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 2013  settembre 10 Martedì calendario

LO SPREAD STA SALENDO PER COLPA DELL’IRAP, CHE LA SPAGNA NON HA

Il sorpasso dei Bonos spagnoli sui Btp è, nei fatti, cosa fatta. Il differenziale è ormai azzerato, mentre il costo del denaro a breve dei titoli di stato di Madrid è già inferiore a quello dei Bot. I titoli italiani a due anni pagano un tasso di rendimento del 2,07% contro l’1,8% iberico. La Spagna, che ha fatto le vere riforme del mercato del lavoro, il taglio della spesa corrente della pubblica amministrazione e deciso interventi strutturali, invece di rimanere per un semestre appesa alla non questione dell’Imu, è premiata dai mercati, mentre l’Italia delle larghe intese vede crescere il suo costo del denaro. Tutta una questione di stabilità politica? Niente affatto, visto che il premier spagnolo, Mariano Rajoy, non è mai stato tanto debole nel corso dell’attuale legislatura, inseguito come è da scandali di varia natura e da una caduta di credibilità. I mercati vendono i Btp perché le entrate tributarie vanno tutt’altro che bene e perché, non avendo i governi Monti e Letta avuto alcuna capacità di incidere sulla spesa corrente (l’ultimo decreto legge del governo indica tagli alla pubblica amministrazione marginali e non realistici), la sostenibilità dell’apparto pubblico italiano - che oggi costa di più ai contribuenti di quanto non fosse prima della crisi - è sempre meno possibile da parte di un paese che ha perso 8 punti di pil dal 2008.
Le entrate tributarie, poi, vanno male a livello congiunturale, come certificano i dati di luglio. Le imposte dirette sono cresciute del 4,7% mentre l’Iva, nonostante gli aumenti di aliquota, è scesa del 5%. In piena recessione le entrate tributarie tengono, a fatica, solo grazie all’incremento delle imposte sui redditi e di quelle sul patrimonio innescando un circolo perverso anti-domanda interna davvero pericoloso. Redditi e patrimoni sempre più tartassati alimentano aspettative ancora più prudenziali nei consumatori con il risultato che i consumi calano e con essi il gettito Iva. Perfino l’andamento dell’Irap, un’autentica imposta patrimoniale sulle imprese in piena recessione che va pagata addirittura sugli interessi passivi fatti crescere dallo spread, punta al rialzo: +3,4% nei primi sette mesi del 2013. L’Irap, non l’Imu sulla prima casa, doveva essere abolita per fare sviluppo, ridurre il cuneo fiscale e attrarre investimenti esteri. L’Irap, che non ha nessuno nell’eurozona, come ben sanno i mercati. Per questa ragione lo spread si allarga e la Spagna performa meglio di noi. Gli investitori non amano emittenti incapaci di ristrutturare e si attendono a breve dati negativi dal conto di tesoreria, il cash flow dei Btp. Se Letta vuole evitare un 2014 ancora in recessione, riformi l’Irap e dia un segnale forte sulle capacità di recupero dell’Italia.