Mattia Feltri, La Stampa 14/9/2013, 14 settembre 2013
“SCAPPA”, “NO, DEVI RESISTERE” LA BABELE DEI CONSIGLI A SILVIO
L’ultimo consiglio a Silvio Berlusconi - forse il meno interessato e senz’altro il più praticabile - l’ha dato Ilona Staller, in arte Cicciolina: «Accetti la condanna e faccia sesso a go go». Il sesso, ha spiegato l’ex pornostar (forse non informatissima sugli hobby notturni del destinatario), è «gioia». E poi la vita «è breve». Purtroppo per Berlusconi, è stato lunghissimo quest’ultimo mese e mezzo: da che ha ricevuto la condanna definitiva per evasione fiscale (1 agosto), metà mondo esulta e l’altra metà si spende in suggerimenti senz’altro amorevoli, talvolta originali, ma raramente ingegnosi. Anche perché si trascura un dettaglio: che a seguirli dovrebbe essere un altro. Per esempio: è con sforzo laico che si riconosce la presunzione della buona fede a Daniela Santanché, la quale, col battagliero spirito di cui gira armata, ha detto di non trovare calzanti al personaggio gli arresti domiciliari: «Lo vedo in carcere perché è persona che ha amore e coraggio». Lei lo vede in carcere. Chissà come ci si vede lui. E infatti altri più prudenti si sono trattenuti proprio sull’alternativa dei domiciliari. Giuliano Urbani dice che da lì potrebbe fedelmente «sostenere il governo», e questa pare la soluzione migliore anche a Ennio Doris e Flavio Briatore, mentre Antonio Martino sostiene che, dal salotto, Silvio condurrebbe una «campagna elettorale formidabile».
Molto viva l’ipotesi dei servizi sociali, che per il professor Giovanni Sartori costituirebbero «un’onorevole ritirata». Con dei vantaggi, nell’opinione del deputato pidiellino Paolo Romani: «Gli consentirebbero l’agibilità politica». I benefici non sarebbero soltanto personali ma un po’ per tutta l’umanità, secondo Francesco Nitto Palma: «Spronerebbe i ragazzi a rinunciare alla droga». Se poi l’ex premier fosse indeciso, c’è sempre la richiesta della grazia, caldeggiata da un po’ tutte le colombe e osteggiata da un po’ tutti i falchi, qui sostenuti dal boss. Dunque siamo in una posizione prodigiosamente illustrata dal leghista Roberto Calderoli: «Se fossi in lui non chiederei mai la grazia a nessuno, soprattutto a Napolitano, non chiederei i domiciliari, non chiederei i servizi sociali». E così si torna al lodo Santanché. A meno che non si voglia prendere in considerazione una linea curiosamente lanciata dalla coppia Beppe Grillo-Giancarlo Galan (con un diverso grado di sarcasmo): «Scappa!». Sul lato grillino, ha approfondito il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti: «Antigua potrebbe essere per lui una località adatta». Sul lato di centrodestra ha provato a fare dignità alla soluzione il presidente di F.lli d’Italia, Guido Crosetto: Berlusconi conduca una battaglia politica dall’estero «alla Pertini o alla De Gasperi». Però, se la cosa non lo attirasse, la conduca dalla cella «alla Havel o alla Mandela». E così, di nuovo, siamo punto e a capo.
Altro dilemma: aspettare le decisioni della Giunta sulla decadenza o mollare prima, con gesto virile? Di questo avviso è Marco Pannella: «Silvio, ti chiedo di dimetterti per sbaragliare i tuoi nemici, i Robespierre “epifanici”». È un po’ la sollecitazione che arriva dalle colombe alla Fabrizio Cicchitto, che non per nostalgia vedrebbero benissimo il capo a Palazzo Madama mentre pronuncia un discorso storico, in stile Bettino Craxi. Giuliano Cazzola, ex pidiellino ora in Scelta civica, il discorso gliel’ha pure steso (e l’ha pubblicato su Formiche ): ho combattuto i comunisti perché non usurpassero il potere, ma mi hanno fermato le toghe rosse; e poi: «Aveva ragione mia moglie Veronica, quando scrisse che io ero un uomo malato» a causa «della mia ossessione per le donne, soprattutto se giovani e belle». Alla fine, conclude Cazzola, il condannato dovrebbe dimettersi con piglio plateale e garantire fedeltà all’esecutivo. Anche qui l’unanimità è improbabile. Sandro Bondi ieri ha scritto un commento sul Giornale titolato: «Stacchiamo la spina». Non in caso di decadenza: comunque, e subito. È quello che sostiene il segretario leghista, Bobo Maroni: «Silvio, stacca la spina o ti faranno fare la fine di Craxi». Per questo, forse, c’è chi come il ministro Mario Mauro l’ha buttata lì: «E l’amnistia?». E un altro vecchio sodale, l’avvocato Raffaele Della Valle, ha proposto di sollecitare al Quirinale la «commutazione della pena» con una giustificazione cara a Napolitano: «Salverebbe la pacificazione» (questa è di Cicchitto).
Ogni tanto, nella vertiginosa babele, fanno capolino anche quelli del Pd e dell’opposizione intera, stretti in una rara concordia. Matteo Renzi: «Se ne vada a casa» («per sempre», aggiunge prudentemente Famiglia Cristiana ). Walter Verini: «Faccia un passo indietro». Nicola Latorre: «Faccia un passo indietro». Nichi Vendola: «Faccia un passo indietro». Massimo D’Alema: «Faccia un passo indietro». Rosi Bindi: «Faccia un passo indietro». Leggermente più sfumata la posizione del segretario, Guglielmo Epifani: «Faccia un passo di lato».