Giorgio Ponziano, ItaliaOggi 13/9/2013, 13 settembre 2013
PIZZAROTTI NON REGGE PIU’ GRILLO
«Ora basta»: anche un campione di pazienza e di aplomb come il sindaco grillino di Parma, Federico Pizzarotti, non ne può più del suo leader. Aveva ingoiato senza fiatare l’espulsione dei suoi amici co-fondatori dei 5stelle emiliani, Valentino Tavolazzi e Giovanni Favia, rei di avere posto il problema della democrazia interna.
Pizzarotti ha sempre ritenuto che quelle espulsioni siano state ingiustificati diktat grilleschi, così come la maggior parte di quelle che si sono succedute.
Ma nel nome della salvaguardia del movimento, di cui è l’esponente istituzionale più in vista, ha preferito tacere: il leit motiv delle sue risposte alle domande sull’argomento è stato che lui si occupa di amministrare una città e non della vita interna del movimento. Ma alla fine i nodi di un comportamento da ukase da parte di Grillo vengono al pettine e i due sono all’anticamera del divorzio. Se le colombe non riusciranno a fare da paciere ci sarà il botto.
È che questa volta Beppe Grillo l’ha combinata proprio grossa e Pizzarotti non sa che pesci pigliare di fronte a una città insorta. L’economia di Parma è in gran parte sostenuta dall’agroalimentare, coi due prodotti di punta che sono il parmigiano e il prosciutto. E lì ha colpito l’ex-comico, con una battuta che qui non ha fatto sorridere nessuno. L’avvio dell’inceneritore, contro il quale Grillo aveva tuonato durante la campagna elettorale, porterebbe inquinamento e quindi i prodotti alimentari, a cominciare appunto dai due al top, risulterebbero insalubri. Parole grosse: «rischio di neoplasie future degli abitanti di Parma per il cibo avvelenato della food valley» e ancora «chi mangerà in futuro parmigiano e prosciutti imbottiti di diossina?».
Apriti cielo. Quelle frasi sono rimbalzate anche sui giornali stranieri (sempre attenti a colpire i prodotti d’importazione) con potenziali, gravi danni per i produttori e quindi per l’intera città. Un coro di dissenso sta investendo il sindaco, che questa volta prende posizione e smentisce il suo leader: «la ricaduta dell’Inceneritore è molto piccola rispetto a tutto il territorio e le nostre zone di produzione, che sono in collina, sono tranquille da questo punto di vista».
Anche l’assessore cinquestellino alle Attività produttive, Cristiano Casa, cerca di rabbonire i parmigiani e bacchetta Grillo: «il prosciutto di Parma è un’eccellenza che crea un indotto importante ed è un decisivo biglietto da visita per la città».
Ma Grillo non molla la presa e ribatte che l’inceneritore dev’essere spento. Anche perché su questa faccenda ha il nervo scoperto: nella vicina Reggio Emilia l’allora sindaco pidiessino Graziano Delrio è riuscito a chiudere l’inceneritore mentre a Parma il «suo» Pizzarotti se l’è visto aprire sotto il naso senza riuscire a intervenire. Insomma, tra le righe del suo blog c’è la critica al primo cittadino e in più l’appoggio a un comitato locale anti-inceneritore che contesta il sindaco, col capogruppo comunale Pd, Nicola Dall’Olio che mette il dito nella piaga: «il governo locale siete voi, se i rischi di cui parla Grillo fossero attestati, il sindaco dovrebbe avere già emesso un’ordinanza per spegnere l’inceneritore, visto che è la massima autorità sanitaria».
Tra Grillo e Pizzarottii è gelo. E il sindaco, irritato, incomincia a dire a mezza voce che un conto è urlare nelle piazze e un altro è dovere affrontare tutti i giorni i concreti problemi di una città, in un certo modo legando il ragionamento a quello dei cosìddetti dissidenti in parlamento che valutano un accordo sul programma col Pd più utile di un’opposizione a oltranza che porti a nuove elezioni, in una sorta di tanto peggio tanto meglio.
Del resto Pizzarotti, in dissenso con Grillo, ha auspicato la continuità della legislatura in modo che non si determinino choc sui Comuni («io ho una posizione istituzionale da difendere e per me un ritorno oggi al voto sarebbe disastroso. Con chi lo faccio il bilancio? In questo momento se ragiono da sindaco serve stabilità») e se proprio si dovesse tornare alle urne il sindaco ritiene indispensabile una nuova legge elettorale («abolire l’attuale legge elettorale, anticostituzionale e antidemocratica, è unapriorità assoluta») mentre a Grillo va bene il Procellum, con buona pace del fatto che gli elettori non possono scegliere chi mandare in parlamento, non essendoci il voto di preferenza..
Anche sullo ius soli le posizioni divergono, Grillo non lo vuole, Pizzarotti sì: «Io sono favorevole allo ius soli, anche perché il problema dell’integrazione tra i bambini è già superato, quindi non vedo perché non superarlo anche con una norma apposita». Non si tratta di differenze di poco conto.
La rivolta dei parmigiani contro Grillo è stata così corale e violenta che la Regione ha deciso di affiancare quei consorzi e associazioni che decideranno di portare Grillo in tribunale (il consorzio del parmigiano lo ha già deliberato, il movimento nuovi consumatori ha presentato 35 esposti contro Grillo per procurato allarme) per le affermazioni sul parmigiano e sul prosciutto potenzialmente avvelenati a causa dell’iceneritore.
A Parma i 5stelle sono divisi tra i supporter del sindaco e gli ortodossi pro-Grillo. La stessa cosa che avvenne nel modenese quando il leader andò nella zona terremotata di Mirandola e disse che la colpa del terremoto era delle trivellazioni che cercano gas e petrolio nel sotttosuolo, gettando nel panico vaste aree della pianura padana.
Che la convivenza all’interno dei 5stelle sia difficile lo dimostra quanto sta succedendo a Ravenna: il capogruppo comunale Pietro Vandini (laurea in tecniche di laboratorio) ha affrontato il problema della potabilizzazione locale dell’acqua ed è stato apostrofato come «piccolo chimico» da un collega del movimento, consigliere di quartiere, che dissente. Mentre Francesca Santarella, consigliere comunale, così scrive sul web del collega che siede in consiglio accanto a lei, Lorenzo Gatti: «per una volta che dopo mesi di silenzio e inattività assoluta il consigliere fa qualcosa_.».