varie, 14 settembre 2013
IL RADDRIZZAMENTO DELLA COSTA CONCORDIA PER IL FOGLIO DEI FOGLI
Oggi alle 6 del mattino sono iniziate le operazioni per raddrizzare la Costa Concordia all’isola del Giglio (è lì dal 13 gennaio 2012). L’operazione è da record, mai prima d’ora era stato tentato un recupero di tali dimensioni. La Concordia ha una stazza di 144mila tonnellate ed è lunga 289 metri. Per le operazioni di rimozione la Costa spenderà in tutto 600 milioni di dollari. Si adopereranno intorno al relitto ventotto mezzi navali, 500 persone di 26 nazionalità, tra cui 120 subacquei e 50 ingegneri. [1]
Mare permettendo, si calcola che per la rotazione della nave, il cosiddetto parbuckling, ci vorranno 10-12 ore. Una volta stabilizzata, la nave sarà ancorata in attesa della primavera, quando comincerà il suo ultimo viaggio verso un porto (forse Piombino, forse Palermo) per lo smantellamento. [1]
«Il principale punto interrogativo riguarda la capacità della struttura di resistere agli sforzi cui sarà sottoposta» (Franco Gabrielli, capo della Protezione civile e commissario delegato dal governo per tutta questa operazione). [1]
Prezzo originario della Costa Concordia: 450 milioni di euro. [2]
La Concordia è la nave da crociera che il capitano Francesco Schettino fece naufragare davanti al porto del Giglio la sera del 13 gennaio 2012. «Il capitano Schettino voleva fare l’inchino, l’accostamento a terra. Quella sera Schettino, a quanto s’è capito alle prese anche con una bella bionda, s’era messo in testa di rendere omaggio al vecchio comandante Mario Palumbo, che non era nemmeno sull’isola. Fatto sta che, invece, andò ad arenarsi sulla secca delle Scole, provocando uno squarcio di 75 metri per 2 sulla fiancata sinistra. La nave si inclinò nella posizione a tutti nota, si mosse ancora verso il basso di nove centimetri pochi giorni dopo e poi, per fortuna, rimase ferma: nelle cisterne c’erano 2.380 tonnellate di combustile. Si seppe quasi subito che Schettino, al momento fatale, s’era messo al sicuro lasciando i passeggeri in balìa dei suoi secondi. Dallo scoglio si teneva in contatto con la capitaneria di porto di Livorno, dalla quale il comandante Gregorio De Falco gli intimava: “Salga a bordo, cazzo!”, frase che spopolò in rete e venne stampata su migliaia di magliette, rivelando che gli italiani sentivano forse il bisogno di essere comandati con maggior piglio e responsabilità. La storia fece il giro del mondo, con barzellette di ogni tipo in cui gli italiani venivano trattati da maramaldi, perché Schettino, chiaramente fascinoso per le donne, sembrava a tutti che incarnasse il nostro tipo umano, fondamentalmente un cialtrone». [3]
Schettino, sotto processo, sostiene di aver salvato con la sua abilità quattromila persone, cioè i 32 morti di quella tragedia – due dei quali non ancora ritrovati – furono secondo lui uno scotto minimo da pagare alla sfortuna. [3]
A parte Schettino che è ancora sotto processo, per gli altri imputati sono state patteggiate pene fino a 2 anni e 10 mesi. [4]
Saranno tre le fasi principali del parbuckling. Si parte con l’operazione di disincaglio della nave in modo lento e con l’applicazione graduale di carichi, trattenendo dalla parte a terra con ventidue martinetti idraulici fissati a undici torri ancorate al fondo marino. Si passa poi alla fase di rotazione vera e propria: la Concordia verrà ruotata di 65 gradi grazie a un secondo sistema di martinetti a recupero fune e verrà depositata sul falso fondale costruito a circa trenta metri di profondità con 1.180 sacchi riempiti di cemento per colmare il vuoto tra i due speroni di roccia (uno a poppa e uno a prora). Durante tutte le operazioni non ci sarà personale sulla nave, tutti i lavori saranno guidati a distanza da una control room posizionata su una chiatta vicino alla prua della Concordia. È per questa operazione che si stima ci vogliano una dozzina di ore. Dopo ci sarà ancora molto da fare. Perché, una volta stabilizzata la nave, si dovranno montare i quindici cassoni (il cui peso varia da 400 a 540 tonnellate) che ne dovranno assicurare il galleggiamento. A quel punto la Concordia verrà ancorata, in attesa della primavera, quando comincerà il suo ultimo viaggio verso un porto per lo smaltimento e l’abbattimento. Ancora non si sa con certezza quale sarà. [5]
La Regione Toscana vorrebbe che i lavori di demolizione si facessero a Piombino, in modo da recuperare il danno sul territorio. La Fincantieri di Palermo è il posto dove la Concordia è stata costruita. «A naso, è più probabile che finisca in Sicilia». [3]
«Gli occhi del mondo sono puntati su di noi. L’altro giorno il quotidiano francese Le Monde ha titolato: “La Costa Concordia e Berlusconi, due sfide per l’Italia”». [6]
«“Costa Concordia pronta per il recupero”, titola sulla homepage il britannico Guardian, che mette online vari servizi e le dichiarazioni di Nick Sloane, il 52enne ingegnere sudafricano che guida l’operazione di recupero per la Titan Salvage e il suo partner italiano, Micoperi. Sloane è “fiducioso” e dice che ci sono più del 90 per cento di probabilità che la rotazione della nave, il cosiddetto parbuckling, funzioni. E se non funzionasse? “Ho un elicottero in attesa”, scherza l’ingegnere. “Ma se ci fossero problemi con la rotazione, nessuno riderà”, nota il Guardian: né Sloane, né gli isolani, né le autorità italiane, né soprattutto i parenti dei due passeggeri, Russel Rebello e Maria Grazia Trecarichi, i cui corpi si pensa siano ancora dentro il relitto. Il recupero delle salme, dice Sloane, è una delle priorità dell’esercizio di parbuckling». [7]
Sempre sul Guardian, la foto di Francesco Schettino apre un articolo su «come addestrare il tuo capitano di nave da crociera» per ridurre il rischio di un altro disastro Concordia, il gruppo Carnival, proprietario di Costa Crociere, manda i propri ufficiali in un centro d’addestramento in Olanda dove imparano con simulazioni così realistiche da far venire il mal di mare. [7]
«“Sarà trionfo o fallimento, dicono gli esperti pronti a raddrizzare la Concordia”, titola il Times. Il parbuckling, continua il Times, è stato usato soprattutto per recuperare navi da guerra, come la USS Oklahoma, affondata durante l’attacco di Pearl Harbor nel 1941. [7]
«Noi non abbiamo pronto nessun piano B qualora questo non dovesse funzionare» (il prefetto Gabrielli). [5]
Per fabbricare tutti i componenti necessari per sollevare la nave sono state usate 30mila tonnellate d’acciaio, pari a tre volte la Torre Eiffel [7]
Numero di immersioni dei subacquei dall’inizio dei lavori: quindicimila. [5]
«Davvero è tutto pronto? C’è un carteggio che da luglio ha agitato la parte organizzativa. Il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha scritto alcune lettere al capo della Protezione civile Gabrielli che in questa operazione è il commissario straordinario, deus ex machina di tutte le operazioni. Dubbi, perplessità: il 30 agosto il ministro ha scritto a Gabrielli per chiedere: c’è un piano di gestione dei liquidi presenti nello scafo? E un piano di gestione di rifiuti solidi? E un piano per fronteggiare eventuali emergenze ambientali? Gabrielli il 3 settembre ha risposto al ministro: era perplesso per una simile richiesta, non si capiva se questi piani esistessero o no. I piani, avrebbero poi fatto sapere a voce, esistono. Quello per i rifiuti solidi urbani, però è stato fatto nel maggio del 2012. Davvero da quel momento non è cambiato nulla nell’ambiente? Orlando aveva anche chiesto a Gabrielli se non fosse stato il caso di coinvolgere pure il consiglio superiore dei Lavori pubblici, visto la grande opera del raddrizzamento della Concordia. Ma Gabrielli ha risposto: “Non si ravvede l’opportunità del coinvolgimento del consiglio”. La verità è che ci si vuole sbrigare. Non ci si può permettere un altro inverno di sosta della carcassa. A quel punto il danno ambientale potrebbe verificarsi a prescindere dalla rotazione. Ma la lotta contro un ritardo fin troppo evidente giova alla sicurezza di un’operazione così complessa? Il 23 agosto lo stesso Gabrielli scriveva in una lettera, indirizzata al ministro Orlando e al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi, di essere ancora in attesa di molta documentazione da parte di Costa Concordia, a cominciare dal “piano di emergenza specifico che illustri le procedure che saranno attivate”» (Alessandra Arachi). [6]
«La Concordia è ormai una città marcia. Dentro ci sono i viveri per 3.200 fra passeggeri e personale, le fogne, i detersivi, gli acidi... Tutto il resto, dai mobili ai materassi, è stato attaccato e trasformato dall’acqua del mare. Non si conoscono le condizioni della fiancata di dritta, quella sommersa, non si sa se reggerà quando la nave verrà sottoposta all’immenso sforzo della rotazione. «“Se il relitto non fosse raddrizzato nel 2013 – si legge nel rapporto della Costa che illustra il lavoro di Titan Micoperi impegnate nel recupero – ci sarebbe un grande rischio che lo stesso possa subire danni strutturali durante la prossima stagione invernale, tali da compromettere la resistenza globale dello scafo al punto da non rendere più possibile il rigalleggiamento nel 2014”. Dentro la nave, secondo lo stesso rapporto, ci sono soprattutto “sostanze organiche – la cui degradazione microbica può comportare produzione di idrogeno solforato – metalli pesanti e idrocarburi”. Da qui la necessità di intervenire al più presto. Ma in sicurezza, dice in sostanza la lettera del ministero dell’Ambiente. Se la città marcia si rovescia in mare, cosa si farà per arginarla? La nave portata a morire contro un piccolo scoglio non lascerà comunque il Giglio fino a primavera. E anche la sua gestione invernale porrà seri problemi». [4]
«Finora la nave ha tenuto tutto nella pancia: detersivi, cibo, scarichi interni. I controlli delle acque intorno al relitto sono stati continui e scrupolosi e ogni volta hanno dato risultati molto incoraggianti. Ma cosa potrebbe accadere quando la Concordia sarà riportata in asse?». [8]
(a cura di Roberta Mercuri)
Note: [1] tutti i giornali del 13/9; [2] Corriere della Sera 13/9; [3] Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 13/9; [4] Jenner Meletti, la Repubblica 12/9; [5] Alessandra Arachi, Corriere della Sera 13/9 [6] Alessandra Arachi, Corriere della Sera 12/9; [7] Elysa Fazzino, Sole24Ore.it 13/9; [8] Nino Cirillo, Il Messaggero 15/7.