Maria Chiara Furlò, la Repubblica 12/9/2013, 12 settembre 2013
KASHAGAN ENTRA IN PRODUZIONE ENI CONQUISTA IL PETROLIO KAZAKO “VINTA LA SFIDA PIÙ DIFFICILE”
Ecco il primo agognato zampillo. Ieri, l’Eni ha annunciato l’avvio della produzione petrolifera dal giacimento di Kashagan, una delle più grandi riserve di olio e gas che siano state scoperte negli ultimi quarant’anni. Si stima, infatti, che nella zona siano concentrati fino a 35 miliardi di barili di petrolio, dei quali in media ne sono recuperabili 11.
Il giacimento si trova nel nordest del Mar Caspio, in Kazakhistan, ed è venuto alla luce nel 2000. Attualmente si estraggono più di un milione e mezzo di barili di olio al giorno, ma si punta a produrne quasi due nel 2015 e 2,6 nel 2020.
L’Eni detiene il 16,8% (quota paritaria a quella degli altri soci di maggioranza) del consorzio di sfruttamento della riserva, la “North Caspian Operating Company B. V.” di cui fanno parte anche Exxon, Shell, Total e la locale KazMunaiGas.
Ci sono poi la statunitense ConocoPhillips con l’8,4% e la giapponese Inpex con il 7,56%.
Di pochi giorni fa, la notizia della partecipazione cinese allo sviluppo del giacimento. Secondo l’intesa, siglata lo scorso 7 settembre in occasione della visita del presidente Xi Jinping in Kazakhistan, la compagnia petrolifera nazionale cinese CNCP acquisterà una quota dell’8,3% del consorzio dalla indigena KazMunaiGas.
Un ingresso che Paolo Scaroni, l’amministratore delegato dell’Eni, aveva commentato positivamente «È una buona notizia. La CNPC ha fiducia in questo grande progetto, per il quale attendiamo a breve la sospirata partenza». Partenza che, a più di tredici anni dalla scoperta, è finalmente arrivata. I motori degli impianti erano stati accesi a giugno, l’inizio della produzione era atteso per dicembre 2012, ma a causa delle difficoltà tecniche, burocratiche e ambientali i tempi si sono allungati. Considerate la dimensione e le caratteristiche del giacimento di Kashagan, il progetto è una delle sfide tecnologiche più complesse degli ultimi anni. Nella zona interessata, l’acqua ha una profondità molto bassa: fra i 3 e i 5 metri. Inoltre, per circa sei mesi all’anno, il territorio è ghiacciato e, quando non lo è, l’escursione termica passa dai 40 gradi sotto zero a 35. Ad aggravare il ritardo hanno contribuito anche la burocrazia kazaka.
Nell’arco di quasi quindici anni sono stati completati 146 progetti per un costo totale di 325 milioni di dollari. Nel 2010, hanno lavorato 42.000 persone. Impressionante anche le quantità di materiali utilizzati. Con i tubi posati si copre la distanza tra Londra e Parigi e, restando in tema, l’acciaio utilizzate è otto volte superiore a quello che è servito per costruire la Torre Eiffel.
Nei giorni scorsi, l’Eni ha ricevuto una multa di 250mila euro per avere messo in atto una pratica commerciale scorretta. Secondo l’Antitrust gli spot della campagna pubblicitaria Eni 3 «sono ambigui e omissivi, tanto da falsare le scelte dei consumatori».