Aldo Grasso, Corriere della Sera 8/9/2013, 8 settembre 2013
La cosa migliore per un politico è non avere il senso del ridicolo. Privato della bardatura (che un tempo uccideva ma oggi è condizione necessaria alla crescita della notorietà), il politico riesce a sacrificare la reputazione passata con la stessa audacia con cui rinuncia alla stima futura
La cosa migliore per un politico è non avere il senso del ridicolo. Privato della bardatura (che un tempo uccideva ma oggi è condizione necessaria alla crescita della notorietà), il politico riesce a sacrificare la reputazione passata con la stessa audacia con cui rinuncia alla stima futura. Ma sopravvive, si espande. Giorni fa, l’ex ministro Gianfranco Rotondi ha annunciato via Twitter la sua candidatura a premier: «Ho scritto a Berlusconi che sono pronto a sfidare Renzi perché anche il centrodestra è capace di sfide appassionatamente politiche». È quell’avverbio, «appassionatamente», che colpisce e che avrà di sicuro colpito Silvio Berlusconi. Rotondi è un democristiano nato a Dc morta, un post-intellettuale della Magna Grecia, sponda Gerardo Bianco (è avellinese come Gigi Marzullo, post-intellettuale della Magna Grecia, sponda De Mita), un appassionato collezionista di sigle: Dc, Ppi, Cdu, Udc, Nuova Dc, Dc Autonomie, Nuovo Psi, Forza Italia e Pdl. Ha scritto vari libri, tra cui Il caso Buttiglione. I dieci anni dei democristiani senza la Dc. Il suo è un pensiero appassionato e la passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca: «Il nostro testimone di nozze Berlusconi è un uomo semplice e pulito che negli anni ha conquistato la simpatia delle nostre tre bambine, che non può essere certo contestato per candore e onestà personale». Ancora: «Mussolini, De Gasperi e Berlusconi sono tre mondi opposti ma li unisce l’identica base sociale declinata diversamente. Se non capite il nesso tra Mussolini, De Gasperi e Berlusconi è colpa dei libri che avete letto». E poi ancora: «Lei crede che il parlamentare navighi nell’oro? Conosco colleghi costretti a fare il conto della serva. Siamo addirittura all’afflizione. 8 mila euro di indennità più 4 mila di portaborse. Fanno 12 mila. Forse c’è qualcos’altro, vabbé...». Un suo ex sodale sostiene che da diversi anni Rotondi si dedica all’arte sicula dell’annaccarsi («il massimo di movimento con il minimo di spostamento») continuando a fingersi democristiano e a incensare il Cavaliere. Malignità, invidie. Non si può immaginare quanta determinazione sia necessaria per offrire il fianco al ridicolo. E Rotondi, se non altro, non difetta di determinazione.