Dario Pappalardo, la Repubblica 17/9/2013, 17 settembre 2013
ROMA CITTA’ CRIMINALE
Il Dandi, il Freddo e il Libanese ormai sono fantasmi. Ma il seme della Banda della Magliana è germogliato tutto, nella Roma di oggi. Le pistole sono sempre cariche. Nei privé si siglano patti tra politica e mafia, con il placet di prelati che intascano, sorridendo. I quartieri sono nelle solide mani delle gang. Complici e conniventi si trovano ovunque: in Parlamento come nei commissariati. Dieci anni dopo Romanzo criminale, che tanta fortuna ha avuto, fino a diventare film e serie televisiva di culto, Giancarlo De Cataldo incrocia la scrittura con Carlo Bonini, inviato di Repubblica, già autore di Acab. All cops are bastard. Il risultato è la materia esplosiva di cui è fatto Suburra, il libro che esce oggi (Einaudi Stile libero, pagg. 488, euro 19,50) e che della messa in fiction delle vicende della Banda della Magliana è un ideale sequel. Con una differenza inquietante. Romanzo criminale raccontava il passato prossimo della Repubblica: la lotta armata, i delitti di Stato, la P2, il crac ambrosiano. La cronaca che ispirava la finzione era ormai diventata storia. Suburra, con l’artificio del romanzo, disegna l’Italia del presente. Il quadro è da noir estremo. Bonini e De Cataldo si pongono in una prospettiva dal basso, rispetto alle terrazze dei vuoti party di intellettuali e starlette della Grande bellezza, il film di Paolo Sorrentino.
Alla vigilia di una guerra tra clan criminali, all’alba di una decisiva speculazione edilizia che trasformerà Ostia in una Atlantic City di casinò e cemento a pochi chilometri dal Colosseo, si intrecciano le vicende di un cast foltissimo di personaggi. Ognuno con una storia, ognuno con uno scopo. Perché «qui non si butta niente, basta che abbia un valore di mercato. È Roma, tesoro », dice Marco Malatesta, tenente colonnello, servitore dello Stato, che tenta di districare la matassa criminale. Ci sono i banditi di Cinecittà e quelli del litorale; i burattinai che tessono le fila di tutto, come il Samurai, che il Dandi l’ha incontrato in carcere. Ci sono gli onorevoli ricattabili per le prostitute e la cocaina; ci sono le escort a caccia di dote e di riscatto, e anche quella pronte a uccidere. Ci sono pesci piccoli che tentano di mettersi in proprio e fanno una brutta fine. E ancora: faccendieri, blogger idealiste, produttori, banchieri, cravattari, dissidenti, magistrati, poliziotti onesti e non. I riferimenti alla cronaca degli ultimi tempi non mancano.
La Roma di Bonini-De Cataldo rappresenta una parte per quel tutto che è il Paese, incapace «di progredire sulle sue rovine, ma solo di affastellare le une sulle altre». Non c’è redenzione, tra le macerie e il vuoto di politica di
Suburra. È fiction, d’accordo. Ma anche un requiem della speranza e un grido di allarme. La realtà, forse, non è così lontana.