Tonia Mastrobuoni, La Stampa 8/9/2013, 8 settembre 2013
I CONTI PUBBLICI SONO PIÙ SOLIDI ORA L’EURO HA SUPERATO LA CRISI
[Jean-Claude Trichet]
Il rischio di una distruzione dell’area dell’euro «è stato considerevolmente ridotto». Ma in questi anni, i passaggi più pericolosi, secondo Jean-Claude Trichet, sono stati tre. I momenti di tensione «acuta» che hanno fatto tremare l’ex presidente della Banca centrale europea risalgono all’estate scorsa, quella che è sfociata nella decisione di fare l’Unione bancaria; ma anche quella precedente, quando Italia e Spagna finirono sull’orlo del baratro e infine la tarda primavera del 2010, quando nella sua veste di timoniere dell’euro, il francese avviò la fase delle misure straordinarie. Tuttavia l’euro di per sé, aggiunge il banchiere centrale, intervistato a margine del Forum Ambrosetti di Cernobbio, «non è mai stato in discussione». Quanto all’Italia, «ha ancora molto lavoro da fare» sulla strada delle riforme, ma è importante che la stabilità politica «sia confermata».
Pensa che la crisi dell’euro sia finita?
«Il rischio di una distruzione dell’area dell’euro è stato considerevolmente ridotto. Ciò è avvenuto per quattro motivi. Primo, perché la Bce ha preso delle decisioni importanti, in piena continuità con quelle già prese nel 2010 e nel 2011. Secondo, aggiustamenti molto importanti sono stati conseguiti dai Paesi in difficoltà. Terzo, la governance dell’economia e dei conti pubblici è stata significativamente migliorata. Quarto, tutte le democrazie europee hanno confermato la volontà di mantenere l’integrità dell’euro».
C’è stato un momento in cui ha temuto che l’euro non potesse sopravvivere?
«L’euro non è stato mai in discussione e ha mantenuto tutta la sua credibilità. Ma ovviamente ci sono stati vari episodi di crisi acuta: a maggio del 2010, nell’agosto del 2011, a metà del 2012. Quando ero presidente della Bce non ho mai temuto una catastrofe, ma ho sempre pensato che evitarla sarebbe dipeso dalla determinazione con la quale si sarebbero prese determinate decisioni».
A luglio la Bce ha preso l’impegno alla «forward guidance» a mantenere i tassi bassi «per un prolungato periodo di tempo». Condivide questa scelta?
«Per quanto ne so, tutte le banche centrali delle economie avanzate hanno adottato il concetto di “forward guidance”. Se c’è qualcosa da capire, è perché lo hanno fatto. Personalmente considero importante che il mandato primario di garantire la stabilità dei prezzi sia assolutamente confermato, come quello di ancorare le aspettative sull’inflazione. E ritengo entrambi queste condizioni soddisfatte. Quello che mi sembra accettabile della “forward guidance”, inoltre, è l’idea che se il mercato si aspetta determinate mosse sui tassi che il consiglio direttivo non si attende affatto, il principio della trasparenza suggerirebbe di dire apertamente le aspettative della banca centrale. Se la “forward guidance” è la combinazione di questi elementi – la trasparenza e la conferma di un ancoraggio solido delle aspettative di inflazione – credo che sarebbe di aiuto».
Secondo lei a che punto è la crisi italiana, è preoccupato per la situazione politica?
«L’Italia ha ancora molto lavoro da fare, come molti altri Paesi in Europa, compreso il mio. La questione principale mi sembra quella di fare le riforme strutturali che aumentino la competitività. La stabilità politica è un elemento importante in qualsiasi Paese, ovviamente, e spero che sia confermata, nel futuro».
Le elezioni tedesche cambieranno qualcosa, in Europa?
«Non credo che le elezioni tedesche cambieranno molto».
Che opinione ha del lavoro svolto ad oggi dal suo successore Draghi?
«Sta facendo un ottimo lavoro».
Secondo lei non c’è mai stato un momento in cui la Bce è contravvenuta al suo mandato, come lamentano in molti, soprattutto in Germania?
«La Bce ha sempre rispettato pienamente i Trattati, sia quando era guidata da Wim Duisenberg, sia da me, sia da Mario Draghi. Nei 14 anni della sua esistenza l’inflazione è stata in media del 2,03%, un risultato assolutamente straordinario che non è mai stato raggiunto da una banca centrale prima dell’adozione dell’euro».