Vera Schiavazzi, la Repubblica 9/9/2013, 9 settembre 2013
GLI SMS DEL PROF DI SALUZZO CHE ALLE ALUNNE DICEVA “TVB”
«VA BIN. Lasuma perdii…». C’è il dialetto piemontese e molto sesso, un sesso malato e intriso di paure, tabù e retaggi antichi, di fantasmi e sopraffazione, nelle oltre cento pagine di sms e intercettazioni che hanno portato all’arresto del professor Valter Giordano per le lunghe relazioni con due allieve.
TVB, ti voglio bene, scrive lui a lei imitando i ragazzi del liceo, “LVB”, le voglio bene, risponde una delle due ragazze che mai, neppure durante i rapporti più intimi riuscirà a dargli del tu. Un linguaggio da adolescenti, punteggiato da emoticon, faccine triste e sorridenti, punti esclamativi e qualche parolaccia.
Un dialogo che però non avviene tra persone sullo stesso piano: da una parte c’è un docente di 57 anni dalla personalità ossessiva, dall’altra due ragazze che ne subiscono il fascino e ne sono dipendenti, quasi come da una droga, sia perché è il prof più stimato della città sia perché è stato il loro primo amore. Pucci e Cicci sono i nomignoli che il prof si scambia con una delle vittime, nomignoli ai quali si aggiungono quelli stabiliti nel gergo segreto tra i due per indicare parti anatomiche e pratiche sessuali. Ma amore lo dice solo lei, è una parola che lui non usa praticamente mai, preferisce chiedere con una certa ansia se “il concertino sarà completo”, e cioè se l’indomani la ragazza che andrà a trovarlo di nascosto dirà di sì a tutte le sue richieste.
I Carabinieri di Savigliano hanno lavorato due mesi e mezzo per ottenere le prove che hanno portato all’arresto: dal primo sms del 24 maggio fino all’intercettazione ambientale nella sua camera da letto del 5 agosto, quando una delle due vittime passò la notte con lui, nonostante avessero alle spalle settimane di liti, ricatti e sospetti. Il 25 giugno, la ragazza più giovane scrive: «Sono stata ben contenta (…) a parte le gelosie x il resto sono felice». Lui risponde «Bello. Grazie che ti piace tanto». Il 3 agosto, quando mancano pochi giorni al suo tentativo di suicidio dopo la perquisizione a casa dei Carabinieri, quando sta per essere arrestato, Giordano tenta l’ultima mossa per agganciare la sua vittima, farla sentire speciale, «prescelta», e vincolarla a un silenzio che gli è indispensabile se vuole ancora salvarsi: «Sei l’unica a sapere che avrò la … (segue il nome della classe che lui stesso minacciava di lasciare, gettando molte allieve nel panico e ricevendo da più di una messaggi che gli chiedevano di «continuare la battaglia »). E aggiunge: «Del resto taccio».
Il resto sono le voci, le perquisizioni, il sentirsi braccato. Lei risponde arrabbiata, ma inconsapevole: «Non ho capito x cosa tace, ma mi spiega poi». Annuncia che l’anno prossimo (quello che sta per iniziare) «accetterà la sfida », si batterà con le compagne e avrà successo a scuola anche senza aiuti: «A me non interessa più dei voti, non c’entrano con quello che uno sa…». Le valutazioni del prof sono un tema ricorrente. «Piaciuti i 9 in italiano e storia?», scrive Giordano. E la vittima, sui voti di fine anno: «Grazie per il 9 di italiano e storia, che sorpresa… ma me li sono meritati»). E lui le scrive compiacente: «Il tuo sms sui voti è perfetto».
Dalle carte emerge con chiarezza come e perché l’indagato cerchi di difendersi sostenendo che le due vittime erano consenzienti (o soggiogate e succubi, come sostiene invece l’accusa). Scrivevano più di lui, si arrabbiavano per i suoi ritardi, i silenzi e le bugie, come due ragazze invaghite possono fare. Lui invece aveva un unico obiettivo: il sesso, un certo tipo di sesso, nelle ore e nei giorni in cui era libero, dato che intratteneva almeno quattro relazioni diverse e essendo il numero due del liceo doveva gestire riunioni e esami. L’uomo cerca di frenare il flusso inarrestabile degli sms e delle faccine, diventa aspro e brutale, «fatti furba», ripete, ma non ci riesce, perché quando si vuole diventare indispensabili per una ragazzina poi è difficile metterla alla porta.
Diverso è il tono dei messaggi che, nello stesso periodo, dal 24 maggio in poi, il prof scambia con la più adulta delle vittime, la sua ex allieva che intanto studia all’università e che gli chiede aiuto per superare l’esame di storia. Anche lei è succube, e non certo per i voti che non deve più ottenere. Lei gli dà, finalmente, del tu e lo chiama amore, come la sua inconsapevole concubina. Scherzano sulla durata media dei rapporti sessuali, lo lusinga dicendo che il giorno prima «è stato bellissimo», dichiara con chiarezza che la loro storia dura da quasi tre anni (cioè da quando frequentava la quarta liceo, l’età prediletta dal prof), accetta di andare a casa sua ma si raccomanda «xrò facciamo la ricerca », perché si è abituata a legare a lui i risultati scolastici e in questo caso universitari. «Certo, come vuoi tu», risponde lui accondiscendente, ma intanto le annuncia di aspettarsi una precisa prestazione sessuale. «Ok amore, ma non pensare sempre a quello», replica la ragazza. Affamata di amore, di riconoscimento, di stima. E ripagata, come la giovanissima che nelle intenzioni di Giordano doveva sostituirla, dalle ossessioni di un malato di sesso.