delle derrate alimentari che ancora custodisce. Secondo gli esperti, infatti, la chiglia — affondata di 31 metri — è a rischio di cedimenti strutturali e le procedure per svuotarla dai liquidi potrebbero provocare gravi cedimenti strutturali. Dunque la Concordia verrà rimorchiata con il suo carico di 250 mila tonnellate di acqua marina e cento tonnellate di rifiuti alimentari.
Pericoli d’inquinamento? Nessuno, sostengono i tecnici, perché eventuali perdite sarebbero diluite in mare senza problemi. Infine il relitto sarà trasportato nel porto di destinazione, ancora da decidere. Trainato da almeno quattro rimorchiatori a una velocità massima di due miglia orarie.
Marco Gasperetti