Giulia Zonca, La Stampa 17/9/2013, 17 settembre 2013
ANCELOTTI, CON SEI CLUB È MISTER CHAMPIONS “IL RECORD MI EMOZIONA”
Il debutto con la sesta squadra in Champions dovrebbe essere una formalità, un’abitudine, invece Carlo Ancelotti è «emozionato». Stasera affronta l’Europa da un nuovo punto di vista e parte da un incrocio e da un record.
Nessun altro allenatore ha guidato tante squadre diverse in Champions, lui è partito dal Parma, è passato alla Juve, si è fermato al Milan, dove ha vinto addirittura due Coppe, si è trasferito al Chelsea, ha assaggiato per una stagione la versione francese con il Psg e ora è al Real Madrid: «Mi dà una sensazione speciale aver raggiunto questo traguardo, stiamo parlando della competizione più importante che c’è e vado fiero di questo primato». Riparte dal Galatasaray, fino a qui ogni suo debutto è stato vincente e stavolta c’è pure una coincidenza che evoca un momento chiave della carriera del tecnico. A Istanbul avrà di fronte Fatih Terim, l’allenatore che ha sostituito al Milan nel 2001. Sono passati 12 anni, quattro società e quattro Paesi ma quel particolare incastro resta un punto di svolta. Ancelotti, esonerato dalla Juve, stava per tornare al Parma ma il turco ha chiuso l’esperienza in rossonero e ha cambiato gli scenari. La sfida di oggi si presta a una sbirciata nel passato e capita in un momento di ricordi visto che in tanti chiedono all’italiano che effetto fa essere l’unico capace di girare tanto senza mai mollare il vertice. Lui non ha una risposta, solo emozioni che non sa spiegare e che trasformano un semplice inizio di stagione in una serata da ricordare.
Ancelotti si abbandona alla nostalgia il giusto, però sa che la sua avventura a Madrid ha bisogno di linfa nuova e va in cerca della «Decima» perché da quelle parti le vittorie si battezzano con i numeri, come le sinfonie. Ancelotti è tanto spericolato da nominarla, «la decima», la parola magica, l’ossessione che gli altri evitano di pronunciare, che i giocatori scansano e i tifosi ignorano in omaggio alla scaramanzia: il Real non si prende questo trofeo dal 2002. Lui non è il tipo da corteggiare i fantasmi, sempre pratico e schietto denuncia l’obiettivo e ammette che per arrivarci c’è molto da sistemare. È qui che si vede tutta l’esperienza, l’abilità acquisita in anni di traslochi, sempre ai massimi livelli, in poche parole elenca i problemi e spegne le polemiche: continuerà ad alternare i portieri alla faccia dei sondaggi che gli hanno sventolato davanti per dissuaderlo, il pareggio in campionato contro il Villarreal e le critiche immediate non lo spaventano perché è il primo a sapere quel che non funziona. E sgombrato l’orizzonte dall’ovvio si ritrova faccia a faccia con il futuro.
Terim non ci sta a reggere il ruolo del valletto e si propone come piantagrane, «possiamo battere il Real e vincere il girone», alzare il volume gli è sempre piaciuto, «gli altri non conoscono bene il Galatasaray, dovrebbero temerci di più». In effetti Ancelotti parla poco dell’avversario, almeno di questo perché assegna alla Juve il ruolo di «rivale tra le più ostiche, ha esperienza e grandi qualità». Anche il bianconero è un pezzo del suo passato, uno dei tanti. Ormai quasi ogni sfida in Champions si porta dietro qualche memoria.