Franco Bechis, Libero 13/9/2013, 13 settembre 2013
CAV IN ALLARME: I PM VOGLIONO PORTARGLI VIA LE TV
È da qualche giorno che Silvio Berlusconi si occupa molto meno di quel che si pensi della sua situazione personale, della gazzarra alla giunta per le elezioni del Senato e dei destini di Enrico Letta e del suo governo. No, in questo momento la prima preoccupazione del cavaliere e della sua famiglia sembra essere il destino a breve termine del gruppo Fininvest-Mediaset e del suo azionariato di riferimento. Secondo autorevoli indiscrezioni che sarebbero state raccolte dai legali di fiducia di Berlusconi, la procura di Milano avrebbe preparato fra i tanti provvedimenti giudiziari che si affastellano in quegli uffici anche una bozza di sequestro conservativo delle azioni detenute dalla persona fisica Silvio Berlusconi nelle holding italiane 1,2,3 e 8 che complessivamente controllano la maggioranza del capitale sociale di Fininvest e quindi anche delle società controllate e collegate, fra cui Mediaset. Non è chiaro se qualcuno ha già visto quel provvedimento o se si tratti solo di una indiscrezione raccolta in ambienti giudiziari. Ma certo è scattato l’allarme rosso in casa del cavaliere. Secondo la ricostruzione il provvedimento potrebbe essere collegato al complesso dei procedimenti di natura penale-fiscale che riguardano il gruppo Fininvest-Mediaset: quello ben noto che è giunto a conclusione con la condanna definitiva sui diritti tv per gli ammortamenti degli anni 2002 e 2003, ma anche quello ancora in dibattimento e chiamato Mediatrade che si occupa praticamente delle stesse identiche compravendite, fissato però con l’accusa di frode fiscale aggravata sugli anni 2005-2009. L’eventuale sequestro conservativo potrebbe essere motivato dalla convinzione della procura di Milano sulla possibilità che la frode possa essere reiterata non essendo stata rimossa sostanzialmente nessuna delle condizioni che l’avrebbero originata (né azionarie, né societarie, né manageriali). Da 48 ore dunque il cavaliere ha affrontato questa pericolosa eventualità con i legali, con i figli, e con Gianni Letta e Fedele Confalonieri. Cercando di immaginare se un eventuale trasferimento delle sue azioni alle holding italiana 4,5 e 14 controllate dai cinque figli sia in grado di scongiurare il pericolo. Se infatti il sequestro delle azioni di Berlusconi dovesse diventare operativo, a cascata tutto il gruppo verrebbe amministrato da professionisti scelti dai giudici, e saremmo assai vicini a quello che il cavaliere ritiene un vero e proprio esproprio.
Nell’attesa delle soluzioni tecniche e dei responsi dei giuristi (oltre che delle conferme sulla fondatezza dell’allarme), è invece sicuro che il gruppo debba affrontare in queste settimane anche un terzo fronte, quello dell’Agenzia delle Entrate che ha già bussato alla sua porta cercando di incassare proprio quelle somme che i vari procedimenti penali ritengono frutto di frode fiscale. Già il 21 dicembre dello scorso anno Attilio Befera si era presentato a Mediaset con un avviso di accertamento da 8,8 milioni di euro relativo al solo anno 2003. Altri due avvisi di accertamento già riguardavano il 2001 (per 15,6 milioni di euro) e il 2002 (per 19,9 milioni di euro), e sono stati tutti impugnati davanti alla commissione tributaria provinciale di Milano. Per i 15,6 milioni del 2001 è già stata fissata l’udienza al prossimo 9 ottobre. Sempre il 21 dicembre 2012 l’Agenzia delle Entrate aveva notificato un avviso di accertamento alla società controllata Rti per 7,8 milioni di euro relativi al contenzioso dei diritti Mediatrade per l’annualità 2003. Mediaset in questo caso ha patteggiato, attraverso l’accertamento con adesione, e ha ottenuto un notevole sconto, pagando alla fine 2,7 milioni di euro e chiudendo la vicenda. Nel contenzioso restano aperti altri 8 milioni di euro oltre interessi e sanzioni per tutte le annualità che vanno dal 2004 al 2011. Alcune di queste vicende tributarie sono collegate al processo 40382/05 RGNR attualmente in fase dibattimentale: è il cosiddetto filone Mediatrade, per cui sono a giudizio in questo momento Confalonieri, Piersilvio Berlusconi e altri manager Fininvest-Mediaset. Riguarda gli esercizi che vanno dal 2005 al 30 settembre 2009, e l’evasione complessivamente contestata ammonta a 8,2 milioni di euro. In origine era stato indagato anche il cavaliere, poi prosciolto dal Gup. La procura di Milano aveva fatto ricorso in Cassazione, perdendolo nel maggio 2012. Ma ora cerca di riportare nel processo il leader del Pdl grazie alla testimonianza di Sergio De Gregorio, che ha sostenuto di avere ricevuto un mandato da Berlusconi per fermare le rogatorie della procura di Milano ad Hong Kong.