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 2013  settembre 13 Venerdì calendario

LONDRA PRIVATIZZA ROYAL MAIL


I dettagli li detterà il mercato, ma la decisione è presa: dopo cinque secoli di eccellente servizio pubblico la Royal Mail di sua maestà britannica lascia l’abbraccio dello Stato per farsi impresa privata. Il premier David Cameron osa quindi quanto nemmeno Margaret Thatcher aveva avuto la forza di fare, eternamente tentata, ma sempre frenata, dal mettere mano allo Poste del Regno. Non ci riuscì la signora, ma nemmeno il suo più temuto avversario interno al partito, Michael Heseltine che ci provò da ministro del governo di John Major.
La privatizzazione di Royal Mail è sempre stato un tabù che ora cade, sacrificato con una mossa dal sapore fortemente pre-elettorale. Nonostante le sensibilità diverse la coalizione di governo Tory-Liberaldemocratici è compatta e l’annuncio alla Borsa dell’Ipo prossima ventura lo ho dato proprio un esponente LibDem, Vince Cable ministro del business. «Il governo lavora per garantire un futuro sicuro alle Poste», ha detto impegnando l’esecutivo ad assicurare l’eccellenza di un servizio da sempre sventolato con orgoglio nazionale.
La storia dice che non tutte le privatizzazioni britanniche sono state un successo: le ferrovie sono state al centro di una lunga polemica, e per molti il giudizio resta sospeso. Decisamente negativo, quello dei sindacati che il 3 ottobre decideranno quali forme di protesta adottare per tutelare occupazione e salari. Da 10 ottobre si prevedono scioperi in tutto il Paese.
I dettagli della Ipo saranno diffusi nei prossimi giorni, ma è certo che l’esecutivo cederà la maggioranza assoluta del capitale. Il 41%, come minimo, andrà sul mercato, mentre è prevista l’assegnazione del 10% delle azioni ai dipendenti che godranno di altre forme di agevolazione per arrotondare i pacchetti concessi.
La quota esatta di azioni che saranno collocate in questa prima fase dipenderà dalle condizioni globali di mercato, ma David Cameron vorrebbe emulare, seppure in scala minore, la privatizzazione di British gas. Sulla scia di una campagna d’informazione battente, il passaggio ai privati del colosso energetico fu il trionfo dell’azionariato diffuso. Le azioni potranno essere prenotate on line direttamente sul sito di Royal Mail con pacchetti minimi di 750 sterline.
L’operazione dovrebbe scattare a novembre e si calcola che il gruppo possa avere un valore complessivo oscillante fra i 2 e i 3 miliardi di sterline. Tanto basta per farne la maggior privatizzazione dopo la cessione delle ferrovie nel 1993. Al via dell’Ipo Royal Mail dovrà aver concluso la trattativa per la concessione di prestiti dal sistema bancario per un totale di 1,4 miliardi in sostituzione delle linee di credito pubbliche.
Nell’ultima trimestrale il gruppo ha raggiunto un margine di utili del 5%, in crescita rispetto al 4,4% dell’esercizio precedente, numeri che sono il prodotto di una trasformazione profonda delle Poste nell’era digitale. Il crollo del traffico di lettere - eliminate di fatto dalle email - è infatti stato ammortizzato dal boom di quello di pacchi, conseguenza dell’e commerce.
La partita che David Cameron ha avviato ha un significato finanziario, ma uno politico, ancor più evidente. Se sarà un successo l’Ipo potrà, infatti, ridare popolarità all’esecutivo in vista delle elezioni del 2015, anche se la rotta di collisione con il sindacato appare inevitabile. E promette di essere dolorosa.