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 2013  settembre 11 Mercoledì calendario

FERRARA: “È L’ORA DEI MARAMALDI L’ITALIA DI SILVIO PERÒ È ANCORA VIVA”


È uno di quei momenti che in fondo a Giuliano Ferrara piacciono tanto, perché è in periodi così che si vedono gli uomini. Uomini che rischiano di cadere, altri che aspettano la caduta come una liberazione; e, in mezzo, altri uomini ancora, divisi tra la resistenza e la resa. Poi magari, e questo è l’aspetto che a Ferrara piace ancor di più perché fa parte dell’imprevedibilità della vita, succede tutto il contrario di quel che ci si aspetta.

Direttore, forse non è un caso se siamo nel settantesimo del 25 luglio. Berlusconi sarà tradito da alcuni dei suoi?

«No. È il momento dei maramaldi, di quelli che vanno in televisione a dire io l’avevo sempre detto che Berlusconi è un mascalzone, ma non è il momento dei traditori. La prova generale di fuga è già stata fatta prima delle elezioni di febbraio. C’erano tendenze varie alla disgregazione, e c’erano state un paio di riunioni. Ma appena Berlusconi ha cominciato una campagna elettorale aggressiva e ha dimostrato di saper fare una rimonta clamorosa, è diventato chiaro a tutti che non c’è in Italia un centrodestra senza di lui. Solo Scalfari vorrebbe un centro destra senza Berlusconi. Lo faccia lui. Scenda in campo lui».

Sono passati però ormai sette mesi dalla «clamorosa rimonta». E alcune condanne. Non pensa che adesso il Cavaliere sia davvero ai titoli di coda?

«E chi lo sa. L’età avanza, l’assedio è finalmente riuscito a sfondare le mura, la condanna definitiva avrà effetti per anni. Può essere che Berlusconi sia alla fine della sua avventura, non solo di quella politica ma anche di quella romanzesca. Però la sua Italia è ancora viva. Lavora. C’è».

Di che Italia parla?

«Ma quell’Italia lì, l’Italia che ha avuto fiducia in Berlusconi, nel suo stile, nella sua sfrontatezza se vuoi... L’Italia che non si riconosce nei valori di Rai Radio Tre o nella prima pagina di Repubblica. Un’Italia che non ci sta a essere normalizzata».

Davvero non esiste un nuovo leader del centrodestra all’orizzonte?

«Un Kohl lo puoi rimpiazzare, perché è espressione di un partito che aveva già una sua storia. Berlusconi no».

Ma se oggi la giunta...

«Guarda, questi discorsi sulla decadenza mi annoiano a morte. Sono cose da azzeccagarbugli. Sono anni che c’è un piazzale Loreto strisciante. Il problema vero non è se la giunta decide per la decadenza o no, tanto poi c’è la Corte d’appello, ci sono altri processi... Il problema vero è che l’Italia non è un Paese normale. In Italia un magistrato di Santa Maria Capua Vetere può arrestare la moglie del ministro della Giustizia e far cadere il governo Prodi, e un giudice Esposito può decretare la fine politica di Berlusconi. In Italia, per Costituzione, dovrebbero esserci guarentigie storiche per deputati e senatori e ancor più per il presidente della Repubblica, ma queste guarentigie sono state fatte cadere vent’anni fa dalla litania ipocrita della “legge uguale per tutti”. In Italia uno come me può dire sui giudici cose terribili, cose che se le dicessi a Londra o a Berlino mi metterebbero in manicomio. E sai perché?».

Perché?

«Perché a Londra o a Berlino i giudici sono persone stimate e riverite. Ma in Italia no. E perché? Ah... Secondo te come mai uno come Calamandrei diceva che se l’avessero accusato di aver rubato la torre di Pisa sarebbe scappato all’estero? E Salvemini che sarebbe scappato se l’avessero accusato di aver stuprato la Madonnina? Ecco perché Berlusconi non va a casa. Perché mezza Italia crede troppo ai giudici ma l’altra metà non ci crede per niente. Si passa da “Borrelli facci sognare” a “i giudici sono tutti rossi”. Ti sembra un Paese normale?».

Prendiamo fiato. E diamo un consiglio a Berlusconi. Nel caso che lo facciano decadere da senatore.

«Io, fossi in lui, una volta cacciato dal Senato farei un discorso al Paese dicendo questo: sono stato eletto da dieci milioni di italiani; ho contribuito a far rieleggere Napolitano; ho contribuito a dare all’Italia un governo; adesso vado agli arresti domiciliari: non perché accetti la sentenza che mi condanna, anzi la disprezzo quella sentenza, ma sono realista e non posso fare altrimenti; però questo governo non lo faccio cadere; cari italiani, ci vediamo in primavera al referendum sulla giustizia; voglio vedere se qualche Cassazione impedisce a me e Pannella di chiedere agli italiani un chiaro pronunciamento sulla magistratura».

E se invece scegliesse la via delle elezioni anticipate?

«Non lo capirei. Con quale candidato premier ? Lui non potrebbe. Marina andrebbe bene, perché la figlia che vendica il padre sarebbe un bellissimo capitolo nel romanzo berlusconiano, ma dicono che non ne voglia sapere».

Insomma Berlusconi è in vicolo cieco.

«Non sono preoccupato per lui. Alla fine se la caverà. E poi gli italiani i leader prima li abbattono, ma poi li rimpiangono. Piuttosto, il vero romanzo su cui stiamo lavorando è la scomparsa dei comunisti. Letta, Renzi, Zanda... i democristiani si sono mangiati prima D’Alema, poi Veltroni, poi Bersani. E pensa è fantastico! - nel Pd ormai ha vinto il concetto berlusconiano che gli elettori contano più degli iscritti. Altro che il Cavaliere, insomma: è il vecchio Pci che si sta estinguendo».