Antonio Dipollina, la Repubblica 8/9/2013, 8 settembre 2013
PIÙ GENI CHE SCEMI
Succede verso la fine delle prove, con una certa emozione i telecronisti annunciano che ora si sentirà la voce di Fernando Alonso, pilota Ferrari, direttamente dall’abitacolo. Silenzio e il seguito è micidiale: «Quindi c’è da lasciarlo passare. Veramente siete dei scemi, ragazzi. Mamma mia…». Alonso era in collegamento coi box, c’erano gli ingegneri di riferimento, i tecnici e c’erano anche con le cuffie in testa Luca di Montezemolo e John Elkann. Frittatissima, insomma. Qui c’è prima di tutto da elogiare il sangue freddo dei telecronisti Rai, ci pensano un attimo e rilanciano sicuri: «Alonso ha appena dato dei geni a quelli del suo team collegati via radio ». E precisano che Alonso era ironico e magari sferzante nell’occasione. Diventerà una sorta di versione semi-ufficiale, ma quello che poi andrà a milioni di orecchie via Internet, sui siti, con votazione tra gli utenti (su uno di quelli più importanti il 74.5 per cento di chi vota è sicuro che Alonso abbia dato degli scemi, i restanti votano per geni) è abbastanza incontestabile: ed è soprattutto la nuova prova televisiva – in questo caso certifica i rapporti difficilissimi tra il leader pilota e i suoi referenti, proprio a Monza, proprio all’ultima spiaggia di stagione – a portata di tutti, un salto di qualità assoluto rispetto al guardonismo e al suo equivalente uditivo degli spettatori della tv, in tema di sport e non solo. Da far invecchiare per sempre il sano labiale, sbocciato per milioni di spettatori una ventina di anni fa con il Roberto Baggio sostituito da Arrigo Sacchi ai Mondiali («Questo è matto») e poi inseguito con ansia sui volti dei giocatori ansanti e inviperiti in varie fasi di gioco – Totti un paio d’anni fa si rivolse all’arbitro e soprattutto alla telecamera con una frase che iniziava con «a’ fracicone» e proseguiva molto peggio.
Da ieri c’è un salto di qualità evidente e ci voleva la Formula 1. Poco importa che sia stato un vero incidente di percorso: quelle comunicazioni via radio tra i piloti e il team, diffuse per spettatori a centinaia di milioni, sono in realtà sempre differite di qualche secondo, ovvero sorvegliate: quelli della F1 non sono così matti da rischiare che il pilota si lasci andare in vera diretta a imprecazioni a chissà chi, o che dica cose devastanti su compagni o avversari e che lo sentano tutti.
In più, e qui sta il bello, tutto nasce dal fatto che Alonso si esprimeva in italiano – perfetto il «mamma mia”, meno il “dei” che va bene con geni ma non con scemi – e questo aumenta, volendo, il giallo. In teoria quelle comunicazioni sono obbligatorie in inglese, ma ogni tanto si svicola. La regia internazionale non ha capito (o forse ha capito «geni» in senso positivo, vai a sapere) e quella Ferrari arrancante in prova, qui sta soprattutto il problema, diventa immediatamente un covo di vipere dove tutti si odiano. Ha un bel faticare Montezemolo a far presente che, su ragazzi, mamma mia, sono cose che succedono all’apice della tensione sportiva e ci mancherebbe altro e non avete idea: la tv stavolta è implacabile e “il” problema diventa quella frase. Oggi, in gara, servirà una corsa da geni per far dimenticare in fretta l’imprevisto scemo.