Nicola Lombardozzi, la Repubblica 9/9/2013, 9 settembre 2013
IL “MIRACOLO” DI NAVALNYJ SFIORA IL BALLOTTAGGIO E IMBARAZZA IL CREMLINO
Essere il candidato favorito di Vladimir Putin non basta più per vincere facilmente le elezioni, almeno a Mosca. Con un lentissimo testa a testa, dovuto a un sospetto rallentamento dello scrutinio, il sindaco uscente Sergej Sobjanin rischia fino all’ultima scheda l’umiliazione di dover affrontare il ballottaggio con Aleksej Navalnyj, il nemico numero uno del Cremlino, che in un mese di campagna elettorale improvvisata e oscurata dai media ha conquistato almeno un milione e mezzo di voti. «Stanno facendo i loro soliti giochetti, non andate a letto troppo presto», scriveva, poche ore dopo la chiusura dei seggi, sul suo seguitissimo sito il cosiddetto “blogger anticorruzione” che da ieri è diventato ufficialmente l’unico vero politico russo potenziale “anti-Putin”. Un invito, il suo, a una possibile protesta spontanea contro i brogli, che certamente si terrà in maniera organizzata stasera, a due passi dal Cremlino, sulla piazza Bolotnaja, diventata il simbolo della protesta di strada contro il governo russo.
A confermare la sensazione che non tutto sia andato secondo le regole è stata la decisione non giustificata della commissione elettorale di non fornire i risultati parziali dello spoglio e di rimandare all’alba la comunicazione dei risultati ufficiali. E in più è calato un silenzio sconcertante sull’affluenza. «L’ideale per chi intende inserire all’ultimo momento qualche decina di migliaia di schede pre-votate», dice senza mezzi termini Leonid Volkov, giovanissimo e sanguigno direttore della campagna di Navalnyj, circondato da migliaia di volontari nell’ufficio di Lialin Pereulok 22.
Le strane differenze tra i vari exit poll, del resto, danno da pensare. Quelli fatti dalle agenzie indipendenti danno Navalnyj al 35,6% e Sobjanin inchiodato al 46, dunque al di sotto della soglia del 50% necessaria per vincere al primo turno. Gli altri sondaggi effettuati da istituti governativi danno invece una vittoria seppur risicata a Sobjanin. Troppo risicata per consentire proclami e dichiarazioni festose. Poco prima delle 23 il sindaco ha preferito rinunciare al comizio-concerto organizzato proprio sulla Bolotnaja, deludendo un migliaio di impiegati di aziende comunali reclutati per tempo.
Lo sgomento e la delusione nell’ufficio del sindaco è stata palpabile durante una maliziosa intervista della tv di opposizione Dozhd (Pioggia) alla sua vice, Ljudmila Shvetsova. Terrea, balbettante, con gli occhi lucidi, la signora ha ammesso: «Temo che l’ipotesi di un secondo turno sia diventata concreta». E poi, come fosse una sua personale concessione, ha tranquillizzato gli spettatori: «Naturalmente, se i risultati dovessero imporlo, il secondo turno si farà». Meno tristi, pare, alcuni compagni di partito, contenti di veder sminuita la popolarità di un sindaco diventato troppo importante e troppo vicino al cuore di Putin.
Convinto di aver comunque ottenuto un successo che non farà dormire sonni tranquilli al potere russo, Navalnyj insiste sull’elemento brogli. Condannato a cinque anni di carcere il 18 luglio per un’accusa palesemente inventata; scarcerato in attesa dell’appello il giorno dopo grazie al clamore delle proteste popolari in 32 città della Russia: accreditato solo ai primi di agosto di un misero 3%; si gode l’incredibile e inatteso successo popolare. Merito del suo riconosciuto carisma ma anche e soprattutto della insofferenza della capitale nei confronti del governo nazionale. Già l’anno scorso alle presidenziali, Mosca e San Pietroburgo avevano significativamente punito Putin preferendogli candidati di scarso appeal pur di non votarlo. «Per questo si sono dati da fare», spiegano i ragazzi di Navalnyj che raccontano, per esempio, come siano aumentati del 70% in un solo giorno il numero degli elettori autorizzati a votare in casa. E che si preparano a mobilitare nuovi adepti al grido dello slogan che è alla base del successo del loro leader: «Putin, capo del Partito dei Ladri e dei Truffatori ».