Aldo Grasso, Corriere della Sera 16/09/2013, 16 settembre 2013
DELITTI COME SAGHE PER IL MASTINO NUZZI
Passare dal giornalismo d’inchiesta più scomodo alla conduzione di un talk popolare sui delitti irrisolti, dall’avere Gad Lerner come mentore a farsi precedere in onda da «Quinta Colonna» di Del Debbio è un salto non da poco, non c’è che dire. Gianluigi Nuzzi si è preso un bel rischio nel subentrare a Salvo Sottile alla guida di «Quarto Grado», il programma di Rete4 dedicato all’approfondimento dei casi di cronaca nera più discussi del momento (Rete4, venerdì, ore 21.15). Diciamo approfondimento, ma in realtà la sensazione è più quella della chiacchiera infinita, del tentativo di serializzare le drammatiche storie, di trasformare i delitti in saghe, i loro protagonisti nei personaggi di un triste melodramma.La struttura del programma è rimasta invariata: i servizi degli inviati sui luoghi del delitto, gli approfondimenti scientifici guidati da Sabrina Scampini (c’è persino l’evoluzione del plastico di Vespa, la macabra ricostruzione in studio della scena del crimine a grandezza naturale), la solita compagnia di giro di criminologi e opinionisti chiamati a spiegare i gesti più efferati, a dirsi innocentisti o colpevolisti (quasi sempre la seconda), ad avanzare supposizioni laddove gli investigatori non sono giunti a conclusioni convincenti. Accompagnato dal nuovo volto di riferimento di «Forum», Barbara Palombelli (un po’ sociologa, un po’ teorica spicciola della questione femminile, un po’ «signora mia»), Nuzzi è ancora un po’ rigido e contratto nella conduzione, a tratti «sottileggia» in gesti e dizione ma non gli viene bene perché meno empatico e pop di Salvo. Il meglio lo dà quando torna a rivestire i panni del «mastino», a torchiare i testimoni, a dialogare con i parenti delle povere vittime, sempre più a loro agio nell’usare la tv come mezzo per far valere le proprie ragioni.
Aldo Grasso