Liana Milella, la Repubblica 10/9/2013, 10 settembre 2013
ECCO IL GIORNO DELLA VERITÀ PER IL CAVALIERE PUÒ SALVARSI SOLO SE SALTA LA LEGGE SEVERINO
Augello amico o nemico di SB (Silvio Berlusconi)? Augello abile avvocato o sprovveduto relatore? Un Augello che sopravvive o un Augello che chiude la partita in quattro ore di relazione? Augello ha azzeccato la mossa giusta o ha precipitato se stesso e il Pdl verso la crisi? Un fatto è certo. Comunque avesse parlato Augello, niente avrebbe fermato, o potrebbe fermare domani, e nei prossimi giorni, o nelle prossime (poche) settimane, il cammino della decadenza in giunta. Per una semplice ragione. SB si può salvare solo se la legge Severino cade. Se la legge sopravvive a se stessa, SB chiude la sua storia di senatore. E quella di futuro parlamentare. Se vince la Severino, Berlusconi perde. Il teorema è matematicamente semplice, ma anche drammaticamente chiaro. Per capirlo — contro ogni regola storico-giornalistica — partiamo dalla previsione di cosa accadrà stasera alle 20, anziché cominciare dalla cronaca di ieri.
Che succede se il Pdl diserta la seduta per fermare la giunta?
Accade solo che la giunta va avanti senza quelli del Pdl. Il numero legale è garantito dalla metà più uno dei componenti. Pd-M5S-SeL-Sc fa 14 contro 9. Quindi non c’è storia.
Che succede se la nuova maggioranza (Pd, M5S, Sel, Sc) boccia le tre pregiudiziali di Augello?
Non ci sono dubbi su come andrà a finire stasera. Le tre proposte del relatore Andrea Augello saranno stoppate. Tutte e tre assieme. In un colpo solo. Per mano della nuova maggioranza dopo una brevissima discussione. Ciò vorrà dire che la legge Severino ha passato il suo primo vaglio parlamentare. Che una giunta per le elezioni e immunità, nel pieno delle sue funzioni, ha stabilito dopo un voto non risicato, né di stretta misura, che la legge è applicabile. Che non deve fare alcun tagliando. Né in Europa, né in Italia. Di più, quel voto vorrà dire che la giunta non è titolata a promuovere quei ricorsi.
E dopo questo en plein la Severino sarà sdoganata e acquisterà la forza per contrapporsi a SB e per determinare il suo allontanamento dal Senato?
Dopo 40 giorni di discussione sui pregi e sui difetti della Severino, sulla sua negata costituzionalità, tutto svanirà come in un bolla di sapone e si andrà a discutere del caso concreto, di SB e della sua decadenza.
Ha fatto la mossa giusta Augello nel presentare le tre pregiudiziali? Era un passo obbligato? O poteva farne a meno e andare direttamente alla proposta sulla decadenza?
Diciamo la verità. In questi giorni, chiamando Augello, lo si sentiva rispondere nel seguente modo: «Io sono il relatore. Quindi non posso ignorare quanto sostiene la difesa. Devo tenerne conto». Il punto è qui. Se Augello fosse stato del Pd, e non del Pdl, forse avrebbe potuto buttare nel cestino tutti i dubbi di SB sulla Severino. Quelli dei costituzionalisti. Quelli dello studio Ghedini contenuti nel ricorso a Strasburgo. Quelli del Pd dicono che «Augello ha fatto l’avvocato difensore di SB».
Il Pdl ha fatto i complimenti ad Augello?
Non se ne ha notizia.
Quali sono i tre argomenti forti di Augello?
Il relatore porta sentenze per provare che la giunta è un “giudice” e può sollevare questioni di costituzionalità. Cita articoli della Costituzione (10) per dire che la Severino li viola. Cita le norme Ue per dimostrare che la legge è in contrasto e deve essere rinviata in Lussemburgo.
Ci sono nella relazione frasi di Augello filo- SB?
Di sicuro c’è un’impostazione che agevola la difesa di SB. Pur se punteggiata da ricorrenti espressioni come «sforzo effettuato con lealtà». Da segnalare questo passaggio: «Il relatore si rende perfettamente conto che esigenze e pressioni di tipo politico incombono su ciascun componente della giunta e questo non giova alla serenità delle valutazioni». Passaggio importante: la Severino è come l’interdizione, quindi va considerata come conseguenza penale, quindi non può essere retroattiva.
La sua scelta strategica comporterà un’accelerazione o una decelerazione sulla decadenza di SB?
Nei fatti l’impostazione di Augello accelera la decadenza. Per due motivi. Innanzitutto mette in mostra e consolida la maggioranza Pd-M5S-Sel- Sc. Poi fa precipitare subito il voto.
Augello farà ancora il relatore o sarà costretto a lasciare l’incarico dopo il voto sulle pregiudiziali?
Durante il suo discorso Augello ha detto: «Non sono un uomo per tutte le stagioni. Se mi bocciate mi dimetto». Il vice presidente Pdl Giacomo Caliendo lo ha interrotto con un «poi vedremo, poi vedremo». Quando è uscito dalla giunta Augello ha cambiato idea: «Potrebbero chiamarmi a fare una proposta conclusiva che porterebbe a un voto e ad aprire la procedura di contestazione». Quindi Augello pensa di superare il no alle pregiudiziali, ma la maggioranza è del parere opposto, lo vuole bocciare già oggi e sostituirlo con un altro.
Perché su tre pregiudiziali è possibile fare un solo voto?
È stato il presidente Dario Stefàno a stroncare il dibattito. «Se ci sono delle pregiudiziali si applica l’articolo 93 del regolamento del Senato che prevede un solo voto». Ira furibonda di Caliendo: «Non scherziamo, quello riguarda gli ordini del giorno». Protesta isolata. Si va avanti così.
È vero che l’obiettivo del Pdl è prendere tempo solo per agganciare la Corte di appello sull’interdizione, e a quel punto non ricorrere in Cassazione e strappare la grazia a Napolitano?
È un dubbio che da ieri serpeggia in giunta. Ma i tempi non sono compatibili. Se la maggioranza oggi vota le pregiudiziali, poi nomina un altro relatore e dà a SB due settimane per la sua difesa, siamo a fine settembre e tutto si può chiudere in una settimana. Certo, poi manca il voto dell’aula. E ci si arriverebbe proprio mentre a Milano si riunisce la Corte di appello.