Antonio Pascale, Il Messaggero 14/9/2013, 14 settembre 2013
RIFIUTI TOSSICI DI GIULIANO, UN PROBLEMA NAZIONALE
Purtroppo la questione è semplice e disarmante: a Giugliano c’è un muro di cemento a mo’ di recinto, dietro di questo c’è un’area adibita a discarica: l’ex Resit. A questa sono poi collegate altre cinque discariche. Oltre il muro e sotto terra c’è di tutto: l’Istituto Superiore della Sanità ha certificato, con protocollo scientifico, un danno (pare) irreversibile, su oltre 20 chilometri quadrati. Chi ama le comparazioni si sta esercitando per calcolare la superficie e rendere così più chiara la situazione: si tratta di 2200 campi da calcio uno dietro l’altro. Bonifica completa? Non impossibile ma costosissima, ci sarebbe anche la possibilità teorica di costruire un sarcofago sotterraneo, realizzato a più di 30 metri di profondità - per bloccare tutti gli elementi tossici che potrebbero lentamente e inesorabilmente inquinare la falda e danneggiare per sempre una zona più vasta.
I soldi finora stanziati, intorno ai 60 milioni di euro, erogati, tra l’altro, per tutti i siti inquinati, non basterebbero. Sappiamo anche che sono iniziate le operazioni di messa in sicurezza. Come la ricopertura della discarica per evitare che la pioggia disciolga i prodotti inquinanti. Un lavoro tra l’altro costoso, sei milioni di euro, e solo per il suddetto intervento. Aggiungiamoci il sistema di spegnimento per evitare gli incendi periodici nello sversatoio dovuto ai gas. Insomma, per fare le cose bene, ci vorrebbe un piano Marshall. O più prosaicamente un piano nazionale, magari con fondi europei. Il fatto è che l’ex Resit non è di Giugliano, anche se catastalmente si trova in questo Comune. L’ex Resit non è un problema comunale. È un problema nazionale. E i costi non possono ricadere solo sulle spalle di una regione. Perché tocca ripeterlo fino allo sfinimento, in quest’area sono stati buttati senza pietà una gran quantità di rifiuti tossici di provenienza extra campana. Forse la battuta del film Gomorra che più ricordiamo, e che appare più chiara ed esemplificativa della triste situazione, è quella affidata al personaggio interpretato da Toni Servillo. Quando guardando le campagne del casertano dice che qui sono seppelliti i debiti. I debiti di tutte quelle aziende che invece di spendere il giusto per lo smaltimento dei rifiuti hanno contrattato a basso prezzo con intermediari della camorra. Hanno allontanato e dimenticato. Quelle aziende sono entrate in Europa seppellendo qui i loro debiti.
L’ex Resit non è solo di Giugliano: oltre quel muro traballante di cemento ci sono i silenzi e le complicità di tanti - certo con gradi di responsabilità diversi - ma vanno annoverati tutti quelli che sapevano - perché lo sapevano in tanti e da tempo - e non hanno parlato, tutti i componenti della filiera, che è estesa e purtroppo traccia una linea lunga, come l’autostrada del sole, da nord a sud. Chissà come potremmo utilizzare questo territorio perduto, dopo, quando il peggio sarà stato contenuto. Come lo utilizzeremmo? Cosa pianteremo, cosa costruiremo? Non sarà mica il caso di farci un mausoleo allo scempio? Qualcosa di semplice che testimoni alle generazioni che verranno i danni che produciamo quando pensiamo che con un po’ di furbizia possiamo imbrogliare gli altri. Le nostre cattive azioni sono già tristemente e concretamente visibili. Un mausoleo come monito, dunque: ecco cosa succede quando non crediamo in noi stessi, non ci sentiamo parte di una nazione, quando stupidamente, egoisticamente, pensiamo a recintare il nostro piccolo spazio, per il benessere privato, del tutto indifferenti ai danni causati negli altrui spazi. Tanto sarà guadagnato se riusciremo a far capire, da Giugliano, che questa ex discarica è un problema nazionale: come cittadini saremo migliori solo se mai più allontaneremo e dimenticheremo. E non solo i rifiuti.