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 2013  settembre 17 Martedì calendario

ESCE LA VEDOVA-OMICIDA DI GUCCI VUOLE RICOMINCIARE DALLA MODA

Patrizia Reggiani, la vedova- omicida di Maurizio Gucci, è libera. E vuole ricominciare dalla moda. Ha chiesto di poter lavorare presso una nota griffe milanese.
Intanto ha lasciato il carcere di San Vittore. Condannata a 26 anni per l’omicidio del marito, ucciso nel ’95, la Reggiani (fu lei a ordinare e organizzare il delitto) dopo 18 anni di carcere è fuori in attesa che il giudice di sorveglianza valuti la concessione dell’affidamento ai servizi sociali. Come è possibile? «In base all’articolo 47, se non ci sono particolari elementi di pericolosità sociale o rischi di fuga - e lei lo ha dimostrato tanto che ha usufruito di molti permessi premio - il giudice di sorveglianza può disporre la sospensione della pena», spiega il suo avvocato Danilo Buongiorno. Potrebbero volerci uno, due mesi perché il tribunale si pronunci. «Ma visto il suo comportamento impeccabile dietro le sbarre, non è giusto lasciarla in galera», sottolinea il legale.
Torna libera, l’ex cameriera dagli occhi viola diventata signora Gucci, che si è voluta mischiare con quel giro di fattucchiere e autisti disoccupati che ingaggiò, a suon di milioni di vecchie lire, per far fuori un marito straricco, definito impietosamente come un vanesio impenitente sempre a caccia di donne che alla fine di questa moglie si era pure stancato, tanto che aveva divorziato.
Lady Gucci si è guadagnata la possibilità di chiedere la semilibertà, di lavorare all’esterno e tornare in prigione solo la sera. Una strada presa da Renato Vallanzasca, Pietro Maso e da Wanna Marchi, impiegata nel bar del cognato come cassiera. Una semilibertà che alla Reggiani però non era piaciuta nel 2011 (le veniva concessa avendo già scontato metà della pena). Aveva detto al giudice: «Non ho mai lavorato nella mia vita, quindi grazie, ma non voglio la semilibertà. Preferisco stare in carcere a curare le mie piante». Forse Lady Gucci in quel caso si era risentita perché le erano stati proposti due lavori non proprio da principessa: uno presso un ristorante, l’altro come impiegata in una palestra del centro. La Reggiani, che una volta per le vie del centro ci andava (e nei permessi premio ci va tutt’ora assieme alle figlie) solo per lo shopping o per l’aperitivo, non poteva sopportare di tornare in quelle strade come una commessa o un’impiegata qualunque. Per lei, cresciuta nel lusso e nel benessere, lavorare è peggio dello stare in prigione.
Una filosofia di vita che probabilmente non ha mai perso di vista, Lady Gucci, né prima di essere arrestata quando riuscì a conquistare il cuore dell’ex re della moda, e nemmeno dietro le sbarre. Dicono infatti che gli atteggiamenti, i comportamenti, siano sempre quelli di una signora della «Milano bene», anche dopo un delicato intervento al cervello per contrastare un tumore. Poche parole, molto educate, tanti libri e soprattutto la cura quasi maniacale delle sue piante. Le piante la sua grande passione, ogni mese spendeva venti milioni di vecchie lire solo in orchidee quando viveva nel lussuoso palazzo di Corso Venezia, a Milano, adesso intestato alle due figlie. Cinque piani di lusso esagerato più un seminterrato con una moderna palestra dove lei passava parte del suo tempo, unica fatica sopportata in una vita da signora Gucci tutta di agi.
Adesso, a 64 anni, potrebbe aver cambiato il suo concetto di vita. Ha inviato una proposta di collaborazione (non per fare la commessa...) con la Argea, una società che opera nella moda con il marchio Bozart, fondata nel 1956, produce e vende bigiotteria e accessori di alta gamma per uomo e donna. Alcune settimane fa la società ha dato «piena disponibilità » ad assumere la Reggiani in uno showroom di Milano. «Credo che potrebbe fare la nostra consulente di stile, magari darci anche dei suggerimenti sui rifornimenti o gli allestimenti», ha riferito Alessandra Brunero, che con il marito Maurizio Manca è la titolare di Bozart. Brunero ha detto di essere rimasta molto sorpresa quando ha saputo della richiesta di Patrizia Reggiani di lavorare presso di loro. «Ma siamo davvero felici di poterla aiutare» ha aggiunto.