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 2013  settembre 10 Martedì calendario

ORA E’ SCONTRO TRA I FAMILIARI. INCHIESTA SULLE ULTIME CURE

Il suo cuore, sofferente, monitorato e ormai inaffidabile, si è fermato alle 10.30 di ieri mattina. Alberto Bevilacqua viveva al reparto di terapia intensiva di Villa Mafalda a Roma. Reni, cuore e polmoni non funzionavano più e, da settimane, neppure il fegato. Ultimamente le sue condizioni sembravano stabili, poi, venerdì sera, il peggioramento: la discesa di un fisico indebolito.
Sulle terapie seguite era già in corso un’inchiesta dei magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani, e, dunque, ieri mattina è stata disposta l’autopsia, fra conflitti familiari e l’esplodere di polemiche sui diritti delle coppie di fatto. Dopo che le era stato proibito l’accesso alla terapia intensiva, la compagna di Bevilacqua, Michela Macaluso, in arte Miti, aveva fatto ricorso al tribunale civile, chiedendo la nomina di un tutore e intanto denunciando i medici di Villa Mafalda (nei confronti dei quali Anna Bevilacqua ha espresso invece «la più completa fiducia») per una terapia a suo avviso inappropriata.
Nato a Parma il 27 giugno 1934, Bevilacqua si era trasferito a Roma all’età di 18 anni. Compianto per la sua scomparsa, di «intellettuale poliedrico e di straordinarie qualità umane, che ha saputo infondere passione e fantasia sia nel mondo della letteratura che in quello del cinema», oltre che dal Presidente, dal ministro dei Beni culturali Massimo Bray. «Un grande scrittore che ha fatto di Parma un grande palcoscenico, grazie ad una alchimia poetica e ad una capacità narrativa fuori dal comune. È giusto che la città gli renda omaggio come merita» ha detto invece Federico Piazzarotti il sindaco grillino di Parma. Profondo cordoglio per la scomparsa «di un protagonista della storia letteraria dal dopoguerra ad oggi» e di un «testimone attento della società e dei costumi del nostro tempo» è stato espresso in una nota congiunta da Laura Bignami, Fabrizio Bocchino, Michela Montevecchi, Manuela Serra, senatori del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura a Palazzo Madama. Mentre per Antonio Funiciello, responsabile Cultura e comunicazione del Pd, «le sue opere letterarie hanno accompagnato la storia del nostro paese nel Novecento, testimoniandone vizi e virtù, e facendosi interprete di passaggi storici e sociali complessi ed emblematici».
Dietro il dramma, un conflitto parentale che si intreccia alle questioni di eredità sui diritti dei romanzi (quasi sempre bestseller annunciati, pubblicati dalla Mondadori che gli aveva dedicato anche uno dei suoi Meridiani). E inoltre ai costi delle terapie: oltre un milione e mezzo di euro. Irrompe anche la questione dell’autopsia: la Macaluso la chiede, la sorella non vorrebbe, ritenendola un oltraggio al corpo del fratello; la questione però è risolta dai magistrati: si farà.
Bevilacqua conviveva con la Macaluso, con cui non era sposato. Innamorata di un uomo — lo scrittore era suo compagno dal 1999 da quando si erano conosciuti sul set di Gialloparma — la Macaluso, è, a questo punto, in balia di due donne. La sorella di Alberto e il giudice della sezione del tribunale civile che nominando un tutore le ha riconosciuto alcuni diritti.
E se Anna Bevilacqua rifiuta di deporre le armi («Non parlo con questa persona — dice al telefono dai corridoi di Villa Mafalda dove è arrivata dopo il viaggio da Parma — e, del resto, Alberto l’ha definita con due parole che non starò a ripetere») l’altra donna le è già andata in soccorso. Il giudice della prima sezione del tribunale civile di Roma, Nicoletta Orlando, nel suo provvedimento ha considerato i suoi diritti equiparabili «a quelli del coniuge non separato».
Solidale con la Macaluso, l’Italia dei valori: «Oltre al dolore del lutto, deve sopportare anche quello di non essere riconosciuta come legittima compagna — dice Liana Barbati, responsabile Idv per i diritti civili. — Diciassette anni insieme non sono sufficienti in Italia per essere considerata degna di alcun diritto. Un triste episodio che esemplifica a sufficienza l’assurdità legislativa in cui sono costrette a vivere le coppie di fatto, tra cui mi inserisco anch’io. Val la pena di sottolineare che il parlamento europeo vieta le discriminazioni basate sul sesso o sull’orientamento sessuale, e invita gli Stati al reciproco riconoscimento delle unioni civili».
Ilaria Sacchettoni