Sara Ricotta Voza, La Stampa 13/9/2013, 13 settembre 2013
ASPIRANTI VELINI BELLI, IN MUTANDE E PURE LAUREATI
Cologno Monzese, primo giorno di casting dei Velini per la nuova edizione di Striscia la Notizia che parte su Canale 5 il 23 settembre: uno spettro si aggira per la sala d’attesa, il Uelf. «Ma che cos’è ’sto Uelf che mi hanno chiesto, voi lo sapete?» chiede Alessio P. appena uscito dal provino agli altri aspiranti che stanno aspettando il loro turno. Sono tutti rigorosamente belli e in mutande, tutti a chiedersi che razza di domande facciano là dentro, oltre ad altezza-larghezza-hobby a cui sono abituati. La domanda era di quelle di cultura generale, il misterioso «uelf» era probabilmente il «welfare» ma anche decriptato sembra non accendere sinapsi. Del resto, come sentenzia saggio Stefano P. che ha la laurea in brand management ma non ha saputo dire cos’è un trust, «qui è più un discorso di immagine, quindi se rispondi una cavolata al massimo si chiedono “ma che razza di laureati escono oggigiorno!”».
Studi e famiglia
Quel che colpisce, in effetti, a sentire chi sono e cosa pensano questi ragazzoni del 2013 che sognano di sgambettare sulla scrivania di Striscia la Notizia, è che sono quasi tutti diplomati, o vanno all’università, e qualcuno l’ha pure finita. Mediaset ha lanciato il bando neanche una settimana fa e qui a Cologno si sono già presentati in 400, e chissà quanti ne arriveranno prima che Antonio Ricci decida a chi dare la parte decorativa di una trasmissione che stavolta vede al comando due donne brillanti come Virginia Raffaele e Michelle Hunziker.
Tanti ragionieri e periti tra di loro, ma quasi nessuno ha «praticato» visto che la bellezza li ha dirottati presto su passerelle e set fotografici. Ludovico V., invece, dopo il liceo scientifico studia economia e commercio e anche se non ha saputo rispondere sull’aggiotaggio (colpa dell’emozione, in sala d’attesa lo sapeva) sugli esami è appena un po’ in ritardo. Anche lui fa il modello, ma al papà che prima di uscire gli ha chiesto dove andasse ha risposto: «Non te lo dico perché un po’ mi vergogno, se te lo dico e poi non mi prendono faccio la figura del pirla e basta...».
Perché ci provano
La maggior parte di loro è qui per trovare il famoso posto al sole. Vengono quasi tutti dalla provincia della provincia; non Salerno, Treviso e Varese, ma Ascea, Peveragno, Besano. Pietro R. non nasconde che fino a 5 anni fa non parlava neanche l’italiano. «Solo dialetto salernitano, che ora ripulisco al Centro teatro attivo di Milano, ma non lo voglio perdere del tutto perché uno deve essere fiero del posto da cui viene». Manuel C. ha un motivo in più per provarci, ha un bimbo di 10 mesi e da quando è papà ha smesso di fare il modello e vuole trovare un lavoro «onesto», che per lui significa «normale» e che ora non trova.
Il corpo e la mente
Ma ai selezionatori bastano pochi provini per capire che a terrorizzare questi ragazzi non è l’insufficienza toracica (tutti palestrati a puntino, tutti che barano sull’altezza, chi dice due centimetri in più chi in meno...) ma la parola «libro». La famosa domanda di cultura generale è spesso banalmente «qual è l’ultimo titolo che hai letto» e subito dopo tuona il silenzio. I più perplessi prendono tempo: «Prego?», i diplomatici chiedono «Va bene anche uno di scuola?». Uno studia recitazione e gli chiedono quale metodo utilizzi: «Strasberg». Risposta esatta, peccato che poi gli chiedano anche «l’altro metodo», che per assonanza diventa «Stranislavski».
Lo stacchetto
Ma anche se le domande sono importanti perché chi l’ha detto che i Velini debbano essere svampiti (anzi è meglio che siano attrezzati visto che le due conduttrici sono smart), la loro funzione è decorazione.
Quindi il momento clou del provino è il mitico stacchetto. E qui, bisogna dirlo, se la cava solo chi ha fatto un po’ di danza. Come Nicholaj N., una sorta di Brad Pitt bielorusso molto serio che fa il vigilante sui siti dell’Expo e ha imparato da sé la break dance.
Quindi, avremo un velino biondo e uno bruno? Uno rassicurante della porta accanto e uno maggiorato? Chi può dirlo? Antonio Ricci non sa e non dice, il Gabibbo una certezza ce l’ha: «No alle larghe intese». La suggeriamo come domanda ai casting. Per vedere l’effetto che fa.