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 2013  settembre 14 Sabato calendario

IL DECANO DELLA CROCE ROSSA CHE DIGIUNA PER LA PACE


Anch’io sabato ho digiunato, dalle 14 all’indomani. Da casa mia, a Ginevra, ho seguito in tv la veglia di preghiera per la pace. L’omelia di Papa Francesco mi ha entusiasmato, nelle sue parole ho ritrovato idee che sostengo invano da anni», dice Cornelio Sommaruga, 80 anni, 6 figli e 16 nipoti, svizzero di madre italiana, presidente emerito (dopo averlo guidato dall’87 al ’99) del Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr).
Già membro del gruppodi lavoro sulle operazioni di Pace dell’Onu, fondatore a Caux dell’Associazione per il cambiamento(oggi diretta dal nipote e biografo del Mahatma Gandhi, Rajmohan) e presidente onorario del Centro di sminamento umanitario Sommaruga aggiunge: «Guerre, epurazioni etniche, miseria. Nelle missioni da presidente del Cicr ho conosciuto le sofferenze, le umiliazioni, la disperazione delle vittime di tanti conflitti. Ho visto i disastri causati dalle armi fornite dagli occidentali - a tutti e in tutte le direzioni - senza rendersi conto di favorire spietati dittatori. Ho incontrato 110 capi di Stato e non dimentico l’ambiguità di molti di loro. Chi ha armato Saddam? Nell’87 usò i gas contro gli iraniani (andammo noi della Croce Rossa ad assistere la popolazione); poi, nella Guerra del Golfo, ha usato le armi avute dagli occidentali contro di loro! E Gheddafi? Si sapeva che aveva molti prigionieri politici eppure gli hanno aperto le porte e, persino, baciato le mani! La stessa Siria - andai 2 volte a Damasco ma Hafez al Assad, padre di Bashar, non mi ha mai ricevuto-per molto tempo ha avuto l’appoggio di potenze occidentali, a cominciare dalla Francia. Nessuno fra tanti leader ha fatto passi autentici per la pace. Oggi, finalmente, abbiamo un Papa che ha il coraggio d’affrontare queste questioni in modo diretto usando un linguaggio comprensibile dall’opinione pubblica. Nella sua omelia Francesco non solo ha parlato di solidarietà con la popolazione ma, di fatto, si è rivolto ai pochi ma potenti che pensano di reagire con la forza all’uso delle armi chimiche».
Sommaruga sta scrivendo l’intervento per ilmeeting interreligioso «Il coraggio della speranza», organizzato quest’anno a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio con lo sguardo rivolto alla Siria (dal 29settembre per 3 giorni si ritroveranno 400 tra leader religiosi, esponenti della politica e della cultura). Ancora una volta l’indomito ottantenne noto per i suoi duri moniti («Fui criticato anche da alcuni collaboratori. Dissero che rischiavo di non apparire più neutrale») contro il possibile uso d’armi atomiche convenzionali al tempo della 2a Guerra del Golfo e contro le deportazioni di musulmani e croati all’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina rilancerà una sua suggestiva ipotesi. «In un mondo ridotto a un bazar globale con effetti nefasti soprattutto nei Paesi più poveri e dai regimi più oppressivi l’opinione pubblica è l’unica, vera superpotenza. Per questo parlo di «Globalizzazione delle responsabilità ». La società civile, in particolare le donne, sono il vero motore per costruire la pace.Utopia?Mai scoraggiarsi. Bisogna evitare altri spargimenti di sangue».Attento all’iniziativa russa, schierato con la connazionale Carla Del Ponte nel sostenere che in Siria non esistono «buoni o cattivi»; cauto sulle terribili immagini del massacro del 21 agosto («Ricordate Timisoara? Alla caduta di Ceausescu ci fecero vedere mucchi di cadaveri. Poi, si scoprì che erano stati tirati fuori dall’obitorio!») Sommaruga teme che in Siria finisca come in Libia.
«Nel 2001 consegnammo a Kofi Annan il rapporto della commissione Onu «Responsability to protect», responsabilità di proteggere non il troppo ambiguo «intervento umanitario». Nel rapporto indicavamo una serie di parametri da seguire se, in ultima analisi, si decide l’opzione militare: dal comando unificato, alla proporzionalità dell’intervento, al rispetto del diritto internazionale umanitario. Carta morta. Nel2011 in Libia hanno iniziato dicendo di dover proteggere Bengasi per arrivare presto all’eliminazione cruenta di quel regime e del suo capo. Sangue, lotte intestine: altro che prevenzione della pace!».