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 2013  settembre 13 Venerdì calendario

INSONNIA E PASSEGGIATE. DA QUASI UN MESE L’AUTOESILIO DEL CAVALIERE —

Dicono che il dramma sia la notte. E che a chiudere occhio durante le ore di buio Silvio Berlusconi non ci riesca proprio. Qualche volta prende Dudù, il cane di Francesca Pascale per il quale ha un’autentica venerazione, e lo porta a fare due passi nel mastodontico prato della villa San Martino. «Questo cane è la mia gioia», ripete a tutti. E lo si capisce dalla libertà granitica, totale, assoluta, che l’ex premier ha conferito all’animale domestico nel perimetro della residenza Arcore, dove Dudù sceglie a piacimento come , quando e soprattutto dove fare i suoi bisogni.
Altre volte, per sconfiggere l’insonnia e sempre in compagnia di un Dudù che ha preso l’abitudine a dormigli addosso, il Cavaliere si abbandona davanti alla televisione, anche se la «vede» ma non la «guarda». Ma questo l’ha sempre fatto, di notte. Anche ai bei tempi in cui era presidente del Consiglio. Come nel giugno del 2008, quando in piena notte aveva telefonato al «numero in sovraimpressione» e aveva ordinato i coltelli che gli si erano materializzati di fronte, nel bel mezzo di una televendita che «vedeva» ma non «guardava».
La decisione finale su come scontare la pena principale dovrà prenderla presto. E dovrà presto confermare o smentire la tesi di chi tra i suoi aveva scommesso sulla scelta dei servizi sociali. Magari per dare una mano alla casa di riposo di Mortara, provincia di Pavia, dove l’amata e compianta zia Bice aveva trascorso gran parte della sua vita dopo essersi fatta suora (e aver preso il nome di suor Silviana). Quale che sia la scelta, però, è un fatto che il Cavaliere, da oltre un mese, si è praticamente autoconsegnato a un regime di arresti domiciliari. Cominciato in quel lunedì 5 agosto, all’indomani della manifestazione convocata a Palazzo Grazioli in cui aveva urlato il suo «io non mollo», e aveva pure pianto. E, tolta una sortita capitolina, di fatto da allora l’ex premier non s’è mosso da Arcore. Fino ad oggi, sono stati 37 giorni. Per un totale di 888 ore e 53.280 lunghissimi minuti.
Giorni, ore e minuti interminabili in cui dalla residenza di Arcore non si sono praticamente mai mosse neanche la fidanzata Francesca Pascale e nemmeno Maria Rosaria Rossi, il parlamentare che dagli ultimi anni è più a stretto contatto con l’ex premier. Va e viene, anche se sono a villa San Martino praticamente in pianta stabile, il tridente di legali composto da Franco Coppi, Niccolò Ghedini e Piero Longo. A seguire, in questa speciale classifica, ci sono Gianni Letta, i manager-amici Fedele Confalonieri ed Ennio Doris, più i figli, il fratello Paolo e anche il giornalista Paolo Del Debbio, con cui il Cavaliere sta praticamente ri-studiando «i materiali» della Forza Italia che fu. Compreso il mastodontico archivio di testi e immagini che nel 2001 portò al confezionamento del libretto autobiografico Una storia italiana , poi spedito nelle case degli italiani.
I figli sono una storia a sé. Quelli di primo letto (Marina e Piersilvio) si muovono d’intesa con quelli di secondo (Barbara, Eleonora e Luigi) come mai era capitato prima. E sono tutti pronti a chiedere la grazia. Nelle confidenze umane a cui s’abbandona anche con gli interlocutori «politici», Berlusconi parla sempre più spesso di Barbara, la figlia più eretica con cui è tornato ad andare d’amore e d’accordo. «Avete visto Barbara come lotta?», è stato il commento affidato a più d’un amico rispetto alle uscite con cui la terzogenita ha difeso con le unghie e con i denti «mio padre, che non è un delinquente». E gli interlocutori devono essere stati maliziosi assai se è vero che, nelle retrovie del Pdl, qualcuno si sta già domandando: «E se fosse Barbara», che in passato aveva confessato le sue simpatie politiche per il sindaco di Firenze, «a sfidare Renzi, un domani?».
Voci, soltanto voci, per adesso. Rumori di sottofondo per un Berlusconi che s’è divorato — nell’ordine — gli atti dei vecchi congressi di Magistratura Democratica («Le toghe rosse»), il libro di Fabrizio Cicchitto sull’Uso politico della giustizia e anche l’intervento che il magistrato Carlo Nordio («Bravissimo», è stato il commento) ha letto domenica a Cernobbio. Dudù, per la felicità del nuovo padrone, è sempre tra i piedi. Settimane fa, durante una riunione con i maggiorenti del partito, il Cavaliere l’ha preso in braccio e l’ha scherzosamente avvicinato a un bicchiere di vino bianco, come fanno i nonni al battesimo dei nipotini. Francesca non era presente. Non si fa quasi mai vedere se ci sono «i politici». E, quando capita, non apre mai bocca. Gli parla soltanto quando «i politici» del Pdl non ci sono. E gli ripete sempre la stessa cosa: «Adesso devi pensare solo a te stesso».
Tommaso Labate