Bruno Tinti, il Fatto Quotidiano 6/9/2013, 6 settembre 2013
OSTELLINO, L’OPINIONISTA ALLERGICO ALLA LOGICA
TRAVAGLIO aveva ragione. I fatti sono scomparsi. Prendiamo Ostellino, per esempio. Ha elaborato una straordinaria teoria: B. ha ideato un sistema per frodare il Fisco e guadagnare un sacco di soldi; dopo averlo messo a punto (fogli quadrettati con schemi e freccette), non ha fatto nulla per realizzarlo; però un gruppetto scelto di persone lo ha attuato punto per punto; questa gente è colpevole di frode fiscale (Ostellino si duole che la giustizia non li abbia puniti; che tutti siano stati condannati fa parte della categoria dei fatti scomparsi); ma non B., il suo era stato solo un raffinato esercizio di logica imprenditoriale, non doveva essere condannato; quindi l’unica spiegazione è che una magistratura complottarda abbia imbastito un processo farsa nei suoi confronti per eliminare l’ultimo baluardo a difesa della democrazia. Non credo serva far notare a Ostellino che il profitto del progetto criminale è finito nella mani di B.; e che immaginare che i suoi dipendenti abbiano agito a sua insaputa, correndo rischi penali (poi divenuti realtà) allo scopo di arricchirlo è fuori di ogni logica. Ostellino, che fa scomparire i fatti, non è certo imbarazzato da necessità razionali.
Può servire invece tentare di convincerlo che non è consigliabile pontificare su ciò che non si conosce; e che, in diritto , egli è appunto ignorante come una capra (dizionario on line Hoepli: molto ignorante, ottuso). È stata questa caratteristica, unita al suo risalente arruolamento nelle file berlusconiane, a portarlo a scrivere stupidaggini sesquipedali.
Nel 1955 (B. aveva meno di 20 anni, nemmeno Ostellino può pensare che già allora la magistratura complottasse contro di lui) così scrivevano le Sezioni Unite della Cassazione: “Nella formula dell’art. 110 c. p. sono riunite tutte le diverse forme della partecipazione criminosa; in particolare, vi è compresa la partecipazione morale nelle sue varie forme del mandato, dell’incitamento e del rafforzamento della volontà, e della agevolazione in genere”. Per Ostellino, chiarisco che l’art. 110 è quello che si occupa del concorso di persone del reato; dice: “Quando più persone concorrono nel medesimo reato, ciascuna di esse soggiace alla pena per questo stabilita”. Siccome, evidentemente, di Ostellino ce ne erano tanti a quell’epoca (e qualcuno deve essere sopravvissuto), fu necessario chiarire cosa intendeva la legge per “concorrono nel medesimo re a to”. E così la Cassazione spiegò che la partecipazione morale è concorso.
UN NASCONDITORE di fatti a questo punto direbbe: “Ma B. si è solo divertito a fare un progetto, non ha mai dato mandato o incitato a portarlo a compimento; quindi nessuna partecipazione morale; quindi è innocente; quindi è un complotto”. Costui dovrebbe però spiegare in che modo i dipendenti di B. hanno preso conoscenza del progettino; glielo ha forse mostrato lui dicendo: “Guardate come sono bravo, mi sono divertito un po’”. E loro si sono riuniti e hanno deciso: “Facciamogli un regalo, realizziamo il progetto, chissà come sarà contento. Però deve essere una sorpresa”. E, infatti, secondo Ostellino, non gli hanno detto niente per 20 anni. I giornalisti, da Ostellino fino all’ultimo arrivato come me, hanno il dovere di “informare”: significa raccontare fatti ed esporre opinioni. Qualche volta si può sbagliare. Non c’è niente di male. Poi qualcuno te lo fa notare e allora si scrivono due righe: “Abbiate pazienza, mi sono sbagliato”. Oppure si fanno orecchie di mercante o si difende la stupidaggine. Anche questo capita. Ma allora non è meglio farsi assumere direttamente come portavoce invece che far finta di fare il giornalista?