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 2013  settembre 12 Giovedì calendario

GERMANIA, LA FAMIGLIA AL CENTRO DELLE ELEZIONI

Angela non gode di buona stampa all’estero, e non è una notizia. Pensa ai suoi tedeschi invece che a noi. E non piace neppure all’intellighenzia di casa sua. Ulrich Beck, il cui prestigio per la verità a Berlino è un po’ appannato, trova che in Germania per colpa della signora durante la campagna elettorale (voto il 22 settembre) si parli solo di soldi invece che dei grandi problemi d’Europa. A Roma, Parigi o Londra, è diverso?
Lo Spiegel, nel primo numero firmato dal nuovo direttore Wolfgang Büchner, la mette in copertina nei panni della grande Caterina di Russia, poi commenta che Frau Angela quando conquistò la Cancelleria nel 2005 si comportava come un principiante che prenda il volante di una Ferrari, e che oggi non ha altro programma che se stessa: «Die neue Selbstgefälligkeit der Angela M.», è il titolo, il nuovo autocompiacimento di Angela. La Germania è addormentata, e si crogiola in un relativo benessere. Imperatrice, donna più potente del mondo, o una Mutti, una mammina che esercita il potere come una brava casalinga attenta ai conti della spesa?
A suo tempo, corrispondente alle prime armi, commisi un errore e sostenni con troppo entusiasmo Willy Brandt. Un osservatore straniero non dovrebbe mai trasformarsi in fan. Per la verità, non dovrebbe nessun giornalista. Così non lo sono della signora, però osservo che di soldi parlano giustamente tutti i partiti.
La Germania è un paese invidiabile visto da fuori, la sonnolenza sarebbe una conquista per italiani o spagnoli che si domandano se rimarranno disoccupati a vita, o se la tredicesima basterà a pagare le tasse sulla casa, e se e quando andranno in pensione. Il 76% dei tedeschi è soddisfatto della attuale situazione. Per vincere, lo sfidante Peer Steinbrück deve dimostrare che con lui andrà meglio. Non è facile.
Al centro della campagna elettorale è la famiglia con i suoi problemi: come mandare i figlioletti al kindergarten che dal primo agosto è un diritto? Chi non trova posto o preferisce badare al piccolo a casa riceve un premio di 100 euro al mese (poi 150). Un regalo della Merkel, i socialdemocratici non sono d’accordo. Oggi, grazie allo splitting, i coniugi sommano i loro redditi, poi dividono per due e pagano le tasse divisi. Un bel vantaggio, se uno è a reddito zero. L’opposizione vuole abolire il privilegio, di cui godono anche i ricchi. La Cancelliera vuole invece estendere la quota esente (8 mila euro a testa) dai coniugi anche ai figli: chi ne ha due comincerà a pagare le tasse da 32 mila euro.
I liberali, oggi alleati della Merkel, domani forse, non vogliono tasse sul capitale, come chiedono i socialdemocratici. Peer vuole aumentare le imposte per chi guadagna almeno 80 mila euro lordi, i Verdi a partire da 60 mila. La Linke, l’estrema sinistra, vuole imitare Hollande e punire i milionari. Si guarda in alto e anche in basso: l’opposizione vuole introdurre il salario minimo, 8,50 euro all’ora, o magari dieci. La Merkel ha qualche dubbio: secondo lei si rischia di punire le piccole attività. A suo tempo, quando Schröder abolì i minijob a 400 marchi (oggi 400 euro), una sorta di nero semilegale, distrusse un milione di posti di lavoro, invece di crearne di nuovi. Non è certo chi abbia ragione. Si parla di pensioni: quelle dei funzionari pubblici sono troppo alte, e Peer vuole darci un taglio. Gli altri lavoratori si preoccupano: gli interessi troppo bassi voluti dalla Banca europea puniscono i fondi pensione, e domani si riceverà di meno. Che fare?
Non si parla solo di soldi, ma anche di «come». Tutti promettono ovunque stipendi più alti, pensioni più generose, una scuola e ospedali che funzionano, però ci si dimentica sempre di spiegare il «come». La sinistra chiede più tasse e più soldi per le riforme. La Merkel con il bilancio degli ultimi anni dimostra che diminuendo le imposte si favoriscono le famiglie e alla fine aumentano le entrate statali. La signora non ha visioni, osservano i critici. Il suo predecessore socialdemocratico Helmut Schmidt diceva che quando un politico ha delle visioni bisogna chiamare la neurodeliri. Il suo soprannome era «die Schnauze», il grugno, però lo stimavano i pochi amici e i molti avversari. Fu lui a prendere il posto del mio troppo amato Willy.