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 2013  settembre 16 Lunedì calendario

DOPO VOGUE ECCO CAVALLI: LA RETE POP-GLAMOUR DI RENZI

Sarà il primo leader lounge Matteo Renzi, che l’altra notte nella bella atmosfera della Firenze degli stilisti milionari sorseggiava sofficemente il suo drink? Di sicuro, se vince la battaglia nel Pd, Renzi sarà il primo segretario griffato del partito post-comunista e post-democristiano. E se Amintore Fanfani, toscano come lui, era uno dei «cavalli di razza», Matteo è Cavalli inteso come lo stilista che non lo veste (il Rottamatore e la moglie indossano abiti di Ermanno Scervino) ma che stamane ha l’onore di vedere il proprio libro autobiografico presentato a Milano dal più popolare dei politici italiani. Cioè, appunto, il sindaco di Firenze. Il quale un tempo era popolare nel senso di Ppi, partito dove militava, mentre ormai è diventato pop-glamour grazie alla rete di creatori di moda, di vip, di creativi chic, di inventori di ricchezza leopardati o no con cui intrattiene relazioni e frequentazioni che sono amicali ma hanno un senso anche politico. A dispetto dello snobismo della sinistra di sempre, che mai andrebbe a pranzo con Flavio Briatore (e per di più a mangiare magnifico pesce nel ristorante super-lusso di un albergo a cinque stelle) o ammetterebbe un leader che si trova a suo agio con il defilè (come l’altra sera Renzi nella Vogue Fashion’s Night a Palazzo Pitti e dintorni) o, abituata a smacchiare i giaguari (senza riuscirci però), si farebbe pitonare dalle stoffe e dalle pelli di Cavalli. E però come starebbero Cuperlo o Civati (il primo ha un raffinato look post-Rilke e il secondo è casual non trendy) con addosso un completino brillantinato dello stilista fiorentino, che fa vestiti eccessivi come lui e ammette che «i miei non sono modelli che possono andare in Parlamento»? Ma Renzi è Renzi. Ed eccolo, oggi, alla libreria Mondadori di Milano, dove presenterà l’autobiografia dell’amico Cavalli, «Just me!», liquidando in una sola mattinata interi decenni di convegni all’istituto Gramsci e di seminari su Galvano della Volpe e il marxismo italiano da Bordiga a Colletti.
IL BABBO

Nel libro dello stilista fiorentino, però, qualcosa di sinistra c’è e allora non si straccino troppo le vesti i critici di Renzi. Il padre di Cavalli fu trucidato dai nazisti nel ’44, durante la rappresaglia di Castelnovo dei sabbioni. E a Cavalli senior è dedicato il volume del figliolo. E c’era anche Cavalli l’altra notte alla notte di Vogue. Mentre Renzi faceva la spola, nella super-chic via Tornabuoni, tra i negozi più lussuosi della città e tra le griffe più altisonanti del mondo. Matteo che s’intrattiene con sarti, modelle e dj. Lui che si fa accompagnare da Franca Sozzani, direttrice di Vogue. Lui che dice in un video illustrativo dell’evento: «Firenze è questa, è la Firenze che vede aziende che lavorano. Noi facciamo le cose e Firenze profuma di futuro e non solo di passato». O di passito? No, quella sera ha bevuto Campari il giovane Matteo che va oltre, si mescola con tutti gli ambienti, stende la sua rete - «Parlare anche a chi non ha mai votato a sinistra», è il suo mantra - dal pop modello De Filippi al rosa modello «Chi» (che ha pubblicato la foto di lui vestito da Fonzie accanto all’immagine originale di Fonzie); dal pret-à-porter Scervino e Cavalli al mainstream politicamente corretto (qui siamo nel campo della ristorazione di qualità) del suo sodale Oscar Farinetti. Chiamala se vuoi, strategia acchiappavoti. E vale di più, dal punto di vista elettorale, una strana metafora bersaniana come quella del tacchino sul tetto o uno stivaletto lussuosamente borchiato come quello che, prima o poi, vedremo ai piedi del nuovo leader dem-glam?
Mario Ajello