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 2013  settembre 13 Venerdì calendario

ROMA —

«Sulla Giunta? Sono sereno, prevarrà il buon senso. Sono chiari a tutti, anche al Parlamento, i rischi, se tutto va a “carte 48”». Enrico Letta tira un sospiro di sollievo. Sembrava impossibile, ma i tempi per la decisione sulla decadenza di Silvio Berlusconi, in Giunta per le elezioni al Senato, sono ormai concordati. Lunedì e martedì prossimi proseguirà il dibattito sulla relazione di Andrea Augello, contrario alla decadenza immediata di Silvio Berlusconi da senatore, come previsto dalla norma Severino per chi è stato condannato a più di due anni. Mercoledì 18, a partire dalle 20, si voterà, dopo le dichiarazioni di voto che possono durare un massimo di dieci minuti per ciascuno dei 23 componenti della Giunta.
Lo stesso Augello dà per scontata una bocciatura della sua proposta. A quel punto, «nel giro di pochi minuti», come ha anticipato ieri il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel), sarà nominato un altro relatore, all’interno della nuova maggioranza che si verrà a creare. Da quel momento il senatore «incolpato», Berlusconi, avrà dieci giorni per difendersi. Potrà far sfilare in Giunta i giuristi che hanno sollevato dubbi di costituzionalità sulla legge Severino, riguardo alla retroattività. Ma soprattutto prenderà la parola. In udienza pubblica, da solo o con i suoi legali, potrà pronunciare l’attesa autodifesa.
Dopodiché, la Giunta si ritirerà in Camera di Consiglio e avrà un giorno per riconvocarsi e votare sulla proposta di far decadere il senatore Berlusconi. Anche qui l’esito sembra una scontata approvazione. La relazione sarà subito inviata al presidente del Senato, Pietro Grasso, che dovrà convocare l’assemblea di Palazzo Madama per il voto finale. Un iter che potrebbe dunque concludersi, secondo le previsioni fatte ieri in Giunta, al massimo ai primi di ottobre. Prima, dunque, della data già fissata dalla Corte d’Appello di Milano, il 19, per la decisione sull’entità dell’interdizione dai pubblici uffici di Berlusconi: la Corte di Cassazione ha già stabilito che la pena accessoria potrà essere definita tra uno e tre anni. Il Pdl puntava ad attenderla, prima di votare sulla decadenza. «Invece ormai sembra una gara tra magistrati e Pd» a far fuori Berlusconi, accusa Mariastella Gelmini. «Credo che sia difficile che questo clima non produca conseguenze», rimarca Augello. Ma, in attesa che Berlusconi decida, nel Pdl nessuno alza i toni. Persino su eventuali dimissioni di Berlusconi Lucio Malan (Pdl) si limita a dire: «Andrebbero votate anche quelle».
«L’accordo in Giunta è un passo avanti che dà una certa distensione», dice invece Pietro Grasso. Il Pd con il segretario Guglielmo Epifani rivendica di voler solo applicare la legge e spera che nel Pdl «prevarrà la responsabilità». «La decadenza non è né una sanzione penale né amministrativa e pertanto non si pone il problema della retroattività e la legge Severino è assolutamente in linea con la Costituzione e il diritto europeo», ha spiegato in Giunta l’ex pm Felice Casson.
Ma cosa accadrà in Aula? È su questa fase che si appuntano tutti i dubbi. E si trasferisce lo scontro politico. Ammesso che si mantengano gli stessi orientamenti manifestati in Giunta, sulla carta, la maggioranza è favorevole alla decadenza immediata. Dei 321 senatori, inclusi i 6 a vita, il Pd può contare su 108, il Movimento 5 Stelle su 50, Scelta Civica su altri 20 e 7 di Sel (che ieri ha precisato di non aver abbandonato il Pd nel voto contro il ddl Nitto Palma, ad essere assente era una deputata del Gruppo Misto). Ma in caso di voto segreto molti sospettano che non sarebbe rispettato quel totale di 185 senatori anti-Berlusconi. E già iniziano le accuse reciproche. Il Pdl prevede defezioni tra i grillini mentre dal M5S pensano che in soccorso di Berlusconi arrivino franchi tiratori del Pd.
Virginia Piccolillo