Paolo Di Stefano, Corriere della Sera 17/09/2013, 17 settembre 2013
SUCCESSI IMPREVISTI E LIBRI DIMENTICATI
Nessuno potrà mai spiegare in modo convincente perché un romanzo ha fortuna e mille altri no. Persino gli editori ammettono che le previsioni contano poco e che ciò che resta valido, in editoria, è solo il senno di poi. Il marketing diventa efficace solo quando i giochi sono fatti: serve a cavalcare al meglio un’onda già partita, a confezionare un nuovo mommy-porn sugli allori delle Sfumature. Serve a moltiplicare il successo di autori di successo. Questo spiega perché le classifiche sono piene di nomi ovvi: Hosseini, E.L. James, Kinsella, Brown, Sparks eccetera.
Nel 1978 nessun marketing sarebbe stato in grado di aiutare Camilleri, e non c’è esperto capace di spiegare oggi come mai il padre di Montalbano dovette aspettare più di quindici anni prima di imporsi al pubblico. E come mai il primo romanzo di Umberto Eco, inizialmente previsto per un editore di nicchia come Franco Maria Ricci, abbia vissuto il trionfo che conosciamo. Per venire a casi più recenti, qualcuno riesce a dirci perché Emmanuel Carrère sia riuscito a conquistare il favore dilagante del lettore (italiano e non solo) con Limonov, dopo aver pubblicato romanzi anche migliori come L’avversario e Vite che non sono la mia? Un altro esempio è quello dello svizzero-francese Joël Dicker, che con La verità sul caso Harry Quebert è la novità più interessante in vetta alle classifiche da qualche mese. Forse neppure Elisabetta Sgarbi, che pure l’ha voluto in Bompiani, ci avrebbe scommesso.
Inutile fingersi sociologi della letteratura, non sapremo mai perché un romanzo su cento (duecento, mille) sfonda e gli altri 99 (199, 1999) non ce la fanno. Per fortuna, esiste ancora, nell’editoria, una quota di imprevedibilità: che però finisce per rivelare anche il rovescio della medaglia. Perché quel che resta purtroppo prevedibile è la sfortuna dei titoli condannati a rimanere invisibili, scaricati immediatamente dai loro stessi editori alle prime avvisaglie di un venticello contrario. Quanti libri bellissimi di ottimi scrittori sgraditi al mercato vengono lasciati al loro destino da chi li ha pubblicati. Tra questi, il Piccolo fratello ricorda volentieri due titoli apparsi negli ultimi mesi, che avrebbero meritato l’entusiasmo del pubblico: Il costo della vita di Angelo Ferracuti (Einaudi) e Lotto 25 di Riccardo D’Anna (Giulio Perrone Editore). Due romanzi-verità. Il racconto dell’incidente del 13 marzo 1987 nei cantieri Mecnavi di Ravenna, in seguito al quale tredici operai morirono asfissiati nelle stive della nave Elisabetta Montanari. E il caso irrisolto di Annarella Bracci, la dodicenne che nel 1950 fu gettata in fondo a un pozzo di Primavalle dopo un tentativo di stupro. Due storie italiane rimosse dalla memoria collettiva e ricostruite con la delicatezza e la crudeltà di cui sono capaci i veri scrittori. Come nella società, anche nel mercato librario la meritocrazia è un’illusione.
Paolo Di Stefano