Johannes Buckler, Corriere della Sera 17/09/2013, 17 settembre 2013
REDDITOMETRO, STATISTICHE E GIUSTIZIA SOCIALE
Caro Direttore,
le dichiarazioni tranquillizzanti dell’Agenzia delle Entrate sul nuovo redditometro sembrano non aver sortito l’effetto desiderato. Eppure sono state chiare fin dall’inizio:
«È intenzione dell’Agenzia concentrare la propria attenzione nei confronti di chi presenta scostamenti significativi tra reddito dichiarato e capacità di spesa manifestata sulla base di situazioni e fatti certi…». Al riguardo non voglio quindi aggiungere altro. Quello che posso fare è spiegare (per l’ennesima volta) perché si è arrivati a questo punto. In breve. Nel 2011 il reddito medio dichiarato dagli italiani è stato di 19.600 euro. Reddito lordo, da cui si deve togliere il carico fiscale per ottenere il vero «reddito spendibile». Ma se il reddito spendibile è quello dichiarato, com’è possibile che la spesa media di ogni famiglia italiana sia stata nello stesso periodo di 29.856 euro, con punte di 33.492 euro per famiglie con un figlio? E sia chiaro, sono dati che si ripetono ogni anno da molto tempo. Detto che la statistica «è ‘na cosa che serve pe fà un conto in generale», come recitava Trilussa, a me pare che comunque qualcosa non torni. C’è sicuramente qualcuno che continua a utilizzare servizi gentilmente offerti da altri costretti a pagare anche per loro. Giusto quindi usare tutti gli strumenti per ripristinare un po’ di giustizia sociale in questo Paese e aspettare almeno qualche risultato dal redditometro prima di criticarlo. Perché 60 milioni di allenatori di calcio, passi, ma 60 milioni di esperti in lotta all’evasione mi pare troppo.
Johannes Bückler