Nicola Saldutti, Corriere della Sera 17/9/2013, 17 settembre 2013
ADDIO POSTO FISSO
Una volta era considerato il posto fisso per eccellenza. Poteva essere il coronamento di una certa idea del lavoro, lo sportello bancario. Ma i tempi sono diventati troppo veloci. Da un lato l’onda lunga degli errori della finanza di carta, le esagerazioni dei derivati sempre più distanti dall’economia reale, dall’altra l’esigenza per le banche di un’attenzione ai costi che è diventata inesorabile. E poi la rete, internet. Se si entra in una filiale, di questi tempi, può accadere di trovarla quasi vuota, perché molti clienti, spinti anche dalle nuove politiche commerciali degli istituti di credito, hanno cominciato a utilizzare i servizi online. In qualche modo a svolgere lo stesso lavoro che una volta veniva realizzato allo sportello. Una rivoluzione. Che si è accompagnata ai conti sempre più fragili, per via dei crediti in sofferenza, degli errori nella valutazione dei rischi, delle imprese di credito. Una combinazione che ha portato alla disdetta unilaterale del contratto da parte dell’Abi (Associazione Bancaria Italiana) e alla proclamazione di uno sciopero dopo tredici anni di pax bancaria.
Si calcola che siano almeno 19 mila i posti a rischio. Cifre che fanno somigliare l’ex dorato mondo del credito sempre di più a quello della siderurgia. Eppure nel frattempo i bancari si sono adattati molto al cambiamento: aperture pomeridiane, apertura delle filiali il sabato, ascolto della clientela. Segno di una consapevolezza della necessità di adattamento. Eppure quel paragone, intuito a metà degli anni Novanta dall’ex presidente dell’allora Istituto bancario San Paolo di Torino, Gianni Zandano, resta lì. Il banchiere disse senza mezzi termini che le banche sarebbero diventate la nuova siderurgia, intesa come area di grande difficoltà industriale. Era il novembre del 1995. Allora venne molto criticato. Oggi quel paragone sembra, purtroppo, profetico.