Tommaso Ciriaco, la Repubblica 10/9/2013, 10 settembre 2013
“SE IL MIO LEADER DECADE IL SEGGIO VA A ME E VOTEREI PER TENERE IN VITA IL GOVERNO”
Ulisse Di Giacomo ospita l’intero spettro delle umane emozioni. L’angoscia e l’euforia. Soprattutto euforia, a dire il vero: «La mia presenza in Parlamento sarebbe motivo di onore». È l’aspirante senatore del Pdl rimasto escluso quando il Cavaliere optò per il seggio in Molise. Ora è a un passo dalla rivincita. E di una cosa è certo, anche in caso di crisi: «Terrei in vita il governo».
Allora, è pronto a tornare al Senato? È da mesi in un limbo.
«È veramente difficile dal punto di vista psicologico. Ma seguo la vicenda senza strapparmi i capelli. Accetterò ogni decisione».
Mentre conversiamo, la Giunta è riunita. Sta seguendo?
«Seguo online le notizie, ma intanto scrivo di politica locale. La vita continua».
E se lei diventasse senatore, ma il Pdl provocasse la crisi? Sarebbe una beffa.
«Auspico che non avvenga. L’Italia non può fare a meno di un governo. Non ci possiamo permettere le urne con la stessa legge elettorale. Ci sarebbe ingovernabilità. Berlusconi, nella sua intelligenza e saggezza, non arriverà a una decisione del genere».
Accadesse, lei si batterebbe per tenere in vita un esecutivo?
«Sì. Io sono fermo sulla posizione che in questo momento l’Italia ha bisogno di un governo. Con il Pdl. Nella malaugurata circostanza che non fosse così, molti terrebbero in vita l’esecutivo. E, per quanto mi riguarda, non per interesse personale, ma perché deve fare 3 o 4 cose fondamentali».
Perché non solidarizza con il leader rinunciando al seggio?
«Non avrebbe alcun senso. E poi, guardi, questa Regione non ha altri candidati in lista. C’erano solo Berlusconi e Di Giacomo ».
Insomma, è pronto a prendere il posto del Capo.
«La mia presenza in Parlamento sarebbe per me motivo di onore. Invece del Molise, Berlusconi poteva optare dove c’erano 24 eletti. Questa scelta ha pesato su di me dal punto di vista psicologico. La Regione non l’ha digerita, si è sentita defraudata».
Nel Pdl sussurrano: Di Giacomo scalpita per tornare a Roma.
«Difficile che lo possano dire. Dal 15 marzo sono rimasto in silenzio. Piuttosto, non so se questi geni del Pdl che si lamentano sarebbero stati zitti come me...».