Giovanna Casadio, la Repubblica 9/9/2013, 9 settembre 2013
PRONTI A UN GOVERNO DI SCOPO PER CANCELLARE IL PORCELLUM
«Sarà obbligatorio cercare in Parlamento una nuova maggioranza se il governo Letta cadrà». Nichi Vendola, il leader di Sel, parla di «un passaggio stretto che non riguarda solo l’uscita dalle aule parlamentari di Berlusconi, ma anche l’effettività del principio di uguaglianza tra i cittadini davanti alla legge e la supremazia della legge, che non può essere aggredita e mutilata neppure in nome del consenso popolare».
Vendola, siamo alla vigilia del voto sulla decadenza da senatore di Berlusconi, cosa si aspetta?
«Mi aspetto la decadenza di Berlusconi».
Subito?
«Me l’aspettavo ieri. L’anomalia è il fatto che - nonostante i rapporti con Cosa Nostra, con ambienti della massoneria deviata e nel frattempo le vicende di fanciulle, faccendieri, stallieri - un protagonista come Berlusconi abbia potuto calcare la scena pubblica per oltre un ventennio, cosa che non sarebbe stata possibile in nessuna altra parte del mondo civile e democratico».
Pensa che si farà melina in Senato?
«Le mosse dilatorie del Cavaliere sono piuttosto ininfluenti dal punto di vista dei compiti della giunta del Senato e questa volta non funzionano. Le modalità con cui Berlusconi ha rinviato o impedito i conti con la giustizia, sono la storia di questo ventennio. Una destra con l’orticaria nei confronti dei nostri principi costituzionali ha attaccato l’autonomia e l’indipendenza del potere giudiziario, ha trasferito in Parlamento interi studi legali, portandoli nelle commissioni giustizia. Se Berlusconi vuole presentarsi come Silvio Pellico o Luigi Settembrini è un’immagine che vacilla di fronte alla qualità e alla quantità delle imputazioni di reato e delle condanne».
Decadenza di Berlusconi e tenuta del governo sembrano legate a doppia mandata. Se si aprisse una crisi, lei sarebbe disponile a entrare in un nuovo esecutivo?
«Se il governo Letta cade, è obbligatorio cercare dentro le aule parlamentari una nuova maggioranza per chiudere alcune delle partite più drammatiche aperte: esodati e cassintegrati, e per cancellare l’attuale legge elettorale, il Porcellum».
Appoggerebbe anche un Letta- bis con i transfughi del Pdl?
«Qui si esercita la fantapolitica che include una sorta di “civilizzazione” del governo Letta, una specie di chirurgia estetica. Penso che dobbiamo togliere di mezzo il veleno dell’attuale legge elettorale, così da tornare alle urne. Le ferite della democrazia si curano con la democrazia».
Cosa immagina, quindi?
«Un tipico governo di scopo con un mandato limitato. Le condizioni per un governo organico di cambiamento oggi non ci sono. Grillo ha congelato la sua rappresentanza parlamentare nel nome di un cinismo politico che fa impallidire il peggio della vecchia politica. Un governo di scopo traghetterebbe l’Italia verso elezioni democratiche che ci restituiscano la normalità».
A Berlusconi potrebbe essere concessa la grazia?
«Di grazie politiche gliene sono state concesse troppe. La grazia come prerogativa del capo dello Stato non andrebbe usata come una palla da ping pong nella polemica».
E della sfida nel Pd in vista del congresso cosa pensa?
«La discussione si è svolta su Marte: mi aspetto che i Democratici tornino sulla terra. Trovo che ci sia una rimozione della realtà. Quando vedo i critici di Renzi evocare le parole-chiave della sinistra sono suggestionato. Ma quegli stessi compagni, un secondo dopo, si fanno sentinelle del governo in carica. Beh, la discussione su quanto è importante l’eguaglianza mentre cresce la diseguaglianza, produce effetti paradossali. Dov’è il Pd? Il governo Letta è un incubo e una palude. Ci vuole un riformismo audace. Non quello falso che dice “cambiamo la Costituzione” per consentire incursioni piratesche. Mentre bisogna mettere mano alla Carta per realizzare quei principi sacrosanti».
Non le dispiace che finisca l’egemonia post comunista nel Pd, dal momento che Renzi è dato per vincente?
«La discussione sugli album di famiglia produce strani effetti... quella tradizione deve chiedersi perché si trova a rischio marginalità. Picasso al generale che gli chiedeva davanti al dipinto Guernica: “Ha fatto lei questo orrore?”, rispondeva: “No, l’avete fatto veramente voi”».