Mario Calabresi, La Stampa 9/9/2013, 9 settembre 2013
DOMENICO LIBERO: È COME TORNARE DA MARTE
Domenico è un uomo libero. Libero di raccontare: «È stata una terribile esperienza», è la prima cosa che mi ha detto «ma sai qual è la mia idea del giornalismo: bisogna andare dove la gente soffre e ogni tanto ci tocca soffrire come loro per fare il nostro mestiere».
La notizia del suo ritorno è arrivata ieri sera, poco prima di cena: è stata un’emozione fortissima. Quando ho chiamato Giulietta, la moglie, non riuscivamo quasi a parlare, poi lei ha detto: «Non so neanche come sto, ma so che ce l’abbiamo fatta». La forza è stata di averci sempre creduto, di non aver abbandonato la speranza, di aver tenuto vivo un filo, anche in quei due primi terribili mesi nei quali non arrivava nessun segnale, quando Domenico sembrava scomparso nel nulla.
Crederci ha significato non lasciarsi sprofondare nello sconforto e non perdere la testa. Giulietta e le figlie sono state capaci di farlo, anche con un velo di ironia, tanto che per scaramanzia non avevano voluto tagliare l’erba del prato di fronte a casa, era un lavoro del papà e spettava a lui tornare e farlo.
Anche qui, al suo giornale, gli amici e colleghi hanno saputo aspettare con fiducia e hanno rispettato il silenzio, dando prova fortissima di essere una vera squadra.
Poi è arrivata quella telefonata, il 6 giugno, e avevamo sperato che tutto potesse finire in fretta. È stato durissimo rendersi conto che invece sarebbe stata ancora lunga. E durissimo è stato non farsi contagiare dalle voci e dalle segnalazioni che raccontavano che era morto.
Se oggi Domenico Quirico, che era stato rapito dopo essere entrato in Siria dal confine libanese, è stato liberato lo dobbiamo a un formidabile impegno di tutti gli apparati dello Stato che hanno lavorato al caso con una passione e una dedizione incredibili.
Avere fiducia è significato scommettere su questo lavoro coordinato dall’Unità di crisi della Farnesina - a cui hanno dato sempre il loro apporto in prima persona Emma Bonino e Enrico Letta - senza cercare strade alternative, che potevano essere allettanti ma anche disastrose.
Avevamo sperato che la svolta potesse arrivare proprio in questi giorni, prima di un possibile intervento americano in Siria che può creare ancora più caos in un’area che è al centro dei combattimenti. Se Domenico è libero è proprio perché sono stati intensificati gli sforzi per liberarlo, in una corsa contro il tempo.
Domenico ora torna a casae da oggi non troverete più il fiocchetto giallo sulla testata del giornale, ma non dobbiamo dimenticare che in quella terra tragica resta ancora rapito Padre Dall’Oglio.
Il nostro grazie va a tutti i lettori, ai colleghi degli altri giornali, delle radio, delle televisioni e dei siti, e a tutti gli italiani che ci hanno fatto sentire la loro solidarietà e l’affetto.
Adesso Domenico potrà raccontarci questa lunga storia, ma prima di tutto dovrà tagliare l’erba.