Greta Sclaunich, Corriere della Sera 12/09/2013, 12 settembre 2013
LA STORIA RACCONTATA IN 300 MILIARDI DI TWEET
Leggenda vuole che il primo hashtag sia stato inventato da Chris Messina. In un tweet del 23 agosto 2007 Messina (ex dipendente Google, ora dirigente della piattaforma NeonMob) proponeva di usare il simbolo # per raggruppare le conversazioni intorno a determinati temi, citando l’esempio #barcamp. Ma ora il primato scricchiola. Merito di Topsy, la startup californiana che nei giorni scorsi ha messo in Rete l’intero database di tweet inviati fino a oggi. Così, frugando tra un # e un @, si scopre che non solo prima di Messina altri utenti avevano provato ad anteporre il cancelletto alle parole chiave, ma addirittura qualcuno aveva già usato l’hashtag #barcamp. Se finora Messina si è sempre dichiarato «l’inventore degli hashtag» (resta comunque il primo ad aver proposto di usarli per organizzare il flusso di tweet) senza che nessuno lo smentisse è perché, fino al lancio di Topsy, non c’era un motore di ricerca che andasse a scavare nell’archivio di Twitter.
Il database della startup, ampliato da poco, parte dal primo tweet (inviato dal fondatore del social Jack Dorsey il 21 marzo 2006) e arriva fino ad oggi accumulando qualcosa come 475 miliardi di elementi tra messaggi, che da soli sono oltre 300 miliardi, link, immagini e video. Un numero in continua espansione: ogni giorno su Twitter vengono scambiati oltre 400 milioni di messaggi da 140 caratteri (secondo la società americana Qmee, ogni minuto ne vengono pubblicati 278 mila in tutto il mondo). Non è la prima volta che si tenta di ordinare questa mole di informazioni: prima di Topsy ci ha provato la Library of Congress, che tre anni fa ha stretto un accordo con il social per raccogliere i tweet dal 2006 in poi (all’epoca la media di tweet quotidiani era di «soli» 50 milioni). L’obiettivo dell’ente è raccogliere quella che viene considerata una piccola ma importante parte della storia Usa; Topsy, invece, mette i risultati della sua ricerca a disposizione della Rete.
All’interno di Twitter non ci sono strumenti del genere: scovare un tweet è un’impresa difficile e in certi casi quasi impossibile. E niente aiuti da Google: il motore di ricerca non indicizza i contenuti in arrivo dal social. Con Topsy si può invece esplorare il mare magnum dei tweet e organizzare i risultati filtrandoli per data di inserimento (dal più vecchio al più recente o viceversa) o rilevanza (in questo caso vengono combinati insieme diversi criteri come numero di retweet e influenza dell’utente). I risultati sono anche classificabili per contenuti (link, tweet, photo, video, influencer), lingue (sono disponibili dieci, dall’inglese al turco ma, per ora, manca l’italiano), utenti (scrivendo nel campo di ricerca «from:» seguito dall’account).
Si scopre così che il primo #FollowFriday (ora conosciuto con l’acronimo #FF, cioè l’abitudine di suggerire ogni venerdì altri utenti da seguire) è nato nell’ottobre 2008 con il tweet di Elwyn Jenkins, uno studente universitario australiano che proponeva di seguire l’account di Louise Curtis. In Italia, invece, l’hashtag #sapevatelo (usato per attirare l’attenzione su informazioni non essenziali) nasce con tutt’altro scopo: nel maggio 2009 il web designer Davide Rapetti lo usa per consigliare una app che permette di segnalare i risultati — ironia della sorte — via Facebook.
Mentre il presidente degli Usa Barack Obama, uno dei primi leader politici ad aver sdoganato l’uso di Twitter, è stato citato per la prima volta sul social nel novembre 2006, nel tweet di un utente che rivela di avere in programma l’ascolto di un discorso di un certo «B. Obama». In ritardo rispetto a Chuck Norris, star della Rete e dei social per il personaggio dello sceriffo nel serial tv «Walker Texas Ranger», citato un mese e qualche giorno prima. Il primo tweet di Obama? È dell’aprile 2007 e riguarda la raccolta firme per la fine della guerra in Iraq. Il primo di Enrico Letta, invece, parte con l’hashtag #porcellum e continua con l’esortazione a cambiare la legge elettorale «da subito». Era l’11 gennaio 2012.
Greta Sclaunich