Stefano Bartezzaghi, La Repubblica 17/9/2013, 17 settembre 2013
LAPSUS
Oltre la rottamazione, l’asfaltatura. Da bambino Renzi deve aver giocato parecchio con le macchinine, magari sedotto dalla somiglianza fra il suo nome Matteo e quello dell’azienda specializzata Mattel. È vero che il cambio di marcia, la corsia preferenziale, il sorpasso, la frenata, la svolta, la guida, la ruota di scorta, i fari spenti sono tipiche metafore di una politica che oggi paga il contrappasso con lo scandalismo per le auto blu. Ma Renzi innova, gli viene spontaneo. Coniò la rottamazione, che evocava sgradevoli ammassi di ferraglia rugginosa e inservibile; il suo nuovo «li asfaltiamo» ha invece qualcosa di quasi allegro, da cartoon.
In metafora l’asfaltatura configura lo spianamento dell’avversario, con il precedente del giovane Umberto Bossi, che promise di passare più volte sopra Occhetto con un caterpillar «finché ne rimarrà solo una nuvola di baffi». Ma in senso proprio asfaltare è il tocco finale di una Grande Opera e allora se non può essere sana, la politica sia almeno Anas.
Quando avrà fatto, ci avvisi, il sindaco. Magari con uno di quei cari cartelli autostradali che informano, preziosamente: «Abbiamo terminato la stesa di asfalto drenante». Procederemo più tranquilli.