Pierluigi Battista, Corriere della Sera 11/09/2013, 11 settembre 2013
GIUSSANI, LA SCOMMESSA DELLA FEDE OLTRE LO SMARRIMENTO DEL SESSANTOTTO
Succede tutte le volte che capita di andare a Rimini per seguire il meeting di Comunione e Liberazione: sentire, e cercare di capire, la qualità speciale dell’affetto che tanti giovani tributano alla figura di don Luigi Giussani. La vibrazione emotiva che si percepisce ogni volta che si nomina Giussani anche tra chi, per via dell’anagrafe, non ha avuto modo di conoscerlo o almeno di vederlo personalmente. La devozione che gli riservano i seguaci, i militanti, chi si è imbattuto nella storia e nell’esperienza di Cl. Vita di don Giussani di Alberto Savorana, che Rizzoli manda oggi in libreria, aiuta a capire una figura centrale del mondo cattolico italiano, il promotore di un’esperienza ecclesiale unica, oramai da decenni amata, corteggiata, detestata anche dalla politica italiana.
È una biografia puntigliosa (e decisamente voluminosa), che Savorana ha ricavato dalla lettura di un’infinità di documenti, carteggi, testimonianze, interviste, e che restituiscono compiutamente il profilo di un uomo che ha modellato la sua vita su questa notazione da lui scritta a soli 24 anni e che Savorana riporta all’inizio del libro: «La gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è veloce illusione o sterco». In queste parole risuona ovviamente il carattere radicale e quasi ultimativo («il resto è sterco») di un giovane che a metà degli anni Quaranta con il fervore religioso ha anche trovato una ragione di vita e un baricentro esistenziale. E a un non credente può fare impressione il tono febbrile di queste considerazioni, l’ansia di sentire «palpitare» il messaggio cristiano dentro di sé e nelle relazioni fondamentali della vita.
Ma Giussani per chiunque, anche per chi sta scrivendo queste righe, laicamente ha avuto la fortuna di accostarsi a lui, ha proprio dato di sé l’immagine di chi sente «palpitante» il proprio «pensiero», oltreché il proprio «cuore, in un tutto inscindibile», in cui il fondamento dell’«avvenimento» cristiano incontra l’impegno e la vita di tutti i giorni, anima il senso di una comunità, porta a un orizzonte di «comunione» (e, per chi lo vive, di liberazione). Con il registratore e il taccuino su cui riprodurre le parole di un uomo già anziano e provato dalle fatiche di una lunga vita, ho potuto intervistare Giussani nel luogo meno stanziale, più caotico, più mosso da un andirivieni continuo e inarrestabile: un aeroporto, precisamente quello di Linate, in una giornata fredda e nevosa. Ma il ricordo si fissa sulla fermezza delle risposte di Giussani in mezzo a quel frenetico luogo di transito continuo: sulla capacità di andare al nocciolo essenziale delle questioni, al loro cuore «palpitante» per dirla con il Giussani ventiquattrenne. Come se veramente l’essenziale della sua vita e della sua fede, il cristianesimo come testimonianza di un Dio che si incarna, si fa uomo, poi muore e risorge, fosse una fiaccola capace da sola di rischiarare le cose.
Naturalmente questo immenso deposito di fede, questo consegnarsi interamente all’«avvenimento» del Cristo che viene tra gli uomini, può essere considerato da chi non crede o da chi è mosso blandamente dall’imperativo religioso come una forma di «integralismo»: e infatti «integralismo» è stata una parola molto spesso appiccicata a sproposito all’intera esperienza di Comunione e Liberazione. Ma è comunque il metro di una convinzione forte, che esige anche dai suoi avversari un impegno non banale, un’attenzione sempre all’altezza di un pensiero davvero «palpitante».
E dunque questa biografia di Savorana, scritta con l’amore e la devozione del discepolo ma sorretta da una documentazione imponente che deve aver richiesto all’autore uno sforzo eccezionale nel corso degli anni, ci restituisce il percorso di un uomo nato a Desio, che ha camminato nel mondo ispirato alla fede di Cristo, che si è fatto prete, ma che non è riuscito a concepire il suo ruolo di sacerdote se non come impegno nel mondo, a contatto con i suoi discepoli. Impegno come insegnante al liceo Berchet di Milano, fucina di giovani che al verbo di Giussani si abbeverano e laboratorio di un’esperienza pedagogica complessa e vivace, che darà i suoi frutti nel corso dei decenni. Impegno nella militanza culturale con il Centro intitolato a un cattolico irrequieto e controverso come Charles Péguy. Impegno nella costruzione paziente e generosa di Gioventù Studentesca, la matrice di Cl, la fornace di idee e di «comunità» che collauda un gruppo coeso, convinto e solidale in vista di un salto ulteriore, di una crescita destinata a sfociare, all’indomani dei sommovimenti del Sessantotto, nella scommessa e nella sfida di Comunione e Liberazione. Proprio nella tempesta del Sessantotto, quando la sete di «autenticità» del movimento, racconta Savorana, mette in crisi il mondo cattolico ma suggerisce a Giussani il tentativo di una risposta non effimera o banale a quello «smarrimento» di cui il tumulto sessantottesco è stato sintomo e rappresentazione. Una lunga storia, in cui la personalità di Giussani, anche dopo la morte del fondatore di Cl e l’ascesa di don Julián Carrón, è parte decisiva e inscindibile. La biografia di Savorana infonde nuovo spessore a una figura venerata dal mondo di Cl anche dopo il suo addio a questa terra. Per conoscerla meglio, o addirittura per imparare a conoscerla, adesso e nel futuro.
Pierluigi Battista