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 2013  settembre 02 Lunedì calendario

Anno X – Quattrocentonovantunesima settimanaDal 26 agosto al 2 settembre 2013Vi hanno detto«Gli americani faranno pagar caro ad Assadla strage compiuta con le armi chimiche»Volevano dire: se al posto di Obama ci fosse stato Bush

Anno X – Quattrocentonovantunesima settimana
Dal 26 agosto al 2 settembre 2013

Vi hanno detto

«Gli americani faranno pagar caro ad Assad
la strage compiuta con le armi chimiche»

Volevano dire: se al posto di Obama ci fosse stato Bush...
Obama ha annunciato sfracelli e piazzato anche sei cacciatorpediniere nel Mediterraneo pronte a bombardare la Siria. Ma i canadesi hanno scosso il capo, gli inglesi, che sembravano pronti ad affiancarlo, sono stati fermati dal Parlamento che ha votato no alla richiesta di Cameron, la Merkel ha detto molto chiaramente che per i tedeschi «la via non è la guerra», persino gli italiani, sempre proni al volere Usa, hanno fatto sapere, per bocca del ministro degli Esteri Emma Bonino, che senza un mandato Onu le basi della penisola non sarebbero state messe a disposizione degli attaccanti, e anche in caso di mandato Onu non ci saremmo mossi se non col beneplacito del Parlamento. Così, sabato 31 agosto, il presidente Usa ha annunciato al mondo che l’attacco alla Siria ci sarà, sì, e sarà terribile anche se breve (e senza rovesciare Assad). Ma solo dopo l’approvazione del Congresso. E il Congresso adesso è in ferie e non riaprirà prima del 9 settembre. I siriani, che s’erano detti già «col dito sul grilletto», hanno commentato: «L’atteggiamento degli americani è oggetto del sarcasmo di tutti».

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Vi hanno detto

«L’Imu non si paga. O forse sì.
O forse si paga solo un poco...»

Volevano dire: l’Imu si paga, ma con un altro nome

Quest’anno non pagheremo l’Imu sulla prima casa, cioè non paghereno né la rata che era stata congelata a giugno né la seconda rata di dicembre. Non pagheremo nemmeno l’Imu agricola, sui capannoni eccetera, e non si pagherà l’Imu neanche sulle case costruite e rimaste invendute. Dall’anno prossimo, l’Imu sparirà del tutto e sarà sostituita da un’imposta unica, detta Service Tax, che ingloberà la vecchia tassa sui rifiuti (Tares) e la tassazione comunale sui cosiddetti "servizi invisibili", tipo l’illuminazione (Tari). Siccome questi servizi sono a carico di chi ne usufruisce, ne viene che una parte della nuova imposta sugli immobili cadrà sulle spalle di chi vive in affitto, cosa che ha provocato un’ondata di proteste (l’Unione Inquilini ha calcolato che si tratta di un migliaio di euro all’anno in media per famiglia). In sostanza l’Imu, risparmiata per quest’anno, riapparirà l’anno prossimo sotto altro nome. Questo è bastato al centro-destra, ansioso di uscire dal clima di tregenda provocato da Berlusconi nei giorni precedenti, per cantare vittoria su tutta la linea, irritando i democratici, che se la sono cavata annunciando che a questo punto (sottinteso: per colpa del Pdl) sarà inevitabile l’aumento dal 1° ottobre dell’Iva, dal 21 al 22%. Le litigate continuano, in attesa del giorno fatidico, ma il governo sembra piuttosto saldo.

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Vi hanno detto

«A Renzi fare il capo del Pd
non interessa
Lui vuole entrare a Palazzo Chigi»

Volevano dire: a meno che per entrare a Palazzo Chigi non sia indispensabile diventare segretario dei democratici

E infatti alla festa democratica di Genova, il sindaco di Firenze ha lanciato per la prima volta pubblicamente la candidatura alla guida del partito: «Disponibile? Assolutamente sì, ma decidono gli elettori». Ma potrebbe vincere le famose primarie? A giudicare dai numeri, si direbbe di sì: a seguire il suo discorso sono accorse duemila persone, mentre quando sullo stesso palco s’è affacciato Enrico Letta non erano più di mille. Renzi ha detto che vuole abolire le correnti, «basta con il partito chiuso in se stesso», «non mi interessa un partito che perde», «vanno rottamati anche certi personaggi dell’economia» (allusione allo scandalo del Monte dei Paschi e a quello che ha mandato in galera la famiglia Ligresti). Non ha risparmiato neanche Enrico Letta: «A questo Paese serve una rivoluzione radicale, non qualche manovra col cacciavite».

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Vi hanno detto

«L’epoca dei senatori a vita,
quelli che hanno salvato Prodi,
è finita per sempre»

Volevano dire: a meno che non ce ne sia di nuovo bisogno
Napolitano ha nominato quattro senatori a vita, in sostituzione dei defunti Pininfarina, Levi Montalcini, Colombo e Andreotti, e anche questo ha provocato una quantità di polemiche da parte del centro-destra. I nuovi prescelti sono Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano e Carlo Rubbia: per una ragione o per l’altra sono tutti di sicura fede antiberlusconiana, Abbado nel 2001 definì addirittura “cretini" se non “c...oni” quelli che avevano votato per il Cav. S’è subito calcolato che, a questo punto, in caso di caduta del governo Letta, a un Letta bis basterebbe raccattare in Senato una decina di voti, dato che quindici grillini, in dissenso col loro capo, sono già pronti a votare un esecutivo col Pdl fuori dalla maggioranza. "Libero", per la penna di Fosca Bincher (cioè Franco Bechis), ha addirittura calcolato che la Cattaneo, una scienziata in prima linea nello studio delle staminali e che ha solo 51 anni, a colpi di 16 mila euro netti al mese costerà allo Stato, se dovesse campare come la Montalcini, 12 milioni di euro.

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Vi hanno detto

«Francesco caccerà Bertone
e farà piazza pulita
della Curia vaticana»

Volevano dire: il vecchio Bertone sarà anche cacciato, ma quanto alla Curia...
In Vaticano c’è un nuovo segretario di stato, si chiama Pietro Parolin, è attualmente nunzio in Venezuela, è nato a Schiavon (Vicenza) da un ferramenta e da una maestra elementare. Prende il posto di Tarcisio Bertone, l’uomo che la stampa ha messo al centro di tutte le trame che hanno «deturpato il volto» della Chiesa e costretto Ratzinger alle dimissioni. Il passaggio di consegne, sollecitato in particolare dal cardinale Dolan e dagli altri vescovi della destra americana (grandi elettori di Francesco), avverrà il prossimo 15 ottobre. È una mossa piena di significato, resa dubbia dal fatto che, con l’occasione, il Papa ha confermato per intero lo staff del segretario uscente. Forse, per incidere anche su quest’area, Bergoglio aspetta il conforto degli otto cardinali del Consiglio della Corona, da lui stesso nominati per affiancarlo nell’opera di riforma della Curia.