Cristiano Tinazzi, Il Messaggero 10/9/2013, 10 settembre 2013
CRIMINALI COMUNI E PREDONI: COSI’ SFRUTTANO LA GUERRA
Riuscire a conteggiare e definire tutti i gruppi presenti nella galassia dell’opposizione armata siriana al regime di Bashar al-Assad è praticamente impossibile. Occore innazitutto separare il movimento armato in tre gruppi: coloro che sono sotto la catena di comando dell’Esercito Libero Siriano, le brigate indipendenti di connotazione più marcatamente islamista, i gruppi jihadisti e qaedisti. Un discorso a parte lo meritano le milizie curde.
CRIMINALI COMUNI
Nel sottobosco della guerra poi operano gruppi di predoni, saccheggiatori, sequestratori (su entrambi i fronti), criminali comuni. Per quanto riguarda l’Els, l’esercito “ufficiale”, esiste una catena di comando. Alla base della catena ci sono le katiba (brigate) locali. Le katiba nascono inizialmente come brigate autonome di autodifesa dei villaggi e dei quartieri, formate e guidate in genere da militari che defezionano dall’esercito regolare. Sopra le katiba ci sono le Liwaa (lett. “Bandiera” ma nel gergo militare possono essere paragonate a dei battaglioni); le Liwaa raggruppano più brigate. Il numero degli uomini sotto l’Els è stimato intorno agli 80mila uomini, al cui vertice (ma spesso ci sono forti frizioni tra le brigate e lo “Stato Maggiore”) c’è il Brigadiere generale Salim Idriss. Le brigate e le liwaa di ispirazione più islamista sono indipendenti dall’Els ma collaborano nelle zone dei combattimenti. Sono raggruppate principalmente sotto il Fronte di Liberazione Siriano e contano circa 35mila combattenti. Il loro leader è lo sheik Ahmed Eissa. Tra le maggiori componenti al suo interno la brigata al-Farouq di Homs (responsabile, pare, del sequestro di Domenico Quirico e del belga Pierre Piccinin), la Liwaa al-Tawhid di Aleppo, vicina ai Fratelli Musulmani siriani, la Liwaa Suqour al-Sham di Idlib, la Ansar al-Islam di Damasco, la Ahrar al-Sham di Idlib.
JIHADISTI E QAEDISTI
Il terzo gruppo, che nel corso dei mesi ha conquistato posizioni di prestigio, ammirazione e porzioni sempre più vaste di territorio siriano è quello dei movimenti jihadisti e qaedisti. Due cose diverse e separate. Essere jihadisti infatti non implica necessariamente l’appartenenza alla galassia qaedista. Un esempio è quello della Liwaa al-umma, capitanata dal libico Mahdi al-Harati (braccio destro di Abdelhakim Belhadji, comandante della Brigata Tripoli). La connotazione jihadista è sinonimo di internazionalismo combattente, un dovere per ogni buon musulmano (come per gli arabi in Afghanistan in sostegno dei mujaheddin durante l’occupazione sovietica) quello di accorrere in difesa di altri fratelli oppressi. La Liwaa al-Umma, tra l’altro è rientrata nei ranghi dell’Els. Uno dei primi appelli alla Guerra Santa, venne lanciato nei primi mesi del 2012 da Abderrazak Tlass, leader della brigata Al-Farouq della città di Homs. Tra le formazioni dichiaratamente affiliate ad al Qaeda troviamo Jabhat al-Nusra (circa 7mila uomini) e lo Stato Islamico di Iraq e del Levante (2500 miliziani), formate da siriani e da combattenti stranieri.