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 2013  settembre 17 Martedì calendario

DA SCHETTINO AL MAITRE ECCO DOVE SONO FINITI “QUELLI DELL’INCHINO”

DAI NOSTRI INVIATI ISOLA DEL GIGLIO — Che scia ha lasciato quella notte del 13 gennaio 2012 sulle vite di quelli a bordo della Costa Concordia. Anzi, quelli in plancia, quelli della rotta spericolata per fare l’inchino al Giglio, ma anche quelli del supporto da terra. Che fine hanno fatto? Chi ha ripreso il mare, chi è rimasto a terra. In tutti in sensi. Il comandante Francesco Schettino, per esempio. Ieri è rimasto barricato nel suo appartamento a Meta di Sorrento, mentre le immagini della Concordia sollevata pian piano dal fondo del mare facevano il giro del mondo. Non ha risposto al citofono: al posto del nome è comparsa una targhetta bianca. «Non parla neppure con me», riferisce Carlo Sassi, ex sindaco della cittadina, da sempre schierato dalla sua parte: «Sono mesi che non lo sento». In paese invece lo vedono spesso ma chiedere notizie su di lui ai vicini può essere pericoloso. Una donna alla vista di una cronista ha lanciato una secchiata d’acqua e candeggina in strada: «È quello che vi meritate, lasciatelo in pace», ha gridato.
FRANCESCO SCHETTINO
L’uomo che disse «amm’a fa l’inchino al Giglio» è rimasto l’unico sotto processo per il naufragio di Concordia. Il 23 settembre tornerà in aula a Grosseto dove deve difendersi da accuse che vanno dall’omicidio colposo plurimo al naufragio, all’abbandono della nave. È stato licenziato dalla Costa, ma ha impugnato il provvedimento ed è cominciato un lungo braccio di ferro con la società armatrice.
CIRO AMBROSIO
A nemmeno trent’anni faceva il vice-comandante di una grande nave da crociera. Anche la sua carriera è naufragata sugli scogli del Giglio. Guadagnava 7mila euro al mese e aveva davanti un futuro di successo. Oggi, dopo un patteggiamento a un anno e 8 mesi per il concorso nel naufragio, non può più navigare perché la Capitaneria gli ha ritirato la patente. Lavora, a terra, sempre per Costa, e ogni mese riscuote 1.600 euro.
DOMNICA CEMORTAN
Era la bionda misteriosa che aveva cenato con Schettino la notte del naufragio e poi lo aveva accompagnato in plancia di comando. Ex hostess della Costa, il suo personaggio si è disvelato grazie ad una serie di interviste. La giovane moldava è tornata in Italia per seguire il processo al comandante della Concordia. Si è costituita parte civile. «Sono disoccupata, per colpa di questa storia non riesco più a trovare lavoro».
MANRICO GIAMPEDRONI
Da eroe a uomo sotto accusa nel giro di pochi mesi. La parabola dell’hotel manager, cioè del capo della struttura alberghiera della Concordia parte da una gamba rotta per soccorrere le persone in difficoltà, prosegue con il recupero da parte dei soccorritori e con le onorificenze della sua città, Ameglia (La Spezia). Poi però la procura di Grosseto lo ha indagato perché non ha seguito le procedure dopo l’incidente. Ha patteggiato due anni e sei mesi per omicidio plurimo colposo e lesioni plurime colpose. Lavora ancora per la Costa ma non può stare a bordo delle navi, gli è stato ritirato il libretto di navigazione.
MARIO PALOMBO
Il “cattivo maestro” di Schettino è un ammiraglio della Costa in pensione, originario proprio del Giglio. Quella notte è
stato per sette minuti al telefono con Schettino, che pensava di salutarlo mentre passava sotto il terrazzo di casa (ma lui in realtà si trovava a Grosseto). Sarebbe stato anche il vecchio comandante a parlare della pratica degli “inchini” a Schettino, che dopo il disastro ha anche provato ad accusarlo di averlo indotto in errore. Palombo si è sempre difeso spiegando di avergli suggerito di passare al largo del Giglio.
PIERLUIGI FOSCHI
Il suo nome è finito tra quegli degli indagati, nel maggio scorso, in un’inchiesta aperta d’ufficio dopo l’esposto di un gruppo di avvocati che assistono alcune decine di naufraghi. Era il presidente della Costa Crociere, adesso è rimasto nel gruppo ma ha lasciato ogni ruolo operativo.
ROBERTO FERRARINI
Il capo dell’unità di crisi della Costa, l’uomo che quella notte stette a lungo al telefono con Schettino per capire cosa era successo e trovare una soluzione, ha patteggiato due anni e dieci mesi. È rimasto anche lui a lavorare per Costa, ma con un incarico diverso.
ANTONELLO TIEVOLI
Era il maitre sulla nave, gigliese. Aveva mandato un messaggio alla sorella che abita proprio accanto alle Scole. E lei ha postato su Facebook: «La nave passerà vicino vicino». Non ha avuto guai con la giustizia e prosegue la sua attività sulle navi Costa. Ma sulla giacca non porta il suo cognome.
JACOB RUSLI BIN
Il capro espiatorio di Schettino, il timoniere accusato dal comandante di aver interpretato male il suo ordine. Dopo il naufragio è tornato nel suo paese in Indonesia e non si è fatto più vedere in Italia, nemmeno per il processo. Ha patteggiato un anno e sei mesi. Il suo contratto con Costa è scaduto e ha fatto sapere di non voler più tornare a lavorare in mare.
SILVIA CORONICA
Non ha più voluto riprendere il mare, l’ufficiale di plancia, originaria di Trieste e condannata a un anno e sei mesi per omicidio plurimo colposo e lesioni colpose. Costa le ha pagato lo stipendio fino alla fine del suo contratto. Poi addio.