Ivo Caizzi, CorrierEconomia 16/09/2013, 16 settembre 2013
IL DIFFICILE ADATTAMENTO DI BONINO ALLA FARNESINA
Nell’ultimo Consiglio informale dei ministri degli Esteri a Vilnius, in Lituania, la responsabile della Farnesina Emma Bonino è apparsa spiazzata sul rischio di guerra in Siria. Prima ha dovuto recuperare un avvicinamento agli Stati Uniti del premier Enrico Letta nel vertice G20. Poi, dopo una vita contro il Vaticano, ha aderito allo sciopero della fame lanciato a livello mondiale da Papa Francesco.
Ma gli imbarazzi e le contraddizioni di Bonino non sono una sorpresa a Bruxelles, dove l’hanno vista operare da commissario Ue, eurodeputato e ministro delle Politiche comunitarie. Accreditata di molti meriti nelle campagne politiche di protesta come leader dei radicali, in Europa fin dall’inizio faceva temere di non essere troppo tagliata per alti incarichi istituzionali come il dover guidare la diplomazia italiana.
Un esempio è arrivato con lo scandalo della moglie e della figlioletta di Mukthar Ablyazov, oppositore del presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev (molto influente nei business energetici e militari con l’Italia). Entrambe sono state deportate e consegnate ai kazaki dal ministero degli Interni di Angelino Alfano con l’avallo più o meno tacito della Farnesina. Le polemiche sono dilagate anche perché il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini è sempre stato un «cavallo di battaglia» proprio dei radicali.
Bonino nel suo primo incarico istituzionale, da commissario Ue, fu imposta dall’allora premier e alleato Silvio Berlusconi. Finì male. Nel 1999 l’intera Commissione del lussemburghese Jacques Santer dovette dimettersi per uno scandalo di frodi, cattiva amministrazione e nepotismo. Il rapporto dei saggi, che convinse l’Europarlamento a mandare a casa i commissari, incluse la gestione dei programmi umanitari Echo, uno dei settori sotto la responsabilità politica della radicale piemontese.
A Bruxelles Bonino entrò in contatto con lobby imprenditoriali molto influenti. Era ben vista perfino nel riservato gruppo Bilderberg, dove emergeva l’allora suo collega commissario Ue Mario Monti. L’attitudine iperliberista e filo-imprese le procurò critiche quando saltò nel fronte opposto per diventare ministro delle Politiche comunitarie nel governo di centrosinistra di Romano Prodi. Dalla sinistra dell’Europarlamento la accusarono di aver trascurato il suo impegno per il Terzo Mondo, dimenticando gli interessi dei popoli in miseria dell’Africa, per favorire l’Organizzazione mondiale del commercio, la Banca mondiale, il Fondo monetario e multinazionali varie. A Roma, dall’interno del suo esecutivo, la criticarono per l’eccessiva sintonia con discussi commissari Ue iperliberisti come l’irlandese Charlie McCreevy e l’olandese Neelie Kroes.
In politica la sua carriera sembrava esaurita quando, da candidata Pd alla Regione Lazio, fu sconfitta dalla sindacalista Renata Polverini del Pdl. Ma Bonino, accanita nel fumo e nelle ambizioni, ha saputo ricucire con tutti i partiti. Così i Cinque Stelle di Beppe Grillo l’hanno considerata tra i possibili candidati alla presidenza della Repubblica. E gli ottimi contatti con Berlusconi, Pd e Confindustria l’hanno catapultata nel governo di larghe intese.
Ivo Caizzi