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 2013  settembre 18 Mercoledì calendario

GERMANIA, COLPI SOTTO LA CINTURA

A quattro giorni dal voto, il risultato non potrebbe essere più scontato, e la vittoria così incerta. Paradossi tedeschi. La Merkel continua a dominare nei sondaggi, in un duello all’americana, trionferebbe contro la sfidante socialdemocratico Peer Steinbruck, per 58 a 26, qualche giorno fa andava ancora meglio per la signora, ma è normale che i distacchi diminuiscano in prossimità del traguardo. E la sua Cdu/Csu distacca l’Spd per 39 a 25.
Ma si gioca in squadra, e al momento se le previsioni venissero confermate nessun raggruppamento potrebbe prevalere: una patta perfetta. I liberali, alleati della Merkel, domenica scorsa in Baviera hanno perso oltre meta dei voti, dall’8 a poco più del 3%, restando fuori dal parlamento. A livello nazionale sono dati sul filo di lana, sul 5%, il minimo necessario. E fa 44%.
Sull’altro fronte, i verdi scontano gli errori della campagna, e adesso sono colpiti dalle rivelazioni sul lontano passato, quando all’inizio degli anni 80 avevano imbarcato anche i pedofili, in nome del libero amore purché senza violenza. Un programma a livello locale fu firmato da un giovanissimo Jürgen Trittin, il leader succeduto a Joschka Fischer, che ha dovuto chiedere scusa. E molti pretendono le sue dimissioni. I Grünen scendono al minimo del 9%. Anche se Peer volesse per disperazione allearsi con la Linke, il partito dell’ estrema sinistra, data intorno al dieci, si arriva, in tre, sempre al 44%.
Sono calcoli con un margine d’errore del 2%, senza contare i mandati supplementari che possono arrivare dalla complicata legge elettorale. Bastano pochi migliaia di voti per garantire la terza vittoria a Frau Angela, mentre dovrebbe avvenire un autentico terremoto per portare alla cancelleria Steinbrück. L’unica soluzione possibile sarebbe una Grosse Koalition, sempre guidata dalla Merkel. E a questa ciambella di salvataggio si aggrappa l’Spd, secondo il mensile Cicero nella sua versione online. Meglio la coalizione pur dominata dall’avversaria, che restare altri quattro anni fuori dal governo. L’unica certezza è che entri al Bundestag anche l’Alternative für Deutschland, il nuovo partito degli antieuro. In questo caso, la Merkel non ce la potrebbe fare con nessun alleato, tranne forse con i verdi, ma è solo una possibilità teorica.
Così, i socialdemocratici hanno cominciato a cavalcare il tema Grecia, che nelle settimane scorse per prudenza tutti avevano fatto finta di dimenticare. «E l’ex cancelliere Gerhard Schröder è sceso in campo tirando in ballo gli aiuti ad Atene», scrive Wulf Schmiese, su Cicero, periodico d’élite ben introdotto negli ambienti politici di Berlino. La politica della cancelliera è sbagliata o insufficiente, attacca Gerhard. Angela è costretta a replicare: «Un errore suo, è stato lui a regalare l’euro ai greci», grazie a bilanci falsificati che furono accettati in mala fede per opportunismo da Bruxelles, e all’appoggio dell’allora governo rossoverde di Berlino. E fa capire che se fosse stato per lei, la Grecia sarebbe rimasta fuori dall’Europa, come la Bulgaria e la Romania. «È una menzogna», si difende Schröder. Ma non importa chi abbia ragione, se si parla di Grecia ad approfittarne è solo l’Afd.
Gli antieuro sono dati al 3%, quanto hanno ottenuto in Baviera, come i liberali e la Linke. Ma se è possibile che ce la faccia l’Fdp, perché negare ogni chance all’Afd? In ogni caso, superino lo sbarramento del cinque o no, la politica europea di Berlino non cambierà. La mossa disperata dei socialdemocratici invece dovrebbe essere rivelatrice per quanti in Italia, e in Europa, sperano ancora che con un Peer Bundeskanzler la Germania cambierebbe rotta venendo in aiuto dei paesi in difficoltà.